Nella competitiva Serie A dei primi anni 2000 faceva parte anche la Reggina che, per buona parte del primo decennio del nuovo millennio, si è confermata tra le belle realtà del calcio nazionale. Tanti i calciatori che hanno scritto pagine importanti del calcio nazionale che, contemporaneamente, hanno indossato la maglia del club amaranto e tra questi rientra indubbiamente Emiliano Bonazzoli. Classica punta centrale che aveva nel repertorio anche l'abilità nel servire i compagni.

L’inizio della carriera

Proprio l'ex attaccante lombardo, classe 1979, ripercorre la sua carriera in esclusiva ai microfoni di LaC News24 con focus speciale proprio sulla Reggina: «Inizio nella squadra dilettantistica del mio paese insieme a mio fratello e, dopo poco tempo, veniamo notati da uno scout del Brescia che ci propone un provino con il club. Da lì inizia la mia carriera, facendo tutta la trafila con le Rondinelle fino al salto in prima squadra dopo aver vinto il campionato Primavera insieme a Pirlo, Diana, Filippini e altri. Avevamo una squadra formidabile. Nel 1997, all'età di 18 anni, faccio il mio esordio con il Brescia in Serie B e fu l'anno in cui vincemmo il campionato cadetto. Ci fu poi la piccola parentesi al Cesena e poi il ritorno al Brescia. Da lì in poi furono dieci anni di Serie A».

Il trasferimento alla Reggina

Nell'estate del 2000 viene acquistato dal Parma, ma non riesce a esprimersi al meglio così decide di guardarsi intorno: «Avevo 21 anni e a Parma stavo giocando poco ma nonostante ciò stavo segnando abbastanza. Volevo però più spazio così, in accordo con la società, abbiamo deciso di cercare altre destinazioni e fu lì che si palesò l'offerta della Reggina che prese sia me che Diana». La prima storia con la Reggina inizia dunque il 22 gennaio 2003 e facendosi subito notare nonostante il parco attaccanti amaranto comprendeva gente come Di Michele, Bogdani e Savoldi: «Arrivo per la prima volta a Reggio Calabria nel mercato di riparazione - continua il centravanti - per me la storia con la Reggina è molto positiva poiché in due anni e mezzo di Serie A abbiamo raggiunto gli obiettivi prefissati, togliendoci anche diverse soddisfazioni».

L'impatto con il club amaranto è stato determinante dal momento che Bonazzoli sigla sette reti nei primi sei mesi, con la squadra guidata all'epoca da mister Gigi De Canio, anche se il gol e la prestazione più importante arriva in un'occasione delicata: «Mi porto dentro la vittoria nello spareggio contro l'Atalanta che ci valse la salvezza. In quella sfida vincemmo 1-2, prima confezionai l'assist a Cozza per il momentaneo 1-1 e poi siglai il gol-vittoria».

Il ritorno in amaranto

Il capitolo Reggina non si chiude però nel 2005 dal momento che quattro anni dopo, il 14 luglio 2009, Emiliano Bonazzoli torna a vestirsi di amaranto. In quella stagione il club calabrese militava in Serie B ma con ambizioni di risalita importanti, ma non andò tutto come previsto: «Contando le due parentesi reggine - continua Bonazzoli - sono rimasto in totale sei anni, tra alti e bassi. In quell'anno la società fece un mercato importante perché voleva risalire ma non andò bene. L'anno successivo invece andò meglio soprattutto per la sesta posizione in classifica. Arrivammo in semifinale play off ma fummo eliminati da due pareggi che premiarono il Novara per il miglior piazzamento».


Anni di difficoltà questi per la Reggina, attualmente militante nel campionato di Serie D e che sta cercando di risalire per abbracciare finalmente categorie più consone al suo blasone: «La seguo spesso perché tutt'ora ho diversi amici con cui mi sento a fare due chiacchiere. Dispiace vederla così in basso, ma spero che possa risalire al più presto perché Reggio Calabria lo merita».

Il rapporto con la Nazionale

Quasi sempre presente anche nelle categorie giovanili della Nazionale dall'Under 17 all'Under 21: «Sono costantemente rimasto in pianta stabile nelle giovanili della Nazionale e con buone prestazioni soprattutto nell'Under 21».


Più complicato l'approccio con la Nazionale maggiore non certo per demerito suo, anche perché quelli erano gli anni di una Serie A florida e piena di campioni e competizione: «Il salto in prima squadra con la maglia azzurra era difficilissimo anche perché penso di aver giocato negli anni in cui c'era la Serie A più forte, inoltre era quella subito dopo la vittoria dei Mondiali del 2006. C'erano giocatori del calibro di Toni, Gilardino, Iaquinta, Vieri e altri. Insomma, i livelli degli anni 2000 erano davvero al top fino al calo nel 2010 che inaugurò diverse magre figure della nostra Nazionale. Recentemente però si è verificato un cambio di mentalità e di gioco che sta risollevando la nostra Italia».