L’allarme

Buona parte della Calabria è in una condizione di “siccità severa”, preoccupanti gli ultimi dati Ispra

Occorrerebbero svolte politiche immediate volte a conservare la pioggia delle alluvioni, al riuso dell’acqua potabile, alla sistemazione della rete idrica. Va ancora peggio in Sicilia 

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di Massimo Tigani Sava
22 marzo 2024
12:52

Allarme siccità. È una cosa seria, grave, che mette a rischio non solo la qualità della nostra vita, ma tutto il sistema economico e produttivo, a partire dal turismo estivo che per la Calabria e il Sud è una sorta di “manna dal Cielo” che arriva ogni anno per alimentare pil e lavoro, per passare all'agricoltura. L’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) pubblica periodicamente il bollettino Siccità. Questo preziosissimo bollettino, che ha il beneficio del rigore scientifico, utilizza e calcola l’indice SPI (Standardized Precipitation Index), un indicatore statistico basato sul confronto tra le precipitazioni registrate in un determinato luogo e in un determinato periodo misurato in mesi (da 3 a 24) confrontato con gli anni passati. Citiamo proprio Ispra, a costo di scivolare sul tecnico, ma la drammaticità generale della questione lo merita: «Il calcolo dello SPI si basa sull'analisi di una serie storica a lungo termine di osservazioni di precipitazione aggregate su un determinato intervallo temporale. Lo SPI fornisce un’indicazione sulla relazione tra la quantità di precipitazione caduta in un determinato intervallo di tempo e la sua climatologia, portando così a definire se l’area monitorata è affetta da condizioni di siccità oppure no. Valori negativi di SPI corrispondono a periodi più secchi rispetto alla climatologia, ossia indicano un deficit di precipitazione (siccità), mentre valori positivi di SPI corrispondono a periodi più umidi, ossia indicano un surplus di precipitazione. Maggiore è la distanza dalla norma (climatologia), maggiore è la severità dell’evento».

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Analizziamo ora i dati emersi dal bollettino Siccità dell’Ispra diffuso a febbraio 2024. Lo SPI a 12 mesi è negativo in un range compreso tra -1,5 e -1,0 per tutta la Sicilia e una porzione meridionale di Calabria che va dalla Piana di Gioia Tauro, sul Tirreno, fino ai confini meridionali del Golfo di Squillace, sullo Jonio, comprendendo tutta l’area dello Stretto di Messina e quindi di Reggio, che è la città più popolosa della regione, e del suo hinterland. Nel range, sempre negativo, compreso tra -1,0 e -0,5 rientra tutto il resto della Calabria, tranne una ristretta fascia del Pollino che è stata inserita nel range che va da -0,5 a -0,0. La condizione di SPI negativo più grave riguarda la Sicilia, mentre quella con valori tra -1,0 e 0,0 tocca anche la Sardegna meridionale, la Basilicata meridionale, piccole porzioni di territorio costiero tirrenico campano. Tutto il resto d’Italia ha uno SPI a 12 mesi, calcolato a febbraio 2024, che va da 0,0 a +1,5. Lo SPI a 6 mesi offre, invece, un quadro più grave perché include nel range compreso tra -2,0 e -1,5 l’intera Sicilia e metà Calabria fino a comprendere oltre che le province di Reggio, Vibo e Catanzaro anche buona parte di quella di Crotone. Da -1,5 a -1,0 la provincia di Cosenza.


Spero di essere stato sufficientemente chiaro. I rapporti diffusi da Ispra, che monitora le condizioni di siccità in Italia e in Europa con mappe mensili, e quindi quantifica, attraverso lo SPI, il surplus o il deficit di precipitazioni che è detto “siccità”, dovrebbero attivare immediati processi virtuosi in Calabria e nella vicina Sicilia. In un’apposita tabella Ispra spiega che il range che va da -2,0 a -1,5 viene definito di “Siccità severa”, mentre quello tra -1,5 e -1,0 come “Siccità moderata”. Solo l’oscillazione tra -1,0 e 1,0 viene etichettata come “nella norma”. Abbiamo appena visto come nella scala temporale di sei mesi proposta dal bollettino Ispra di febbraio 2024 buona parte della Calabria si trovi in una condizione di “Siccità severa”.

Chiudiamo con l’ultimo dato scientifico. Lo stesso Ispra il 15 marzo 2024 ha pubblicato un documento intitolato “Lo stato di severità idrica a scala nazionale”. Per l’intera Italia del Sud è stato considerato uno “Scenario di severità critica bassa”, in cui, si legga molto bene, “la domanda idrica è ancora soddisfatta, ma gli indicatori mostrano un trend peggiorativo”. La Sardegna è in una condizione di “severità critica media” e la Sicilia, purtroppo, di “severità critica alta, nella quale la risorsa idrica non risulta sufficiente a evitare danni al sistema”.

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Il problema siccità, in vista dei possibili disagi immediati e di condizioni potenzialmente più gravi da qui a breve, va affrontato subito, auspicando comunque che qualche “miracolo climatico” faccia cadere molta pioggia in primavera o a inizio estate. È ovvio, però, che non ci si può affidare al caso o a improbabili “danze della pioggia”. L’emergenza siccità è ormai, a tutti gli effetti, un dramma globale e anche mediterraneo. Forse a breve l’acqua costerà più del petrolio. La Calabria è ricca di risorse idriche, ma ne sprechiamo tantissime, non le gestiamo in modo ottimale, non sappiamo farne tesoro. Non abbiamo saputo, ad esempio, raccogliere in appositi invasi, la pioggia che, considerato il cambiamento climatico, precipita in quantità enormi durante alluvioni anche disastrose. In pochi minuti sul suolo calabrese, come ci raccontano le cronache di questi ultimi anni, cadono quantità enormi di pioggia che andrebbe incanalata, salvata, conservata e poi distribuita nei periodi di siccità. Occorrerebbe poi investire molto sulla rete idrica che in moltissime situazioni è vetusta e quindi disperde molto prezioso liquido. E poi incentivare anche a livello condominiale o addirittura casalingo il recupero dell’acqua potabile, e magari l’utilizzazione dell’acqua piovana per annaffiare i giardini.

Le tecnologie moderne offrono tante soluzioni razionali e gli investimenti in quest’ambito strategico, prima di tutto politico-culturali e poi economici, produrrebbero anche sviluppo sano e lavoro. Sveglia. Non aspettiamo di soffrire la sete e di vedere il verde pubblico rinsecchito o le piante dei nostri giardini bruciate dal sole. Pensiamo meno ai divertimenti estivi e di più all’acqua. Ma facciamolo subito. Perché senz’acqua ci sarà poco da divertirsi!

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