Le riforme renziane e le paure della politica

Si salvi chi può. Il taglio alle poltrone ha ormai raggiunto un livello insostenibile per chi ha fatto della politica la sua ragione di vita.
di Riccardo Tripepi
14 ottobre 2015
23:03

Tantissimi alle nostre latitudini nonostante i risultati ottenuti dalle pubbliche amministrazioni continuano ad essere disastrosi a tutti i livelli. Prima ci si è messa la spending review con la riduzione dei posti al sole negli Enti locali e la cura dimagrante imposta alle giunte. Per restare solo al Consiglio regionale della Calabria si è passati in un solo colpo da 50 a 30 consiglieri. Un vero e proprio pugno nello stomaco per i partiti nostrani e per i tantissimi che si sono ritrovati fuori dagli scranni di palazzo Campanella.


Adesso un altro colpo terribile è stato inferto dal governo Renzi e dalla recente approvazione della riforma del Senato. I numeri sono impietosi: si passerà dagli attuali 315 a 100. Se si considera poi che cinque di questi saranno indicati dal presidente della Repubblica per particolari meriti, secondo quello che era il criterio per indicare i senatori a vita anche se questi dureranno in carica sette anni, i posti al sole saranno solo 95. Nelle Regioni più piccole i senatori eletti dovrebbero essere 2, mentre alla Calabria ne toccheranno 3. Un taglio di oltre il 50%, considerato che alle ultime politiche la nostra Regione ha spedito a palazzo Madama 10 senatori.



Ancora sono da meglio definire le modalità di elezione, anche se il dato certo è che la stessa avverrà in concomitanza alle elezioni regionali e dovrò trovare conferma all’interno degli stessi. Sarà preferito il criterio proporzionale per evitare che la maggioranza si prenda tutti i seggi a disposizione.


A complicare ancora il quadro c’è la spiacevole vicenda legata ai compensi: tagliati completamente per i nuovi inquilini della Camera Alta. I tre posti in questione, dunque, finiranno con l’essere poco ambiti sotto alcuni punti di vista e la diminuzione delle poltrone utile potrebbe essere considerata anche pari al 100%.


Questo è il punto di partenza da cui partire per capire il fermento che sta agitando gli schieramenti politici e tutti i partiti. Mai come oggi si segnala un ribollire interno alle formazioni con scissioni e spartizioni impensabili fino a qualche tempo fa. Tra gli altri basta citare la rottura tra Verdini e Berlusconi o le recentissime dimissioni di Gaetano Quagliariello, ormai fuori dal Nuovo Centrodestra.


In periferia poi la situazioni è ancora più caotica. Forza Italia sta litigando perfino sui coordinamenti provinciali, ma nella maggioranza di centrosinistra la situazione non è diversa. La creazione dell’area dei Democratici progressisti, i mal di pancia delle formazioni minori e la corsa alla leadership delle province che dovranno cambiare segretario hanno un unico comune denominatore: per sopravvivere bisogna mettere le mani sui bottoni del comando da cui usciranno le future candidature per la Camera dei Deputati e per il Consiglio regionale. La gara per i posti utili, considerati anche i criteri inseriti dall’Italicum, saranno davvero pochi e per non trovarsi spiazzati al momento opportuno bisogno partire per tempo.




Riccardo Tripepi

Giornalista
GUARDA I NOSTRI LIVE STREAM
Guarda lo streaming live del nostro canale all news Guarda lo streaming di LaC Tv Ascola LaC Radio
top