La spesa sanitaria privata in Italia si attesta a circa 45,8 miliardi di euro l’anno, pari a un quarto della spesa sanitaria complessiva. Un dato che rimane stabile nel tempo, rappresentando circa il 2% del Pil, secondo quanto emerge dal nuovo rapporto del Centro Studi Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata). Secondo lo studio, non si tratta di una tendenza legata a una “fuga” dal Servizio Sanitario Nazionale, ma piuttosto di un fenomeno strutturale e difficilmente comprimibile.

Oltre metà della spesa destinata a cure escluse dai Lea

Il 54% della spesa privata, pari a 25 miliardi di euro, è destinato a farmaci, prestazioni odontoiatriche e altri servizi non inclusi nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). In particolare, il 33,5% è assorbito da farmaci e dispositivi medici non rimborsabili, mentre il 21% riguarda le cure dentistiche. Seguono visite specialistiche, esami diagnostici e percorsi di riabilitazione. Si tratta dunque, sottolinea Aiop, di una spesa che non sostituisce il pubblico, ma risponde a necessità reali o scelte individuali.

Cresce la spesa, ma meno del Pil: il peso relativo cala

Dal 2019 al 2024, sia la spesa pubblica che quella privata sono aumentate: la prima del 20%, la seconda del 12%. Tuttavia, rispetto alla crescita del Pil, entrambe risultano in calo in termini percentuali. Il rapporto Aiop rileva che la spesa pubblica nel 2023 ha toccato uno dei valori più bassi di sempre in rapporto al Pil, mentre la privata ha registrato il livello più contenuto degli ultimi 15 anni, scendendo sotto il 2%.

Le cause del ricorso al privato

Secondo Gabriele Pellissero, presidente Aiop, non si tratta solo di una reazione alle liste d’attesa del servizio pubblico, ma anche di scelte personali: dalla preferenza per determinati specialisti, alla richiesta di trattamenti innovativi ancora non coperti dai Lea. “È un fenomeno composito – sottolinea – che risponde a esigenze diverse e non necessariamente sostitutive”.

Gemmato: «Pubblico e privato devono collaborare»

Il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato invita a superare la contrapposizione ideologica tra pubblico e privato: “Serve una collaborazione virtuosa per allargare l’offerta e ridurre le disuguaglianze. Il privato accreditato può essere un alleato strategico”. Una posizione condivisa anche da Elena Bonetti, presidente di Azione: “Per abbattere le liste d’attesa bisogna ampliare il numero di prestazioni gratuite, anche tramite le strutture accreditate”.

La denuncia della Fp Cgil: «Contratto scaduto, servono regole e tutele»

Di segno opposto il commento della Funzione Pubblica Cgil, che denuncia la situazione di circa 200mila lavoratori di ospedali e Rsa private, in attesa da anni del rinnovo del contratto nazionale. “Serve un vincolo per l’accreditamento delle strutture al rispetto e al rinnovo dei contratti collettivi – afferma il sindacato –. Basta con il silenzio: le strutture private accreditate vengono pagate con risorse pubbliche, ma agiscono con regole proprie”.