Il convegno

Zes: «A Gioia per l’esportazione delle merci servono 19 giorni, negli altri porti del Mediterraneo 6»

VIDEO | Lo ha dichiarato l’ordinario di ingegneria dei Trasporti Francesco Russo al convegno della Lega dedicato alla zona economica speciale

di Danilo Colacino
29 aprile 2022
23:00

«Un’auto concepita per andare veloce soprattutto per essere competitiva nei confronti delle concorrenti realtà olandesi e belghe oltreché di quelle dell’intero bacino del Mediterraneo, Tangeri ad esempio, che invece a un certo punto si è deciso di far guidare a due autisti contemporaneamente con tanto di pletora di rappresentanti e consulenti vari, dapprima previsti in misura limitatissima (tre in tutto) e poi diventati invece di colpo molti di più e per giunta tutti a pagamento».

Ecco, in poche illuminanti battute, la spiegazione - a cura dell’ordinario di ingegneria dei Trasporti Francesco Russo, intervenuto stamani a un’iniziativa della Lega coordinata dal giornalista di LaC Pasquale Motta - del fallimento delle varie Zes (Zone economiche speciali) in Italia a cui non è naturalmente sfuggita quella di Gioia Tauro.


Vale a dire l’Autorità che racchiude in sé l’intero sistema portuale calabrese, istituita a giugno 2021, in cui occorrono 19 giorni per l’export (ovvero per completare l'iter propedeutico alla procedure di esportazione delle merci) a fronte degli appena 6 che passano nel resto del continente o nel Nordafrica e Medio Oriente che si affaccia sul Mediterraneo.

Così è difficile, anzi impossibile, andare lontano. Semmai c’è la certezza di andare incontro a una grande occasione mancata, l’ennesima purtroppo, non solo dalla Calabria, ma anche dall’intero Mezzogiorno e quindi da un’Italia destinata a viaggiare a due, se non tre, velocità. Un dato su cui hanno convenuto tutti gli ospiti e i relatori del convegno, svoltosi a Catanzaro su impulso dell’articolazione regionale del Carroccio, dal titolo: “La Zes della Calabria, strumento di accelerazione dello sviluppo economico del Sud”.

Di primissimo piano, oltre al citato Russo (un luminare in fatto di Infrastrutture e peraltro vicegovernatore oliveriano in passato), il parterre di partecipanti (nella quasi totalità dei casi tecnici della materia e come ovvio leghisti doc) che hanno dato il loro contributo anche sollecitati dagli interrogativi posti dal moderatore della tavola rotonda Motta.

Il riferimento è al responsabile provinciale Giuseppe Macrì e al commissario regionale Giacomo Saccomanno, alla componente dei salviniani in Fincalabra Emma Staine, all’ordinario di Economia aziendale dell’Università di Salerno Aurelio Tommasetti, al membro dell’assise di Palazzo Campanella Pietro Raso e al suo presidente Filippo Mancuso, ai parlamentari Domenico Furgiuele, Fausto De Angelis e Pasquale Pepe, e al consigliere politico del Gruppo Id dell’Europarlamento Flavio Facioni.

Fra le considerazioni poste, la riflessione relativa all’eccessivo, insopportabile, peso della burocrazia. Che stritola nelle proprie soffocanti spire qualsiasi prospettiva di crescita. «Uno stato di cose che è inaccettabile e fa male in ogni senso – è stato tra l’altro detto – pensando alla potenziale ricchezza per i territori, in particolare i più depressi come la regione Calabria, e ai tantissimi posti di lavoro destinati ad andare persi».

Uno spreco intollerabile, se si considera la dispersione in mille rivoli che si registra persino di ingentissime risorse. Che pure non mancano, a maggior ragione adesso con l’imminente arrivo dei cospicui fondi del Pnrr. Finanziamenti pari a miliardi e miliardi di euro che, come è stato più volte rimarcato nel corso del dibattito, vanno però impiegati in modo efficace, oltretutto essendo per i 2/3 ottenuti a credito e di conseguenza subito traducibili in un corposo debito caricato sulle spalle delle generazioni future.

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