Da stasera (29 luglio) parte la “trilogia delle corna” su Canale 5: tre serate consecutive per chiudere in gloria. Dopo aver sbancato l’Auditel e i social, «Temptation Island» alza la posta: martedì, mercoledì e giovedì in prima serata con il gran finale del docureality più amato (e criticato) dell’estate
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Il falò arde. Le lacrime scendono. I microfoni captano sospiri, singhiozzi, bestemmie silenziate. E intanto Canale 5 si frega le mani. Temptation Island – quest’anno nella sua versione made in Calabria, da un resort di Guardavalle Marina – è diventato un appuntamento sacro dell’estate italiana, alla pari del cocomero, delle zanzare e delle sbronze con gli amici che ti mollano a metà serata. Ma stavolta, Mediaset ha fatto di più: ha alzato il tiro, ha preso la mira e ha sparato una trilogia. Tre serate consecutive per chiudere questa stagione da record: martedì 29, mercoledì 30 e giovedì 31 luglio. Tre giorni di maratona emotiva. Tre giorni di falò, corna, pentimenti e confessioni sotto le stelle. Un delirio.
I numeri non mentono: 30% di share, quasi 4 milioni di telespettatori, il 50% nella fascia 15-34 anni. Altro che talk politici e serie crime. Qui il crimine è sentimentale. Ed è tutto (più o meno) vero. Perché Temptation Island è riuscito in ciò che nessun reality italiano aveva mai fatto: raccontare le relazioni di perfetti sconosciuti con la tensione di un thriller e il ritmo di una telenovela. Altro che Grande Fratello, altro che Isola dei Famosi. Qui niente vip e niente plastica rifatta: solo gente qualunque con le emozioni in faccia e la dignità lasciata alla reception del resort.
Ma qual è il segreto? Forse il fatto che, alla fine, ci riconosciamo tutti. O ci siamo passati. Siamo stati la Sonia che piange per un Simone palestrato, terrapiattista e fedigrafo, e ci siamo chiesti: “Ma io, sei anni con questo qui? Seriamente?”. Siamo stati l’Antonio che, accecato dalla gelosia, corre in apnea per cinque chilometri fino allo stadio, solo per scoprire che la fidanzata Valentina rideva col tentatore sotto la tribuna Posillipo. Siamo state tutte, almeno una volta, la Simona M. che al falò deve ascoltare il proprio uomo confessare che il pensiero di sposarla lo prende solo per gratitudine. Sì, grazie al cavolo.
È per questo che funziona. Perché Temptation Island è la versione balneare e pop di una seduta di terapia collettiva. Ma con i mojito. C’è Filippo Bisciglia che fa da mediatore spirituale, da traghettatore d’anime: voce calda, sguardo triste, espressione neutra mentre comunica ai fidanzati la visione di un filmato devastante. La sua presenza è parte del rituale: lo si ama o lo si ignora, ma guai a toccarlo. È l’unico in grado di dire “devi fare un falò di confronto” con lo stesso tono con cui Ulisse direbbe “è ora di lasciare Itaca”.
E poi c’è Maria De Filippi, la vera regina dietro le quinte. Lei che produce tutto, che seleziona le coppie, che scruta le crisi sentimentali come un'entomologa osserva i bruchi prima della muta. Maria non vuole finzioni – così dice – e in effetti lo show sembra reale, almeno nella dinamica delle emozioni. Certo, qualche concorrente recita. Ma lo fanno anche nella vita, no? Non c’è bisogno di copione, basta la voglia di apparire. E il montaggio – chirurgico, perfetto, con una colonna sonora da film d’autore – fa il resto. Basta un’inquadratura su una lacrima, un ralenti, un pezzo struggente di Ultimo o Blanco e sei dentro. Coinvolto. Intrappolato.
I social, ovviamente, esplodono. #TemptationIsland è sempre trend topic, commentato in diretta da adolescenti, giornalisti, attori, parrucchieri, nonne e opinionisti improvvisati. Tutti hanno un'opinione, tutti vogliono dire la loro. La gente organizza gruppi d’ascolto, si manda i video su WhatsApp, commenta le frasi più assurde con meme, sticker, parodie. Il programma è diventato un format trasversale: piace ai giovani perché è sincero, agli adulti perché ricorda loro quando erano giovani, e agli anziani perché “ai nostri tempi certe cose non si facevano”. Spoiler: si facevano eccome, solo senza microfoni.
E ora si arriva alla trilogia. Tre serate per chiudere in bellezza. Tre puntate in cui, dice la voce di dentro, ne vedremo delle belle. Coppie che scoppiano, proposte di matrimonio al falò (una sorta di “condanna volontaria”), tradimenti confessati con un senso di colpa sincero come quello di un gatto che butta giù un vaso. C’è chi già sogna un finale trashissimo e chi spera in un lieto fine. C’è chi tifa per le single, chi insulta i tentatori, chi si appassiona al montaggio più che ai contenuti. E intanto Mediaset se la ride. Ha vinto ancora.
Perché Temptation Island non è solo un reality. È un termometro sociale. È un gioco di specchi in cui vediamo riflessi i nostri errori, le nostre debolezze, i nostri sabotaggi emotivi. E ridiamo. E ci indigniamo. E ci commuoviamo. Ma soprattutto torniamo, puntata dopo puntata. Perché ci piace. E perché ci riguarda.
Quindi, da stasera, occhi incollati al televisore: il falò è acceso, i cuori pure. E se avete mai detto “io queste cose non le guardo”, tranquilli: mentite. E mentite benissimo.