Il caso

Lamezia, i cardiologi rifiutano l’assunzione e gli ambulatori restano ancora chiusi

Delle tre assunzioni che andrebbero ad incrementare un organico ridotto all’osso, solo una diventerà “reale” dal primo novembre. Gli altri professionisti hanno rifiutato l’incarico. Il primario: «Non ci arrendiamo»

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di Tiziana Bagnato
12 ottobre 2021
06:35

Un reparto d’eccellenza che più di una volta si è fatto notare per interventi all’avanguardia, ma anche per doti umane. Un reparto, quello di Cardiologia del Giovanni Paolo II che, rubandogli termini propri, lavora però “sotto sforzo” e non è immune da paradossi e cortocircuiti. Se, infatti, l’esiguo numero di medici ha fatto sì che le visite ambulatoriali fossero bloccate già prima del Covid, ora che le assunzioni sono possibili sarebbero gli stessi camici bianchi a rifiutare.

Ma andiamo con ordine. La Cardiologia di Lamezia Terme ha un fabbisogno di dodici medici, ma ne ha nove. Il nuovo “corso” dell’Asp, il post commissariamento che vede Ilario Lazzaro come direttore facente funzioni, ha programmato l’assunzione dei tre professionisti mancanti. Ma, ci spiega il primario Roberto Ceravolo, «si è creata una situazione incredibile, perché due dei tre non sono disponibili in quanto impiegati in altre strutture per Covid».


«Abbiamo la possibilità di assumere i cardiologi, abbiamo una Cardiologia di un certo livello, però i colleghi già lavorano in altre strutture in maniera temporanea e non vogliono trasferirsi per cui stiamo attingendo agli specializzandi», dice Ceravolo che aggiunge su questi ultimi che «certamente possono essere formati secondo i nostri principi, quindi non solo nell'assistenza cardiologica ma anche in quella alla persona, ma lasciano una carenza».

Con due posti scoperti non si riuscirà, quindi, nemmeno ora ad aprire gli ambulatori, a meno che non si riesca a reperire almeno un’altra figura e a coprire almeno undici unità sulle dodici totali che servirebbero. Al momento, ci tiene a precisare il primario, si stanno effettuando comunque le prestazioni per i pazienti che sono a più alto rischio.

«L’attività ambulatoriale è stata ridotta per garantire la funzionalità dell'ospedale e stiamo lavorando per la telemedicina. Una cosa deve essere chiara – conclude il primario – io e il mio gruppo non ci arrenderemo mai, anche in carenza di personale. Non siamo persone che si piangono addosso e vorremmo che la politica e i cittadini comprendessero il nostro sforzo».

 

Giornalista
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