L’intervista

Un giovane artista calabrese ospite di Casa Sanremo: «Il Festival è un sogno. La mia terra? Non sono mai andato via davvero»

Già protagonista ad Amici, con Carlo Conti è stato ad un passo dall’esibirsi all’Ariston. Anche quest'anno Pasquale Sculco ha avuto la possibilità di vivere una bella esperienza nel tempio della musica italiana nei giorni clou

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di Franco Laratta
14 febbraio 2024
15:50

Ospite di Casa Sanremo il giovane artista calabrese Pasquale Sculco, di Cirò, da anni a Roma dove ha avuto la possibilità di partecipare a trasmissioni televisive nazionali, di registrare e pubblicare i suoi pezzi. Chitarra sempre pronta, Pasquale Sculco ha vissuto anche quest’anno da vicino una bella esperienza nel tempio della musica italiana. Ora è rientrato nella sua Cirò e con lui abbiamo fatto una lunga chiacchierata.

«Vivere Sanremo durante il periodo del Festival è sempre una grande magia. Io, per fortuna, sono diversi anni che vengo qui durante questo periodo e nonostante non sia mai salito sul palco dell’Ariston (anche se con la mia band arrivammo nei 60 nel Sanremo giovani 2015 con Carlo Conti) torno a casa sempre carico di energia e buoni propositi grazie alle tante attività che si svolgono», ci ha detto.


Per i giovani artisti italiani il festival è un sogno.
«Il Festival è veramente un sogno perché ha ancora oggi, anzi oggi più che mai, la possibilità di poter cambiare la vita ad un artista. Io c’ho provato diverse volte e, come anticipavo prima, nel 2015 quando ancora il progetto era legato alla band, arrivammo ad un passo dall’Ariston nella competizione Sanremo giovani con Carlo Conti. Furono giorni di grande adrenalina e anche di aspettativa con i miei colleghi (Pietro Sculco, Antonio Sessa, Giuseppe Giardino, Leonardo Carluccio, Federico Vaccaro) e i nostri produttori (Enzo Longobardi e Adriano Pennino) perché mancava solo uno step, l’ultimo passo, per l’Ariston. Alla fine non successe, ma fu comunque uno stimolo a continuare perché arrivare fin lì non fu per niente semplice».

Quest’anno un’altra grande edizione, all’insegna del grande spettacolo, fra momenti alti e qualche banalità. Un trionfo che ha coinvolto l’intero Paese.
«Penso che ci sia stata una grande coerenza fra l’idea che gli organizzatori avevano del festival e la realizzazione effettiva, hanno fatto un gran lavoro. Se poi questa idea sia la migliore per pensare il festival è sempre, ovviamente, discutibile».

Deve essere particolarmente bello vivere ogni aspetto di un festival come Sanremo. E poi c’è sempre qualcosa che colpisce.
«Sì. L’allegria, la spensieratezza e la sensazione di “non gara” che si è vista nei volti degli artisti in gara: tutti molto sciolti e abbastanza sinceri. Mi hanno stupito, inoltre, camminando per le strade della città, i tantissimi controlli da parte delle forze dell’ordine».

Qual è il rapporto tra Pasquale Sculco e la musica?
«La mia più grande soddisfazione è quella di essere riuscito in questi anni di attività a trovare una mia dimensione artistica, a costruirmi un mondo che spero di far conoscere a più persone possibile».

E già programmi il futuro prossimo. Nuovo disco, concerti, tv….
«Proprio in questi giorni stiamo definendo con i produttori Enzo Longobardi e Vezio Bacci le ultime cose, ma indubbiamente a breve usciranno nuove produzioni musicali e quest’estate mi troverete nelle piazze con la band come tutti gli anni».

In Calabria i giovani scappano via. Anche tu hai lasciato il paese di origine, Cirò. Anche se quando puoi torni sempre in Calabria.
«In realtà, quando ho finito il liceo “Ilio Adorisio” di Cirò mi iscrissi all’Università della Calabria alla facoltà di Chimica e tecnologia farmaceutica (CTF) e feci quasi tutti gli esami del primo anno. A metà del secondo anno accademico, però, mi chiamarono insieme alla band al programma di “Amici” e restammo nel programma quasi fino alla fine (quarta puntata del serale). Da lì è iniziata una nuova vita e sono rimasto stabile a Roma perché i miei produttori vivevano nella Capitale. Nel frattempo ho abbandonato gli studi chimici e mi sono iscritto alla facoltà di filosofia all’università “La Sapienza” perché mi permetteva di essere più libero, data l’assenza delle pratiche obbligatorie di laboratorio. Probabilmente se non avessi fatto il programma non sarei partito! In sostanza, però, penso di non essere mai andato via definitivamente, perché ritorno spesso a Cirò e mi capita di rimanere anche per diverso tempo». 

Eppure in Calabria forse c’è qualcosa che non va?
«È poco conosciuta per le cose belle e troppo conosciuta per le cose brutte, anche se le cose stanno cambiando…»

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