Operazione “Robin Hood” e la “questione” morale che la politica dovrà affrontare

L’ennesimo scandalo nella gestione dei fondi pubblici rischia di minare la credibilità di un’intera classe dirigente. Le parole del presidente della Commissione regionale antindrangheta Arturo Bova: «Vicenda sconcertante»
di Riccardo Tripepi
3 febbraio 2017
21:43
Arturo Bova
Arturo Bova

Stavolta la Regione non potrà fare spallucce. L’ennesimo scandalo scoppiato nella gestione dei fondi pubblici è di quelli in grado di minare in maniera definitiva la credibilità di un’intera classe dirigente. Anche se le responsabilità sono ancora da accertare ed è solo uno il consigliere regionale finito nell’occhio del ciclone, l’indagine è assai pesante e si mette in coda ad una serie di arresti e vicende giudiziarie che hanno svilito ruolo e funzione del Consiglio regionale.

 


Nuovo terremoto in Consiglio regionale. La politica non può continuare a far finta di nulla

 

Si spera che stavolta non si faccia spallucce e si possa affrontare la questione morale che si solleva in maniera evidente in tutti i modi possibili. Con un dibattito in Aula, ma anche e soprattutto con iniziative legislative in grado di contrastare lo strapotere della ‘ndrangheta che riesce ad infiltrarsi dappertutto e perfino a rubare i fondi destinati alle famiglie disagiate.

 

In questo senso può apprezzarsi il segnale che forte viene dato dal presidente della Commissione regionale antindrangheta Arturo Bova.

«Ancora una volta – dice Bova - mi trovo a commentare una vicenda sconcertante, i cui contorni, nonostante siano ancora ampi e da definire, già hanno permesso di smascherare l’ennesima attività illecita e indecorosa perpetrata tra le stanze della Regione. Ferme restando tutte le garanzie a tutela degli indagati e in attesa di conoscere la realtà che sarà attestata dai processi-continua Bova - gli arresti condotti dalla Procura di Catanzaro rilanciano a gran voce il tema della legalità e della trasparenza in seno alle istituzioni».

 

“Non più tardi di qualche giorno fa, il governatore Oliverio aveva lanciato dal pulpito dell’evento “Calabria in Corso” un messaggio chiaro a malaffare e illegalità. Proprio lui, grazie alla sua figura di politico di lungo corso che mai è stato sfiorato dall’ombra del sospetto e del malaffare, oggi deve trovare la forza di dare un segnale di continuità a quelle parole. Un segnale che sia concreto e possa servire da guida a tutti gli altri amministratori locali che nella nostra terra vogliono lottare contro il cancro dell’illegalità”.

 

E poi, citando, il procuratore Gratteri, Bova pone una domanda che non può restare senza risposta.

«Di quante altre inchieste ci sarà bisogno prima che la politica tutta prenda coscienza della gravità della situazione in cui versa tutto il sistema delle pubbliche amministrazioni?  A sostegno di questa mia presa di posizione, sottolineo ancora una volta   che la Commissione contro la ‘ndrangheta che mi onoro di presiedere, ha avviato l’iter per l’approvazione di un testo unico regionale contro la mafia. Uno strumento il cui valore, non solo simbolico, potrà essere un sostegno fondamentale alla politica e alla stragrande maggioranza di funzionari pubblici onesti di cui la Calabria dispone affinché si estrometta, finalmente, la mafia da ogni pubblico ufficio».

 

Serve, però, una nuova consapevolezza della classe dirigente e con tutta probabilità anche dei modi di selezionarla. Servono maggiori controlli e, evidentemente, procedure di spesa diverse che non consentano più la dispersione di stanziamenti che sono l’unica speranza di riscatto per la Regione.

 

 

Riccardo Tripepi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giornalista
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