Da Ardore, piccolo centro della Città metropolitana di Reggio Calabria, a Tbilisi, in Georgia, dove da domani rappresenterà l’Italia al Campionato Mondiale di Para Powerlifting 2025. È la storia di Anna Morabito, 52 anni, convocata in Nazionale dal direttore tecnico Alessandro Boraschi. Un traguardo che corona un percorso cominciato appena tre anni fa, quando per la prima volta si è avvicinata alla disciplina della panca paralimpica.

Cinque mesi dopo l’inizio, la prima grande affermazione: la vittoria agli Assoluti 2022 a Roma Fiumicino nella categoria 45 kg, accompagnata da un record nazionale con un’alzata da 44 kg. Da allora, una crescita costante: quattro record italiani e un quinto da omologare. Ora gareggerà nella categoria 41 kg con l’obiettivo di confrontarsi con i migliori atleti del mondo nella disciplina paralimpiaca. Noi l’abbiamo intervista per farci raccontare come sta vivendo questo momento.

L’ultima volta che ci siamo sentiti era per il tuo primo record nel 2022. Cosa è cambiato da allora?
«Tecnicamente è cambiato poco: io e il mio preparatore Maurizio Italiano continuiamo a lavorare con la stessa attenzione, la stessa dedizione. Quello che è cambiato davvero è la visibilità: sono diventata testimonial del Comitato Italiano Paralimpico che mi ha dato l’opportunità di promuovere lo sport olimpico e paralimpico nelle scuole, alle manifestazioni pubbliche, agli eventi sportivi. Stiamo girando molto, anche fuori dalla Calabria».

Dal primo record di 44 kg hai continuato a migliorare. A che punto sei oggi?
«Sì, nel tempo ho raggiunto quattro record nazionali. Il quinto è arrivato in una gara regionale, dove ho sollevato 52 kg, ma per essere ufficiale dovrò confermarlo agli Assoluti di Fiumicino a fine maggio. Intanto l’ultimo mio record nazionale è di 50 kg, stabilito nel maggio dello scorso anno. Per avere l’opportunità di entrare in Nazionale, sono scesa di peso e ho iniziato a gareggiare nella categoria 41 kg. È stato un sacrificio notevole perdere quasi 5 kg, ma alla fine in questa nuova categoria sono riuscita a battere sia il mio primato che quello della campionessa in carica, la siciliana Francesca Lombardo».

Quando ti hanno comunicato la convocazione in Nazionale, cosa hai provato?
«È stata una sorpresa totale. Non avevo mai immaginato di arrivare a questo livello. Per me già partecipare e vincere ai campionati nazionali era un traguardo enorme. Mai avrei pensato di potermi qualificare per una competizione internazionale. Non solo per la mia preparazione, ma anche per l’età: non sono certo un’atleta di primo pelo. Ancora oggi, mentre preparo la valigia, mi chiedo: sta succedendo davvero? C’è molta ansia, tanta agitazione, perché temo di non essere all’altezza, ma provo anche una grandissima emozione».

Che significato ha per te poter gareggiare in questo campionato mondiale?
«Un orgoglio indescrivibile. Finora ho gareggiato da tesserata della Federazione, e questo ti consente comunque di partecipare a gare importanti. Ma la Nazionale è un’altra cosa: seleziona atleti che vengono ritenuti meritevoli di rappresentare il Paese. Quando vedi quelle squadre negli aeroporti, tutte vestite uguali con la divisa ufficiale, le ammiri. Ora che sono io ad indossare quella maglia mi sento parte di qualcosa di grande e solo questo mi riempie di felicità».

È la tua prima competizione mondiale. Cosa ti aspetti?
«So benissimo che mi confronterò con atleti più giovani e più esperti. Il mio primo pensiero è riuscire a fare tre alzate valide, perché altrimenti verrei eliminata e non rientrerei nemmeno in graduatoria. Solo questo, per me, sarebbe già un successo. Se poi riesco anche a ottenere un risultato decoroso, sarà una gioia che condividerò con chi mi ha sostenuto: Maurizio, che è la mia guida, e la mia famiglia. Sto vivendo qualcosa che probabilmente non mi capiterà mai più nella vita».

E se ti chiedessi il tuo sogno più grande nello sport?
«Riuscire a conquistare una medaglia, anche di bronzo. Non ambisco al primo posto, so bene il livello delle avversarie. Io sono una mamma che fa sport, e questo per me è un extra, da incastrare tra mille impegni quotidiani. Non ho qualcuno che mi lava la tuta e mi prepara la borsa: faccio tutto da sola, affrontando ogni gara con le forze che ho, e con la fatica di chi si allena dopo giornate intense. Ma proprio questo mi rende fiera di quello che faccio. E se davvero dovesse arrivare anche una medaglia… sarebbe il coronamento di un sogno».