I cubani non bastano, la sanità calabrese ultima in Italia: il Rapporto Crea boccia Occhiuto
Le performance relegano la nostra regione fanalino di coda per efficienza mentre il governatore e commissario annuncia l'arrivo di altri 90 medici da oltreoceano, ma non riesce ad assumere gli specializzandi
Di certo non è una novità, piuttosto una conferma. Anche il “Rapporto Crea 2024” certifica che la nostra regione è ultima in Italia per performance sanitarie. Secondo questa statistica il livello di efficienza della Calabria in sanità si ferma al 26%. Numero bassissimo se confrontato con quello del Veneto, primo in graduatoria, con il 60%.
Oltre il danno, però, i calabresi devono subire anche la beffa. Il rapporto dice infatti che la spesa pro capite dei calabresi per la sanità privata è elevata e la percentuale di persone che rinuncia alle cure per motivi economici, altissima. A questo si accompagna una eccessiva distanza dai luoghi di cura, liste di attesa lunghissime e orari scomodi. Nonché ovviamente le addizionali regionali più alte d’Italia visto che siamo da dodici anni in Piano di rientro dal debito sanitario.
In Calabria poi il tasso di anziani non autosufficienti in trattamento socio-sanitario residenziale è inferiore rispetto ad altre regioni, così come il tasso di persone deboli o a rischio che ricevono integrazione sociale, un dato che indica una carenza di supporto per le categorie vulnerabili.
Di fronte a questa situazione l'unica panacea che sembra essere stata messa in campo dal commissario Occhiuto è l’arrivo dei medici cubani. Al momento sono 269 i professionisti centroamericani in servizio negli ospedali calabresi ed a breve se ne aggiungeranno altri 90 per sollevare le pene di un personale medico sempre più ridotto allo stremo.
Durante una diretta su Instagram, nei giorni scorsi il governatore-commissario non ne ha fatto mistero, affermando «di lavorare per l’arrivo di altri medici cubani. Prendiamo tutti i medici cubani che possiamo per potenziare la dotazione di personale dei pronto soccorso e nelle ambulanze». Resta, però, un mistero il motivo per il quale non si assumano medici italiani.
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Il concorso sull'emergenza-urgenza ha "semplicemente" stabilizzato i precari
L’ultimo paradosso è stato evidenziato dal capogruppo regionale del M5s, Davide Tavernise, che ha interrogato Occhiuto sul concorso per i medici di Emergenza/Urgenza. Così come prevede appunto il Decreto Calabria, il concorso era aperto anche ai medici specializzandi e venne bandito a settembre 2023, dall’Asp di Catanzaro, quale azienda capofila per lo svolgimento delle procedure concorsuali.
Il fabbisogno di dirigenti medici comunicato dalle Aziende del Servizio Sanitario Regionale per la Medicina d’Emergenza-Urgenza era così suddiviso: 54 Asp Catanzaro, 25 Asp Cosenza, 23 Asp Reggio Calabria, 13 Asp Vibo Valentia, 11 Asp Crotone, 7 AO Cosenza, 6 AOU Dulbecco, 6 GOM Reggio Calabria. Il 31 gennaio sono state pubblicate le graduatorie dalle quali risultano idonei 106 professionisti. Fra questi 74 medici specialisti e 32 specializzandi. Il problema sta nel fatto che questi 74 medici specialisti già lavora, ma con contratti precari, nell’emergenza/urgenza ed il concorso, quindi, non ha fatto altro che dar loro una stabilizzazione.
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L'assurdità si è consumata, invece, con i medici specializzandi. Quando l’Asp di Catanzaro ha inviato una richiesta di nulla osta all’Università degli Studi "Magna Graecia" di Catanzaro per poter procedere alle assunzioni, ad inizio luglio ha dovuto incassare dall'ateneo il diniego sull'assunzione dei 30 specializzandi.
Il motivo resta oscuro, sta di fatto che il concorso si è risolto in un gioco a somma zero: nemmeno un medico in più è andato ad aumentare gli organici del 118 e dei Pronto soccorso calabresi. Resta paradossale che in tutte le regioni d’Italia si stia sfruttando appieno il “Decreto Calabria”, che ha normato la possibilità di assumere medici specializzandi, soprattutto nei dipartimenti dell'emergenza/urgenza, così da sopperire alla mancanza di medici degli ultimi anni, tranne che nella nostra regione.
Qui sembra non resti altro da fare che andare a curarsi ai Caraibi.