San Francesco tra i canguri: i calabresi d’Australia festeggiano il patrono

Il culto del santo di Paola rappresenta il collante identitario della vasta comunità che popola il continente dall’altra parte del mondo. La solenne ricorrenza è stata celebrata dal padre superiore del santuario di Pizzo

di Rocco Greco
11 marzo 2019
15:21

Anche quest’anno la prima domenica di marzo ha rappresentato per i calabresi d’Australia un momento di aggregazione solenne sotto l’ala protettrice del Santo Patrono della Calabria, San Francesco di Paola, il collante che unisce la vasta comunità lì presente. L’evento, che si ripete oramai da quasi mezzo secolo, viene organizzato dal Calabria Club di Melbourne, l’associazione fondata nel 1970 per iniziativa di un gruppo di emigranti originari da varie località della Calabria. Ricordiamo a riguardo lo storico presidente, Sam Sposato, coadiuvato dal valido e dinamico comitato.
Quest’anno, succedendo al compianto padre Rocco Benvenuto, la solenne ricorrenza è stata celebrata da padre Gaetano Nicolaci, Superiore del Santuario di San Francesco di Paola a Pizzo.


Padre Gaetano, ascoltato al suo rientro nella cittadina tirrenica, ci ha raccontato un po’ la storia di questa celebrazione e la rilevanza che essa assume per i nostri corregionali d’oltre emisfero, riunendoli tutti, una volta a l’anno, per ricordare e rivivere le tradizioni dell’amata e indimenticata terra di Calabria nel nome del suo Santo Patrono.
La venerata statua di San Francesco di Paola, custodita nella Cappella del Calabria Club, proviene direttamente da Paola ed è giunta in Australia il 4 dicembre del 1977 per interessamento di alcuni membri dell’associazione originari di Sambiase, ora Lamezia Terme, che ha come patrono San Francesco e che qui rappresentano la comunità più numerosa.



Ci narra come questo gruppo di corregionali, desideroso di riunire una volta all'anno tutti i Calabresi d’Australia, ha convenuto sulla data della prima domenica di marzo per rendere onore al santo paolano perché inizia l’autunno australe ed è favorevole alla maggior parte della popolazione per le attività di ognuno e che prima della costruzione della sede di Melbourne la festa si celebrava in località diverse e la statua veniva custodita a turno in casa di privati.

 

«Negli ultimi anni – ci dice il Superiore - a partire dal 2012 con la presenza della reliquia del mantello, e successivamente, nel 2018, con la reliquia del dito di San Francesco, giunte su concessione dei Padri Minimi, la comunità ha stabilito una relazione molto proficua con i religiosi provinciali e negli anni a seguire la presenza dei Padri ha reso la ricorrenza ancora più solenne. La festa ricorda come il legame, in particolare delle prime generazioni, con la propria terra attraverso la dimensione religiosa rende l’identità viva, identità mai dimenticata, anzi sempre portata e testimoniata anche attraverso il patrimonio culturale, non ultimo quello alimentare, che mai è venuta meno. Orgogliosi di essere italiani e calabrìsi».


Ricordiamo che i calabresi in Australia costituiscono la comunità più consistente rispetto ad ogni altra regione italiana e fino al censimento del 2006 gli italiani erano il secondo gruppo numericamente più nutrito dopo gli anglosassoni e l’italiano la seconda lingua più parlata nel Paese dopo l’inglese. Nell’arco di un quinquennio però, con la crescita esponenziale dell'immigrazione proveniente dall’Asia, l’italiano a dovuto cedere il passo ed oggi la lingua più diffusa, dopo l’inglese, risulta essere il mandarino, mentre l'italiano è sceso al sesto posto e, per gli effetti delle comunità di più recente immigrazione, sembra destinato a dover scendere ancora.
Ad ogni modo, oggi le persone che possiedono una qualche discendenza italiana nella loro famiglia sono stimate intorno ad un milione e rappresentano quasi il 4% della popolazione australiana.

Giornalista
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