La Calabria regione più bella del mondo tra fake news e verità

Già i greci ne parlavano come di una terra da cui “scaturisce il buono”, gli antichi scrittori ne hanno esaltato la bellezza e la bontà dei prodotti, fino al New York Times che l’ha eletta tra le 52 mete turistiche imperdibili

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di Rocco Greco
26 giugno 2018
12:36

Qualche anno fa girava sul web una fake news che riportava la Calabria premiata per essere la regione più bella del mondo. La notizia bufala riferiva di una fantomatica rassegna, organizzata dal National Geographic e tenutasi a Washington DC, dove la nostra regione sarebbe stata riconosciuta tale da una commissione composta da 1000 esperti, tra cui economisti, ambientalisti, giornalisti e specialisti del settore turistico. La motivazione della scelta era per essere «una regione dove storia e paesaggio si fondono per creare un connubio estasiante, una regione intrisa di gioia di vivere, dove anche l’aria che si respira sollecita il buon umore. La regione con alcuni dei luoghi balneari più belli del mondo, sormontata dai monti della Sila e dalla irrompente energia della sua gente. Una terra che vale la pena visitare anche solo per assaggiarne le delizie enogastronomiche. Una terra dalla quale ogni turista torna con qualcosa dentro...».

 


Quante ne vanno ad inventare, molti giustamente penseranno, e tutto ciò per ottenere profitti grazie ai classici banner pubblicitari. Ed è vero, tutto vero; c’è chi fa anche questo: racconta bufale per guadagnarci. Però, nel caso della Calabria, senza volerlo, in questo caso, sono state dette delle verità: la Calabria è davvero la regione più bella del mondo o, quantomeno, lo è stata e aspira a tornare a esserla.

 

Partiamo dal nome: Calabria. Il termine viene dal greco “Calos” buono e “rheofluo” ovvero Brjo, che vuol dire emanare o scaturire. E sono stati gli antichi greci che di qui passarono a chiamarla così, per la grande abbondanza di cose buone e necessarie all’uomo che in essa spontaneamente si trovavano.

 

Scipione Mazzella, storico napoletano, motivando tale decisione, nella sua descrizione del “Regno di Napoli” del 1601, nel capitolo “Calabria Citra, Quinta Provintia”, così riporta: «Non si trova parte non dirò in Italia, ma in tutta Europa che possa contendere con questa, non essendo veramente cosa niuna necessaria alla vita humana che si desideri per delitie, che non si trovi in gran copia e con ogni perfetione; Talchè corrispondendo d’ogni parte gli effetti convenienti al suo nome si vede chiaramente che la natura istessa si sia più rallegrata in lei, dotandola di tante gratie, che in qualsivoglia altro paese».

 

Ma la cosa non finisce qui, oltre alle “deliziose condizioni ambientali esistenti” citate dagli scrittori antichi, a esaltare ancora di più questo immenso patrimonio che madre natura ha voluto benevolmente donare ai calabresi, ci si mette pure il New York Times. Il giornale statunitense ha designato per l'anno 2017 la Calabria tra le 52 mete turistiche imperdibili, unica regione italiana in lista.

 

La notizia è apparsa sul portare online Sapori di La Repubblica e le motivazioni sono prettamente gastronomiche. "Il cibo italiano oltre le mete tradizionali" titola la giornalista statunitense Danielle Pergament secondo la quale i piatti migliori d'Italia si trovano proprio nella regione "di punta" dello stivale e non, come ci si aspetterebbe "a Roma o in Toscana".

 

Ed è La Repubblica a riportare: “Dalla tradizione alla sperimentazione gastronomica contemporanea, il giornale americano sottolinea come la cucina calabrese di oggi non si basi solo sulla notissima 'Nduja e sull'incredibile produzione di Bergamotto, ma anche e soprattutto sull'agricoltura biologica e la riscoperta di vitigni autoctoni”.
Una nouvelle vague della gastronomia calabrese che vuole essere un segnale di un nuovo cammino di luce e di speranza per l’intera regione, che possa al fine uscire “a riveder le stelle”.

Giornalista
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