Cosenza

Addio al teatro dell’Acquario. Gli artisti del centro Rat: «Con lui perdiamo una casa»

Tanti i grandi artisti che in quarant’anni si sono succeduti sul palco cosentino. Adesso si cerca assieme alle istituzioni un altro luogo per non disperdere il patrimonio artistico che ha segnato la storia della città

 

di Alessia Principe
23 luglio 2021
22:45

«Cos’ha rappresentato il teatro dell’Acquario? Voglio dire cosa rappresenta, ancora. Un punto di riferimento, d’incontro. Se penso a quanti artisti sono nati qui o che si sono esibiti qui, quasi non riesco a crederci. Mi viene in mente, per citarne solo uno, Giorgio Barberio Corsetti che diceva: vengo in Calabria volentieri perché c’è il vostro teatro». A parlare è Carlo Antonante Bugliari, del Centro Rat.

Felicità a tratti e futuro incerto

Mentre parliamo le luci sul palco sono accese, le quinte sono come sempre, allestite e pronte a ospitare costumi e oggetti di scena. Ma non ci sarà più alcuno spettacolo. C’è un velo di tristezza, una malinconia spessa che sa di polvere, e la preoccupazione per un futuro opaco è palpabile. «Succede che non possiamo più pagare l’affitto – dice Lulla Garofalo, anche lei del Centro Rat -. Siamo in contatto con sindaco e amministrazione provinciale, si sta cercando una soluzione che, pare, ci porterà comunque a salutare questo luogo».


Sfogliamo le fotografie del libro dedicato al trentennale aperto sui gradini di legno. «Peccato, mancherà l’ultimo volume, quello dei quarant’anni, ma a questo punto dobbiamo guardare avanti. Certo – aggiunge – pensare all’Acquario in un posto diverso ci stringe il cuore, sembra impossibile, ma con la crisi che già c’era prima e con le restrizioni dovute al Covid, che vanno a diminuire la capienza del pubblico in sala, i costi non sono più sostenibili, noi piccoli proprio non ce la facciamo».

Un nuovo capitolo da scrivere

Nei giorni scorsi le anime dell’Acquario avevano scritto una lunga lettera di congedo spiegando i motivi alla base dell’addio. «È proprio come ci hanno scritto in tanti: perdere l’Acquario è un po’ perdere una casa. Qui, ad ogni ora del giorno c'era qualcosa da fare, vedere: la mattina i laboratori, al pomeriggio le prove, gli incontri, la sera gli spettacoli e, prima magari, c'era da assaggiare un bicchiere di vino al nostro Bistrot. Adesso questo lungo libro che abbiamo scritto è arrivato all’ultimo verso, un ultimo giro di valzer e quel che accadrà chi può dirlo».

Giornalista
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