I trasformismi in Consiglio, le contraddizioni del Pd e la “solitudine” di Oliverio

A parte quando si riunisce in montagna, l’ultima seduta di Consiglio regionale ha dimostrato in maniera evidente quanto sia complicato il momento che vive il centrosinistra e il Partito democratico
di Riccardo Tripepi
2 agosto 2016
19:47

Archiviata l’ennesima pace di plastica (stavolta neanche Minniti si è sentito di benedirla), il Pd e più complessivamente il centrosinistra torna a fare i conti con la realtà. Il completamento della segreteria da parte di Ernesto Magorno, che peraltro si attendeva giusto da un paio di anni, non potrà certo essere sufficiente per rilanciare l’azione del partito e rendere più sicura la navigazione di Oliverio e della sua giunta.


L’ultima seduta di Consiglio regionale ha infatti dimostrato in maniera evidente quanto sia complicato il momento che vive il centrosinistra e il Pd, a parte quando si riunisce in montagna.



Lo scollamento tra la giunta e il gruppo dei consiglieri è sempre più evidente. Ieri le assenze di Guccione e Ciconte al momento del voto sulla legge urbanistica hanno rischiato di far chiudere con anticipo la seduta dopo che Francesco Cannizzaro ha chiesto la verifica del numero legale.


Soltanto la decisione di Giuseppe Graziano, consigliere della Cdl e compagno di partito di Cannizzaro, ha salvato la giunta. In casa democrat c’è addirittura chi festeggia dando per scontato il passaggio di Graziano al centrosinistra (anche dopo le comunali di Rossano), ma si dimentica che queste operazioni disinvolte di cambio di casacca hanno già procurato enormi danni ai democrat. A Cosenza l’aver imbarcato tantissimi ex sodali di Scopelliti ha prodotto la clamorosa vittoria di Mario Occhiuto.


E non c’è mai da esultare per l’attivazione delle porte girevoli di palazzo Campanella che oggi ti premiano e domani ti castigano. E’ il caso di Flora Sculco, ad esempio, che dopo la rottura con il centrosinistra consumata alla vigilia delle comunali di Crotone, non si presenta da 4 sedute di fila in Consiglio. Radio fante la dà in uscita dai ranghi del centrosinistra e in rapido avvicinamento alle sponde del centrodestra.


Al difficile quadro vanno poi aggiunti altre due questioni. La prima: tra le fila della Oliverio presidente crescono i malumori. Pasqua ha più volte criticato la gestione attuale, mentre Greco non ha risparmiato frecciatine anche in occasione del riconoscimento dei debiti fuori bilancio avvenuta durante l’ultima seduta di Consiglio. Un centrosinistra in pieno fermento, insomma, che è stufo dell’uomo solo al comando e della giunta dei tecnici che starebbe svilendo il ruolo di palazzo Campanella.


La seconda: il Nuovo Centrodestra è in cerca di nuove collocazioni. Tanto a livello nazionale, quanto locale. A palazzo Campanella la linea di Gentile, Esposito e Arruzzolo è assai diversa rispetto ad inizio legislatura.


Gli alfaniani si stanno smarcando per avere mani libere al momento delle decisioni da assumere in vista delle prossime politiche e non offriranno più sponda al governatore.


Ed allora nei prossimi mesi in Consiglio il governatore rischia di non giocare più sul velluto, così come ha fatto fino al momento. A meno che non decida di voler affrontare realmente il problema della dicotomia tra governo e consiglieri regionali che non potrà prescindere da un rimpasto di giunta. E che Magorno provi davvero ad affrontare le contraddizioni del Pd senza continuare a rifugiarsi dietro le politiche del rinvio e delle coperture romane. Entrambe ipotesi assai remote. Più probabile che si continui a navigare a vista in attesa del referendum costituzionale di ottobre che, nel bene o nel male, segnerà in modo decisivo la futura di Renzi e del partito a tutti i livelli.

 

Riccardo Tripepi

 

Giornalista
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