La querelle

Medici cubani, un anestesista a Occhiuto: «Ecco perché lavoriamo al Nord e non torniamo in Calabria»

VIDEO | Nicola Floro lavora da alcuni anni in Lombardia. In una missiva spiega al governatore il modo per convincere i camici bianchi a ritornare nella nostra regione: ‌«Ripulisca il management, renda gli ospedali attrattivi, chieda che i diritti lavorativi siano rispettati e valorizzi la meritocrazia»

di Redazione
19 agosto 2022
14:20

Il medico chirurgo calabrese Nicola Floro, laureato a Catanzaro e specializzato in anestesia, rianimazione e terapia Intensiva, ha scritto una lettera al presidente della Regione Roberto Occhiuto in merito all'assunzione di 500 medici cubani che per alcuni mesi lavoreranno negli ospedali calabresi. Floro è un medico calabrese che lavora in Lombardia e attraverso la sua missiva vuole richiamare l'attenzione della politica calabrese.

«Caro Presidente Occhiuto - si legge nella lettera aperta inviata a Occhiuto - Le scrivo questa lettera dopo aver appreso della sua iniziativa riguardo ai medici di Cuba. Inizio col dirle che apprezzo molto il suo piglio decisionista ed il suo modo di affrontare di petto i problemi. Le scrive innanzitutto un giovane medico specialista in anestesia, rianimazione e terapia intensiva, proprio quella branca di cui il Sistema sanitario nazionale ha le maggiori necessità. Ho completato la mia formazione professionale presso l'Università di Catanzaro, alla quale sono grato per la qualità eccellente della formazione e che mi ha reso indipendente e autonomo nello svolgere questo delicato lavoro. Durante la prima ondata della pandemia da covid-19 partii volontariato alla volta della Regione Lombardia, zona come ben tristemente noto flagellata in quel marzo 2020.


«Da quel momento in poi non sono più tornato, in quanto ho avuto modo di confrontarmi con standard professionali e tecnologici elevatissimi. Ho scelto inoltre il Sistema sanitario privato. Realtà come gruppo Humanitas, gruppo San Donato, GVM ecc...ma ho anche avuto modo di lavorare nel sistema pubblico, sempre in libero professionale. I sistemi sanitari della regione Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, viaggiano a velocità completamente diverse da quello calabrese: le professionalità sono valorizzate, i diritti dei lavoratori sono rispettati, le opportunità di crescita e di carriera sono concrete, le retribuzioni sono adeguate (fra cui incentivi a lavorare in zone disagiate).

«Il merito viene valorizzato, per un semplice motivo: un bravo medico o un bravo chirurgo porta efficienza e standard qualitativi elevati per l'ospedale...in questo ci guadagnano tutti, sia l'ospedale che il paziente. È un paradigma molto semplice! Per quel che riguarda i concorsi pubblici la maggior parte delle Asst lombarde (e anche Emiliane), ne espletano almeno uno all'anno, in alcune aziende anche due volte l'anno. Se esiste una reale necessità, si fanno i concorsi... semplice! Se prendiamo ad esempio l'Ao Annunziata di Cosenza, l'ultimo concorso in Anestesia è stato fatto molti anni fa (2018), nonostante la cronica carenza del servizio e una pandemia da covid-19 (lei pensi...).

«Ne bandisca qualcuno in più e faccia un giro fra le corsie e si renda conto del personale in servizio ancora precario. È consapevole che ci sono dei casi in cui il personale è in attesa di stabilizzazione da dieci anni? Pretenda che i diritti dei medici ospedalieri siano rispettati e non che si lavori gratis negli ospedali calabresi (è una abitudine vergognosa che le aziende ospedaliere calabresi non paghino gli straordinari al personale).

‌«Metta mano al servizio 118 Suem: è al corrente dei numerosi tagli agli stipendi e alle indennità del personale medico del 118 calabrese (ad esempio quelli dell'Aspdi Catanzaro)? Crede sul serio che questi medici siano invogliati a rimanere? Glielo dico io: assolutamente no. Ad altre latitudini questo non accade. Dia incentivi al personale a lavorare in zone disagiate.

«Ma poi mi scusi, è così difficile retribuire i medici calabresi? Davvero vuole pagare un medico cubano più di uno calabrese? (Esatto, conti alla mano è così). Non crede di farli arrabbiare? È al corrente che le indennità Covid destinate al personale sanitario calabrese non sono mai state erogate? Eppure queste persone hanno lavorato.

Al netto di queste e numerose altre considerazioni, né io né altri colleghi torneremo, eppure a noi piace molto la nostra terra e la nostra casa.
Questa è la mia personale e semplice esperienza, ma mi creda... è sentimento comune di tutti i colleghi calabresi. Cambi le condizioni, ripulisca il management, renda gli ospedali attrattivi, chieda che i diritti lavorativi dei medici calabresi siano rispettati e soprattutto non dimentichi di valorizzare la meritocrazia. Comprendo bene che è un lavoro lungo e non semplice, ci mancherebbe. Ma in questo modo torneremo tutti».

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