Il puzzle delle correnti Pd in Calabria

Anche se l'eventuale scissione riguarderebbe pochi, aumenta il fermento e il riposizionamento interno. Lunedì fondamentale riunione del gruppo in Consiglio
di Riccardo Tripepi
18 febbraio 2017
21:01
Palazzo Campanella
Palazzo Campanella

Pd calabrese con il fiato sospeso. In attesa degli eventi che durante questo fine settimana potrebbero ridisegnare il futuro del partito. La riunione della minoranza dem precederà di poche ore l’assemblea nazionale e si potrà capire se davvero si arriverà alla scissione sulla quale il più convinto di tutti rimane Massimo D’Alema.

 


I pontieri, però, sono al lavoro e anche dentro la maggioranza renziana c’è chi, come il ministro Graziano Delrio, non lesina critiche e chiede all’ex premier un passo verso la minoranza.

In Calabria le acque sono ugualmente agitate. E se è vero che la scissione avrebbe effetti marginali interessando soltanto Nico Stumpo e Doris Lo Moro, il resto delle correnti è in piena fibrillazione. Lo sa perfettamente il traballante Ernesto Magorno che, non a caso, continua a chiedere senso di responsabilità e unità. Così preso dalla delicatezza della fase che nelle ultime dichiarazioni della vigilia, gli scappa anche una pericolosa riflessione sulla necessità di rinviare il voto nazionale, anche perché al Sud il Pd sarebbe percepito come casta.

 

Mario Oliverio e i suoi hanno deciso: resteranno nel partito con un’area autonoma nella quale si riconoscono i deputati Bossio e Censore, i consiglieri Mirabello e Romeo. Un’area che vuol differenziarsi da Renzi con il quale è pronta ad aprire lo scontro se non dovessero arrivare risposte sulla sanità. E anche le dichiarazioni ultime di Oliverio, a poche ore dall’inizio dell’assemblea nazionale confermano tale scenario.

 

Ma seppure dovrebbero essere in pochi i calabresi a lasciare il Pd in caso di scissione, sono molte le posizioni critiche nei confronti della gestione attuale del partito. Tra queste val la pena di ricordare quelle di Domenico Bevacqua, vicino a Franceschini, di Enzo Ciconte, sempre più battitore libero, e del solito Carlo Guccione, vicino al ministro Orlando, ma sempre con un occhio vigile sui movimenti della sinistra.

 

E qualche crepa si individua anche nel fronte dei renziani doc. Mimmo Battaglia, ad esempio, non ha gradito la gestione della vicenda esplosa sulla legge per le pensioni dei consiglieri, sulla quale è stato scaricato sia da Oliverio che da Irto, ed è pronto a presentare il conto.Se ne saprà di più lunedì in occasione della riunione del gruppo democrat in Consiglio regionale.

 

Riccardo Tripepi

 

 

Giornalista
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