Lega Pro, si dimette il presidente Francesco Ghirelli: decisiva la bocciatura della sua riforma della Serie C
Lascia l’incarico dopo poco più di quattro anni. Era stato riconfermato alla guida della lega dove militano le calabresi Catanzaro e Crotone nel 2021
Francesco Ghirelli si è dimesso dalla carica di presidente della Lega Pro. Sarebbe stata proprio la bocciatura della riforma della Serie C da parte dei club, che lui stesso aveva proposto, a fargli assumere la decisione.
Ghirelli, che era stato confermato il 12 gennaio 2021 alla guida della lega dove militano le calabresi Catanzaro e Crotone, lascia l’incarico dopo poco più di quattro anni.
Di seguito riportiamo la lunga lettera di addio di Francesco Ghirelli:
«Carissime, carissimi,
ho aspettato di consegnare le dimissioni da Presidente di Lega Pro, esse saranno operative da domani.
Avevo la cena degli auguri con voi, donne e uomini della Lega Pro, con voi che siete la forza della Lega Pro e volevo partecipare.
Che avessi deciso di dimettermi un secondo dopo l’esito della votazione in Assemblea è contenuto nel comunicato stampa: “Va preso atto del voto, senza se e senza ma, la proposta è stata respinta. Nessun commento da parte mia come è doveroso nel gioco democratico”.
D’altra parte ognuno di noi ha una sua tracciabilità, me ne andai da un giorno all’altro da Presidente della Giunta Regionale dell’Umbria, dal Consiglio Regionale e dalla politica.
Ero giovanissimo, anche allora pronunciai la frase di Eduardo De Filippo, “Adda passà ‘a nuttata”. Allora la pronunciai nel significato che nel tempo aveva assunto e cioè quello di chi non voglia cambiare. Purtroppo avevo ragione e la crisi della politica lo dimostrò, ahimè, ampiamente.
Nel dibattito in Assemblea di Lega Pro, l’ho pronunciata con il significato originario che c’è in “Napoli milionaria”, la celebre commedia del maestro Eduardo De Filippo.
Siamo all’anno 1945 e l’Italia è da poco uscita dall’incubo della Seconda Guerra Mondiale. Nel terzo atto della commedia, dopo interminabili ricerche hanno trovato il farmaco che potrebbe salvare la vita di Rituccia, la figlia di Amalia e di Gennaro… Il medico esclama “Mo ha da passà ‘a nuttata. Deve superare la crisi”. Gennaro, poi, le pronuncerà quelle parole, andiamo al testo originale: “Le offre una tazzina di caffè. Amalia accetta volentieri e guarda il marito con occhi interrogativi nei quali si legge una domanda angosciosa: -Come ci risaneremo? Come potremo ritornare quelli di una volta? Quando? – Gennaro intuisce ( la moglie è angosciata dalla salute della figlia ma ancor di più dalle ferite che la guerra ha lasciato su tutti loro) e risponde con grande saggezza: -S’ha da aspetta’, Amà. Ha da passà a nuttata-“.
È un monito di ottimismo. Gennaro ha fiducia nel futuro più luminoso rispetto ad un recente passato drammatico. Non è un caso che io questa frase l’abbia pronunciata durante la relazione in assemblea di Lega Pro. L’ho fatto dopo aver ricordato il Rapporto 2022, pubblicato dal Censis, sull’Italia. Il Rapporto sulla situazione sociale definisce “L’Italia malinconica”, il 90% vive nella tristezza e la voglia di restare passivi, sa di subire ingiustizie e non reagisce. Sono gli effetti delle quattro crisi: Covid-19, la Pandemia; l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la guerra al confine di casa; l’impennata e l’alta inflazione; la crisi energetica. Ho spinto a dare, con il fare la riforma del format,anche un segnale al Paese, in senso diametralmente opposto alla negatività, ad investire per cambiare trend, per passare da una situazione certa, negativa ad una sfida per tornare a sorridere e produrre risorse. La Serie C è un campionato bellissimo, pieno di storia, emozione. Ha un’urgenza a cui dover dare una risposta, indicare un progetto forte di sostenibilità economica e di ripresa di contatto con i giovani. Se non lo fa, sarà esposta ad incursioni, ad essere rinsecchita come una riserva indiana. Ricordo la mia infanzia a Gubbio, è stata segnata in modo indelebile da nonna Peppina. Mia dolce e cara nonna, mi hai sempre guidato perché rispettassi le Convenzioni e non temessi, nello stesso tempo, di superarle attraversando la frontiera del già visto. Ricordo le sue parole, me le ripeteva sempre “Non aver paura se vuoi cambiare la tua condizione. E, caro nipotino, quando dovessi decidere di attraversare la frontiera devi sapere che dovrai mettere nel conto la sconfitta”. Ricordo la mia infanzia a Gubbio, segnata dal ricordo di un manifesto “appiccicato” sulle mura della Città. Annunciava una prossima manifestazione politica e c’era impressa una frase “Veniamo da lontano… andiamo lontano”. Camminando lungo le strade medioevali scoprii che su ogni manifesto, una mano ignota, aveva scritto con la matita “Buon viaggio”. Incuriosito e sorpreso mi interrogai sul perché di quella frase scritta a matita e ripetutamente. Conclusi che quel manifesto non descriveva che fare per l’oggi, non c’era raccontata la condizione degli uomini e delle donne, dei ragazzi e delle ragazze della mia età. C’era il passato, si indicava il futuro ma come questi due condizioni di vita importanti si potessero congiungere con la vita di ogni giorno non c’era e quindi, ironicamente, “BUON VIAGGIO”, non ci interessa, non riguarda noi. La mia vita è stata segnata dalla domanda “quando dobbiamo attraversare la frontiera” e, contemporaneamente, dal congiungere sempre storia/radici e futuro/sogno con progetti che indicassero concretamente come costruire “ la fabbrica dei sogni” per quelle nuove generazioni, in particolare, a cui, inevitabilmente, devi passare il testimone, e lo devi fare come mi ha scritto nella dedica al suo nuovo libro Gian Luca Comandini “….con la speranza che l’essersi incontrati sulla stessa strada possa portarci a costruire nuove strade per tutti”. Vi auguro il meglio, ho lavorato bene con voi, anzi sono stato bene. Porto con me gioia, sorriso e speranza perché mi auguro nel cuore che la vostra generazione ( ho detto la stessa cosa alla mia cara nipotina Arianna, ieri sera, che voleva sapere come fosse andata)possa riuscire dove qualcuno ci ha provato e non ce l’ha fatta.
Ho la serenità di dire: “ Io sono fatto così, non cambio, non posso cambiarmi”. A chi ha lavorato con me, in questi giorni duri, ho sempre ricordato Spartacus e la sua uccisione. Gli ho detto che mai era riuscita l’operazione di far diventare governo, leadership chi parte dalla condizione ultima perché sa andare contro, sa lamentarsi e ha terribilmente paura del salto nell’assumere il ruolo di leadership, di governare il processo in prima persona. Lasciate da parte le meschinerie, ci sono sempre e sempre ci saranno, ma se guardassi in quella direzione non capirei l’eccezionale portata della partita che ho giocato e in negativo avrei un unico risultato, sarebbe quello di aumentare la tristezza nel constatare la miseria di uomini “minuscoli”, poveracci. Abbiate speranza, abbiate visione, siate un poco “matti” (Non proprio come me! Non esagerate!). Lavorate e state in una lega eccezionale, unica, a contatto con un pallone che rotolando sul prato verde scatena emozioni. Siete brave, siete bravi, professionalmente. Buon Natale a tutti voi, alle vostre famiglie, ai vostri cari. Io, in ultimo, vi dico una sola parola: Grazie!».