Fatti i fatti tuoi, nel nuovo singolo del cantautore Barillà il riscatto del Sud
VIDEO | L'autore spiega: «La canzone parla di ragazzi e ragazze che combattono contro la cultura del fatalismo e della rassegnazione per affermare se stessi e la propria libertà»
![Il singolo di Barillà, Fatti i fatti tuoi](https://img.lacstatic.it/_photo/2020/FEBBRAIO/CULTURA/2020_canzone-barilla.jpg)
Un canto di libertà contro le forme di rassegnazione. Già disponibile sulle piattaforme musicali on-line “Fatti i fatti tuoi”, l’ultimo singolo di Marcello Barillà, giornalista e cantautore. Un brano che parla di Sud, di giovani e del rapporto difficile, contraddittorio, che lega una terra alla sua componente forse più preziosa.
Fatti i fatti tuoi
«La canzone – spiega l’autore – racconta di ragazzi e ragazze che combattono contro la cultura del fatalismo e della rassegnazione per affermare se stessi e la propria libertà. Giovani che spesso trovano già all’interno della famiglia uno degli ostacoli più difficili da superare, perché è dentro le mura domestiche che si respira e si vorrebbe imporre quella cultura. Ho cercato di tenermi al riparo dalla retorica e dalla tentazione di pronunciare condanne o assoluzioni – aggiunge Barillà –. Mi interessava solo fotografare una realtà, rispetto alla quale ognuno è libero di fare come crede e scegliere secondo responsabilità che alla fine saranno solo le sue».
Un singolo che parla di libertà
A parte il testo e la melodia, è l’arrangiamento a imprimere carattere a “Fatti i fatti tuoi”. Lo ha curato Alessandro Ansani, che suona (chitarre, percussioni e melodiche) insieme con Christian Buffa (contrabbasso) e Andrea Mellace (batteria). «Il brano – spiega Ansani – dipinge uno scenario che è proprio della nostra terra, insieme bella e dannata. Per questo ho voluto che l’arrangiamento profumasse di Mediterraneo. Ecco allora le percussioni ricche e sferraglianti, calate dentro un matrimonio complicato tra la musica popolare e certa musica progressiva, senza però dimenticare la dolcezza, a tratti malinconica, che il Sud porta naturalmente con sé e che è affidata per certi versi alle chitarre ma soprattutto alle melodiche. E poi il coro finale, a testimoniare drammaticamente la pervasività di un certo modo di pensare».
La citazione conclusiva è per la copertina. Un bellissimo “scatto” di Carlo Paone dei primi anni Novanta: «L’offerta al Santo durante la processione, che simbolicamente racconta più di mille parole scritte o pronunciate e che si sposa perfettamente col racconto in musica».
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