La grande musica a Reggio: al Cilea la prima mondiale della “Via Crucis”

VIDEO | L'opera diretta dal maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli ha registrato un grande consenso del pubblico. Nel ruolo di Cristo il basso-baritono di fama internazionale Simon Orfila

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di Angela  Panzera
30 marzo 2019
16:30

Una prima mondiale quella della “Via Crucis” andata in scena al teatro “Cilea” di Reggio Calabria. L’orchestra e il coro del conservatorio cittadino sono stati diretti dal maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli, tra i più giovani e apprezzati direttori del momento. Si tratta di un’opera straordinaria la cui drammaturgia e i testi dei Padri della Chiesa sono stati curati da Domenico Gatto mentre le musiche erano di Antonio Galanti.


L’appuntamento del programma della stagione 2018-2019 del “Rhegium Opera Musica Festival”, sezione musica classica mediterranea, è stato dedicato a don Gaetano Cosentino, mancato nel 2011. Un oratorio capace di immergere il pubblico nel dramma della crocifissione, morte e resurrezione del Cristo interpretato dal basso-baritono di fama internazionale Simon Orfila. Il ruolo di Maria invece, è stato affidato alla soprano Francesca Romana Tiddi e l’Angelo è stato interpretato da Sara Intagliata. Madri e Padri della Chiesa erano la mezzosoprano Sofia Janelidze e il basso Davide Ruberti.



Rispetto al testo varie e di diverse epoche sono le fonti di tradizione cristiana su cui è stato costruito: dalle Sacre scritture all’Omelia sulla Pasqua di San Melitone di Sardi (scritta intorno alla metà del II secolo) fino ai testi di Santa Caterina da Siena, redatti nel 1300). Punto di riferimento per la stesura e la costruzione del testo è stata la tradizione mariana e quartodecimana. Mariana in quanto la figura di Maria è presenza costante dalla prima stazione fino all’ultima. 


Questa “Via Crucis” racchiude il concetto della Pasqua come ricapitolazione del tutto; un testo che entra nel profondo di ciò che le diverse stazioni rappresentano all’interno sia dell’anno liturgico cristiano sia del rapporto fra Cristo e l’uomo. Al centro dell’opera non vi è la sofferenza, ma la Gloria di Cristo, che viene esaltata nella Croce, così che il grande momento della Crocifissione è visto, nel solco della tradizione giovannea, come grande elevazione. E la decisione di concludere questa “Via Crucis” non con la deposizione ma con la resurrezione è proprio di questa intenzione Gloriosa. Lo spettacolo è stato portato in riva allo Stretto grazie alla sinergia di diverse Istituzioni, e anche grazie all’associazione “Traiectoriae”, e il pubblico ha potuto così assistere ad un’opera senza eguali.

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