Francesco Altomonte, carattere e ambizioni di un cronista caparbio
VIDEO | Arrivato in Calabria dopo ruggenti anni romani e una laurea in scienze politiche alla Sapienza, torna a casa attratto irresistibilmente dalle sirene della cronaca giudiziaria: la sua vera, grande passione
Francesco Altomonte ha “quella faccia un po' così, quell'espressione un po'così, che abbiamo noi che siamo nati a Taurianova”… ma poi ce ne siamo andati a studiare a Roma, ed abbiamo deciso di iniziare a scrivere. Ha la smorfia scanzonata di chi pensa “che ci faccio qui?”. La stessa che potresti ravvedere in faccia ad un marinaio di lungo corso, trovatosi un giorno per caso, per destino o per passione, a fare il giornalista.
La grande bellezza
Certo è che dopo anni universitari ruggenti nella Capitale della Grande Bellezza che lo avevano visto esordire nella testata dell’ateneo (una delle prime redazioni on line d'Italia); dopo la laurea in Scienze Politiche alla Sapienza; dopo una vita studentesca divisa tra feste universitarie e redazioni; dopo notti bianche alternate a domeniche allo stadio come corrispondente, sorretto da dosi massicce di caffè Borghetti per resistere al sonno; dopo la creazione di una cooperativa di giornalisti; e dopo aver scritto per una testata destinata al mondo delle scommesse sportive, Altomonte torna in Calabria.
Il fascino discreto della cronaca
La colpa, o il merito va atrribuito alle sirene irresistibili della cronaca giudiziaria: la sua passione, il suo talento, la sua capacità più evidente. Il giornalista, quindi, un bel giorno, ripercorre a ritroso la Salerno Reggio Calabria: ed inizia a collaborare con i quotidiani regionali. «Era un periodo insolito per me – racconta -. Sarà stato febbraio, ero rientrato per pochi giorni, e vengo contattato da Agostino Pantano, all’epoca corrispondente per Calabria Ora. Fatto sta che decido di provare, tanta era la passione per la giudiziaria. All’inizio, i primi tempi, ero entrato come corrispondente dalla piana di Gioia Tauro. E a quel periodo risale la conoscenza e l’amicizia con Pietro Comito. Poi, nel giro di qualche tempo, divento caposervizio. E lì rimango fino al 2014, anno della chiusura della testata. Negli anni successivi, faccio altre esperienze, da quelle nella redazione de Il Garantista all’ufficio stampa del festival della letteratura e del diritto. E alla fine, arriva l’incarico per la Gazzetta del Sud».
Il mentore, Pietro Comito
Nel frattempo, però, Pietro era entrato in LaC. Da lì, il contatto, il ponte che permette al giornalista di approdare alla corte del network controllato dal Gruppo Pubbliemme. «Fu Comito, nel 2018, a fare da tramite per farmi entrare in redazione. e così, dopo un colloquio con l'editore, da un anno, sono qui, sempre come corrispondente della Piana, ed ultimamente, sempre più spesso, nella redazione centrale di Vibo Valentia. In questo network ho trovato un livello di professionalità altissimo, ed uno standard tecnologico all’avanguardia nel Mezzogiorno, che ci ha fatto crescere tutti. Mai e poi mai avrei detto di poter diventare giornalista televisivo, tanta era la mia diffidenza nei confronti delle telecamere: ed invece, eccomi qua».
Anni di militanza
Oggi Altomonte sorride, ripensando alle esitazioni dei primi tempi. Giornalista maturo e disinvolto, è uno dei corrispondenti più apprezzati. E se sul web riverbera la maturità datagli dalla carta stampata, suo habitat naturale, acquisita nel sottobosco delle redazioni romane dove si è fatto le ossa in anni di militanza dura e pura, essere oggi un anchorman lo rende da un lato discretamente orgoglioso, e dall’altro lo meraviglia. «Non avrei mai detto di poter diventare un giorno un giornalista televisivo - dice di se stesso -. La telecamera, in qualche modo, mi aveva sempre intimidito». E che non sia più così, lo si capisce dalla brillantezza e dalla fluidità con la quale registra le sue cronache, puntuali, da Gioia, dalla sua Palmi, e all’occorrenza dall’intera regione.
Oggi, la presenza di Altomonte in redazione è diventata sempre più importante e strategica. Lui, dal canto suo, ha una sola ambizione: poter lavorare, un giorno, ad un progetto più ampio, più complesso. «Vorrei poter seguire un reportage, un’inchiesta impegnativa, affrontare tempi televisivi e giornalistici più lunghi. Insomma, dedicarmi ad un lavoro che possa permettermi di abbandonare per una volta l’immediatezza della cronaca, la tempestività del quotidiano, e raccontare la Calabria con un taglio più ampio. La nostra regione è tanto bella, e proprio questo lavoro televisivo mi ha fatto scoprire le mille potenzialità di questo linguaggio, le storie che si possono raccontare, le sfumature della narrazione».