Marco Pantani, le origini del mito affondano in Calabria: il video

Al suo esordio da dilettante, il giovane ciclista vinse la seconda tappa Martirano-San Mango d’Aquino della “Sei giorni del sole”

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di Giuseppe Currà
6 agosto 2020
14:04
Marco Pantani, foto ansa
Marco Pantani, foto ansa

La partenza da Mileto di una tappa del prossimo Giro d’Italia, in programma il 7 ottobre, giunge a coronamento di decine di pagine di ciclismo scritte in Calabria grazie all’amore per questa disciplina che si respira sul territorio. Una passione di lunga data, quella per il mondo delle due ruote, che ha coinciso con decine di grandi appuntamenti organizzati nella cittadina normanna. Tra i corridori che hanno calcato queste strade in cerca di gloria, anche il mitico Marco Pantani. Era il 19 luglio del 1989, infatti, quando il diciannovenne di belle speranze di Cesenatico si aggiudicava la seconda tappa della “Sei Giorni del Sole”, corsa all’epoca tra le più importanti del panorama dilettantistico internazionale, organizzata a Mileto dallo “Sporting Club” di Mimmo Bulzomì.


La corsa vinta in Calabria

Il Pirata, al suo primo anno da dilettante, in quell’occasione si aggiudicò la tappa Martirano-San Mango d’Aquino di 110 chilometri, battendo nel finale in salita l’argentino Manuel Castro, il quale in conclusione avrebbe vinto la prestigiosa competizione ciclistica internazionale. Sul palco posto al traguardo, in quei momenti il giovane Pantani esternò tutta la sua soddisfazione per quella che, all’epoca, rappresentava la sua prima vittoria tra i dilettanti. Gesta, sentimenti e parole, immortalati dal telecronista Rai Tonino Raffa e dalle immagini di Radio Corsa.

A premiarlo fu il grande Francesco Moser. A quell’affermazione, come si sa, ne seguirono tante altre. Il giovane corridore romagnolo avrebbe via via scalato le posizioni anche tra i professionisti, rendendosi artefice di memorabili imprese che lo hanno fatto entrare di diritto tra i miti del ciclismo.

Il ritorno a Mileto

A Mileto sarebbe ritornato ancora. In quel caso, però, da affermato campione, spinto dall’affetto che nutriva per il patron Bulzomì e per premiare le giovani promesse. La sua carriera, com’è noto, fu interrotta bruscamente per fatti che nulla avevano a che fare con il mondo delle corse. Così come la sua vita, distrutta dal peso delle enormi ingiustizie subite. Rimangono le sue gesta e le grandi vittorie nelle più prestigiose competizioni internazionali che, passando anche da Mileto, nulla e nessuno potrà mai cancellare. 

 

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