Cinque giorni senza un letto, bloccata su una poltrona. È questo il calvario vissuto da una donna nel Pronto Soccorso di Cosenza. A riportarci la vicenda è Marcello, nome di fantasia, che ci ha scritto per denunciare quanto accaduto durante il ricovero del padre. Una testimonianza che racconta di attese infinite, personale ridotto all’osso, pazienti lasciati soli. È il secondo caso segnalato in appena due giorni, dopo la denuncia arrivata ieri da un'altra cittadina.

La storia inizia sotto Pasqua, quando il padre di Marcello accusa un malore mentre sta mangiando. Non è il primo, recentemente ha avuto altri problemi di salute. Nei mesi scorsi è stato ricoverato alla Valentini, «dove gli hanno salvato la vita. Voglio essere chiaro – racconta Marcello – non è che tutto sia terribile. Il reparto Valentini funziona, anzi. Pensavamo che mio padre non potesse superare la notte, invece lo hanno salvato».

Il problema, però, si pone quando si parla del Pronto Soccorso di Cosenza. «Quando mio padre si è sentito male – dice Marcello – ho subito chiamato il 118. L’abbiamo trasportato al Pronto Soccorso e da lì è iniziato un vero e proprio incubo».

Pronto Soccorso di Cosenza fra posti inesistenti e Oss sotto numero

La situazione del padre di Marcello non sembra delle più tranquille, visti anche i pregressi di salute. Ma il Pronto Soccorso di Cosenza è una sorta di caos a cielo aperto. «Appena siamo arrivati – racconta ancora Marcello – ci siamo resi conto che c’era una signora su una poltrona per prelievi. Pensavamo fosse una situazione temporanea, ma i giorni passavano e lei restava lì». Fino a quando, il quinto giorno, una dottoressa nota la situazione e trova un letto libero.

«In questo caso ho riscontrato un po’ di umanità, ma ci sono stati dei momenti in cui non avrei saputo dove aggrapparmi. Se chiedevo i risultati delle analisi di mio padre, i medici mi chiedevano a cosa mi servissero, che comunque non c’avrei capito nulla». E poi, le unità Oss del Pronto Soccorso di Cosenza sotto numero. «Quando siamo arrivati, c’erano una cinquantina di ricoverati e cinque o sei operatori socio-sanitari in corsia. Come si può pensare che tutto fili liscio?».

Svenimenti e aghi sfilati, «e se non ci fossi stato io?»

E infatti, in uno dei cinque giorni di ricovero, il padre di Marcello perde conoscenza e l’ago si sfila, ma non se ne accorge nessuno. Serve che passi dal Pronto Soccorso di Cosenza in orario visite proprio il figlio, che nota la condizione debilitata del padre e avverte Oss e infermieri presenti. «Oppure in un’altra occasione, quando papà ha perso conoscenza all’improvviso mentre stava mangiando. Per fortuna c’era mia madre, altrimenti non se ne sarebbe accorto nessuno».

Marcello non vuole buttare la croce addosso a nessuno, anzi. «Conosco molto bene purtroppo la situazione di Oss, medici e infermieri, tutti in numero inferiore alle esigenze», ci dice. «Ma mi pongo una domanda: se non ci fossi stato io quando si è sfilato l’ago di mio padre, cosa sarebbe successo? Se non ci fosse stata mamma quando è svenuto, cosa sarebbe successo?». Domande legittime, alle quali (per fortuna del padre di Marcello) per ora non abbiamo risposta. Ma restano domande alle quali non vorremmo dover rispondere, un giorno, su altre persone.