Smaltimento rifiuti

Ato Cosenza, due anni ad annacare il pecoro per arrivare a costruire l’Ecodistretto a Rende

INTEVISTA | Si prospetta la possibilità di allocare l'impianto di trattamento dei rifiuti al posto dell'ex inceneritore di Coda di Volpe oppure nell'area dell'ex Legnochimica con contestuale bonifica del sito

di Salvatore Bruno
26 luglio 2021
22:00
Il presidente dell’Ato Cosenza Marcello Manna con il vicepresidente Vincenzo Granata
Il presidente dell’Ato Cosenza Marcello Manna con il vicepresidente Vincenzo Granata

Per lungo tempo si è menato il can per l’aia, proponendo soluzioni a iosa, da Roggiano Gravina, ad Acri, a Morano Calabro, a Castrovillari, fino a Villapiana, messa sul tavolo dal Capitano Ultimo in persona. Tutto inutile. L’Ecodistretto, impianto necessario insieme alle discariche di servizio, per rendere autonoma la provincia di Cosenza nell’ambito del ciclo dei rifiuti, non lo vuole nessuno.

Rende e la doppia soluzione

Quasi nessuno. Perché all’orizzonte si profila una doppia soluzione con il coinvolgimento del Comune di Rende. La prima individua l’area dell’ex inceneritore di contrada Coda di Volpe, uno stabilimento industriale vetusto e da smantellare. Al suo posto potrebbe essere costruita l’agognata piattaforma. L’altra soluzione prevede invece la realizzazione di due impianti separati di dimensioni meno ingombranti e quindi con minore impatto ambientale. Quello destinato allo smaltimento dell’organico ed alla produzione di biocompost potrebbe andare a Grimaldi, nei pressi dello svincolo autostradale. L’altro per il riciclo di multimateriale e vetro, sarebbe costruito nell’area dell’ex Legnochimica, sempre a Rende, debitamente bonificata.


Qualcuno ha annacato il pecoro?

Considerato che fin dalla costituzione, il presidente dell’Ato rifiuti è proprio il sindaco di Rende Marcello Manna, viene il dubbio, per usare una metafora cara al presidente della Regione Nino Spirlì, che per due anni si sia annacato il pecoro per arrivare a soddisfare i desiderata del primo cittadino del Campagnano, arrivando alla conclusione di un percorso che fin dall'inizio, era stato prefigurato dagli osservatori più scaltri. «Solo chi non ha seguito l’evolversi della vicenda può affermare questa cosa – replica Manna – Dal primo documento approvato l’Ato ha chiesto alla Regione di attivarsi per individuare il sito in cui costruire l’impianto e le relative discariche. Ci siamo autocommissariati per questo».

Il tramonto di Villapiana

Ma non è servito poiché il commissario nominato dalla Regione non ha dato risposte utili. Nel frattempo, come detto, sta rapidamente tramontando l’ipotesi Villapiana: la delegazione di un comitato contro l’Ecodistretto ha manifestato davanti l’ingresso della Sala Consiliare di Rende dove i sindaci dell’Ato si sono riuniti in assemblea. «È stato indicato un sito non idoneo – dice Franco Tirotta, uno dei rappresentanti del comitato stesso – Villapiana è una cittadina votata al turismo e all’agricoltura. Il nostro sindaco, Paolo Montalti, unilateralmente ha assunto la decisione di proporre un sito in cui dovrebbero confluire 400 tonnellate di spazzatura, a pochi metri dalle abitazioni e dall’azienda in cui si produce il riso di Sibari, un’eccellenza apprezzata in tutta Europa».

La protesta dei comitati di Rende

Ma sono pronti alle barricate anche i cittadini di Rende residenti nelle contrade a ridosso della zona industriale, già sfiancati dalla convivenza con un altro impianto di trattamento di rifiuti, quello di Calabra Maceri, con la centrale a biomasse e con una impennata di casi di cancro su cui ancora non si è indagato abbastanza. Abbiamo raccolto la testimonianza di Franca Salerno, una delle portavoci dell’Associazione Crocevia.

Giornalista
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