Dal Colonnato di San Pietro a Piazza del Popolo, due giorni in cui la Chiesa abbraccia il mondo dello sport. Tra atleti olimpici, storie di riscatto e valori universali, un evento che guarda oltre il podio
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marco iacobucci
14-15 giugno 2025 – Non è solo una celebrazione religiosa. Non è nemmeno un semplice festival sportivo. Il Giubileo dello Sport, che si è appena aperto a Roma, è un grande atto di incontro tra due mondi che, in realtà, sono da sempre più vicini di quanto si pensi: lo sport e la fede. O, se vogliamo dirla come Papa Leone XIV, “due modi per cercare e costruire speranza, comunità, bellezza”.
Domenica 15 sarà una straordinaria giornata per tutti gli sportivi del mondo. Per due giorni, il cuore della cristianità si è trasformato in una palestra di vita. A San Pietro, tra colonne, atleti e croci, si è giocata la partita più importante: quella dei valori. E non è un caso che a partecipare siano arrivati migliaia tra sportivi professionisti e amatoriali, famiglie, associazioni e dirigenti da ogni angolo del mondo.
Il Giubileo si è aperto con un convegno di respiro internazionale all’Auditorium Augustinianum, significativamente intitolato “Lo slancio della speranza: storie oltre il podio”. Presenti, tra gli altri, Thomas Bach, presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Gordon Hayward, stella NBA, Felipe Massa, ex pilota di Formula 1, Giulia Ghiretti, simbolo paralimpico italiano, e Caterina Banti, velista campionessa mondiale.
Nelle loro parole, un filo comune: lo sport come luogo in cui si cade e ci si rialza. “La medaglia più difficile è quella che non si vede: quella che conquistiamo dentro di noi, nella solitudine degli allenamenti, dopo un infortunio o una sconfitta.”
Piazza del Popolo diventa il Villaggio dello Sport
Nel cuore di Roma, Piazza del Popolo si è trasformata in un villaggio sportivo a cielo aperto. Organizzato in collaborazione con il CONI, ospita bambini, famiglie, curiosi, atleti, giochi, stand, dimostrazioni e racconti. Un piccolo miracolo urbano: dove solitamente passano turisti frettolosi, per due giorni i protagonisti saranno gli sportivi.
Tanti i momenti simbolici: dalla Croce degli sportivi portata in pellegrinaggio fino alla Porta Santa, alla fiamma accesa come segno di pace. La sera, in Trastevere, la proiezione del film culto Momenti di gloria (Chariots of Fire) ha unito epica sportiva e spiritualità in una cornice cinematografica.
Lo sport come “diplomazia della speranza”
“Il mondo ha bisogno di speranza, non solo di record.” È questo il messaggio forte lanciato dal Vaticano, anche attraverso la voce del Cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione. “Lo sport è oggi una delle più grandi forme di linguaggio universale: parla a tutti, credenti e non credenti, ricchi e poveri, giovani e anziani.”
Per questo il Vaticano ha voluto queste giornate del Giubileo: non per celebrare i campioni, ma per riconoscere l’importanza del gesto sportivo come strumento educativo, pacificatore, generatore di relazioni e di inclusione. “Ogni atleta – ha detto Papa Leone XIV – è un missionario di speranza. Nello sforzo, nel sacrificio, nel gioco di squadra, trasmettete un Vangelo silenzioso ma potente.”
Non è la prima volta che la Chiesa cattolica apre le sue braccia al mondo dello sport. Giovanni Paolo II, grande appassionato di sci e montagna, fu tra i primi a parlare dello sport come “palestra di virtù”. Benedetto XVI ne ha sottolineato il valore formativo, Francesco ha più volte indicato lo sport come veicolo di pace tra i popoli.
Il Concilio Vaticano II, nella Gaudium et Spes, già riconosceva nel gioco e nell’attività sportiva una dimensione profondamente umana, capace di far emergere il meglio della persona. E oggi, in un mondo segnato da guerre, individualismo e disuguaglianze, la Chiesa ribadisce con forza: lo sport può essere una strada concreta per ricostruire legami, educare al limite, superare i confini.
Non solo una festa, ma una visione
Il Giubileo dello Sport 2025 non è un evento estemporaneo. È parte di un progetto più ampio della Chiesa per costruire ponti, riconoscere nuovi linguaggi e farsi compagna di viaggio dell’umanità nelle sue espressioni più autentiche. E lo sport, in tutto questo, è un alleato formidabile.
Nel gesto atletico, nella fatica, nella bellezza del corpo che si spinge oltre, c’è una spiritualità nascosta. Ed è forse questo che San Pietro, in questi giorni, ha voluto dirci: la corsa più bella è quella verso l’altro.