Niente di certo

Bonifica di Crotone, il ministero convoca nuovamente le parti per individuare le discariche. Ma era già tutto deciso

Sulla destinazione dei rifiuti che scaturiranno dal risanamento dell’ex area industriale si gioca una partita ambigua. Nel 2019 era stato stabilito che sarebbero stati smaltiti fuori regione. Ora invece si torna a parlare di trattenerli in Calabria

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di Massimo Clausi
28 marzo 2024
16:00

Sulla bonifica dell’ex area industriale di Crotone montano ogni giorno di più le polemiche, ma le parole non bastano a rimuovere i rifiuti che sono sempre lì ad avvelenare il territorio.

C’è però una novità ovvero l’ennesima convocazione di una conferenza dei servizi presso il Mase chiesta da Eni. L’appuntamento è per il prossimo 3 maggio e si prevede la partecipazione in video collegamento del commissario straordinario della bonifica del sito di interesse nazionale di Crotone, Emilio Errigo, i rappresentanti di Eni Rewind ed Edison, e i tecnici degli enti pubblici: ministeri dell'Ambiente e delle Imprese e del Made in Italy, Comune e Provincia di Crotone, Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Crotone e Catanzaro, Ispra, Isin, Arpacal, Prefettura, Inail, Asp e Iss.


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L’Ispra sarà chiamato ad «esprimere – si legge nella lettera di convocazione della Cds firmata dalla dirigente ministeriale Luciana Distaso – il «parere» sulle «verifiche delle discariche esistenti sul territorio nazionale idonee al conferimento dei rifiuti prodotti dalle attività di bonifica previste nel Pob Fase 2».

Com’è noto la Conferenza dei servizi del 2019 prevedeva lo smaltimento dei rifiuti dell’ex area industriale di Crotone fuori dalla regione, avendo la Calabria già versato un contributo salato in termini ambientali. Dal 2019 ad oggi, però, non si è mosso nulla e sta avanzando invece l’idea di conferire il materiale nella discarica di Columbra.

La Cittadella s'è sempre rifiutata di accogliere l'istanza della multinazionale di modificare il vincolo che obbliga quest'ultima a smaltire fuori regione i rifiuti. «L’interesse primario» – ha scritto il ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica in una recente nota - «è di consentire l’avvio delle operazioni di rimozione delle discariche fronte mare, a fronte del rifiuto» della Regione «di provvedere autonomamente sull'istanza presentata dalla società Eni Rewind». Da qui la decisione del Mase di «avviare il procedimento» che potrebbe consentire all'Eni Rewind (subentrato a Syndial nella titolarità del sito industriale dismesso) di portare le scorie pericolose nel vicino impianto della Sovreco, con gli interventi che inizierebbero entro il 2024.

La domanda da porsi però è perché adesso si avvia una nuova conferenza di servizi a fronte di alcune evidenze. La prima è la conferenza dei servizi del 2019 che sul punto è chiarissima. La seconda è che il 19 giugno del 2023 il consiglio regionale ha approvato una mozione (la n°58) firmata da tutti i capogruppo e votata all’unanimità, avente ad oggetto proprio la bonifica dell’area Sin di Crotone e la quale impegna la giunta regionale a "coordinare l'insieme delle istituzioni calabresi tese a contrastare, anche in sede giudiziaria, il tentativo di Eni di stravolgere il deliberato della conferenza dei servizi” ed a “sostenere in sede governativa e nello specifico tramite il ministero dell’Ambiente, della Salute e dello sviluppo economico le ragioni delle istituzioni calabresi”.

Non solo ma bisognerebbe chiedersi perché una nuova conferenza dei servizi a distanza di circa un anno dall’ultima che si è tenuta sempre al Mase giusto i primi di maggio del 2023 che si è conclusa negativamente rispetto all’ipotesi di modifica del piano di bonifica. Nel verbale si legge che “acquisite le posizioni degli enti (Provincia di Crotone, Comune di Crotone e Regione Calabria) ritiene che il procedimento avviato con istanza del 28/10/2022 acquisita al protocollo Mase il 10/11/2022 non possa proseguire in ragione della dichiarata immodificabilità del destino dei rifiuti che, anche per i rifiuti diversi da quelli tenorm contenenti amianto, deve trovarsi fuori regione”.

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Cosa è cambiato a distanza di un anno? Molto probabilmente l’atteggiamento delle istituzioni calabresi che oggi sono molto più possibiliste sul cambio di destinazione finale dei rifiuti. Né può valere fino in fondo la circostanza che non vi siano siti idonei ad accogliere i rifiuti speciali derivanti dalla bonifica perché questo è dovuto anche all’inerzia della stessa Eni che in sei anni non si è attivata per rispettare quanto previsto nella conferenza dei servizi del 2019 e più volte ribadito dalle istituzioni calabresi.

Lo stesso presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto, oggi sul punto si è rimesso alla volontà dei territori. Il sindaco Voce, invece, si è lanciato in una polemica contro l’ex presidente della Regione, Mario Oliverio, sotto la cui amministrazione era stata firmata la Conferenza dei Servizi.

«Rispetto al tentativo di rimuovere il vincolo che impone ad Eni di portare i veleni del sito industriale fuori dalla Calabria le Istituzioni preposte devono semplicemente dire cosa pensano - dice oggi Mario Oliverio -. La Conferenza dei Servizi conclusa ad ottobre del 2019 ha approvato il piano di bonifica ponendo il vincolo che i veleni devono essere smaltiti fuori della Calabria in apposite discariche. I tentativi da parte di Eni di rimuovere il vincolo non sono mancati in questi anni e responsabilmente sono stati giustamente respinti. D'altronde la prescrizione di portare i veleni fuori dalla Calabria non è frutto di un capriccio o di pregiudizi verso Eni ma di una decisione assunta sulla base dei pareri di autorevoli Istituzioni Scientifiche con valutazioni e pareri che sono stati determinanti anche al fine di addivenire alla prescrizione del vincolo che oggi Eni insiste a voler rimuovere».

«È evidente che si tratta di un tentativo - dice Oliverio - dettato esclusivamente da mero calcolo economico. Si tenga conto che da parte di Ispra nel 2012 si quantificò il danno ambientale in circa 1 miliardo e 800 milioni di euro, cifra che a distanza di oltre dieci anni andrebbe attualizzata. La salute dei cittadini non può essere svenduta. Chi ha inquinato deve pagare. Crotone ed i crotonesi devono essere risarciti quantomeno attraverso precise garanzie ed azioni per una reale bonifica. Il fattore di pressione di cui parla il Sindaco di Crotone, non c'entra nulla rispetto al vincolo del quale Eni chiede la rimozione. Il vero fattore di pressione è quello esercitato da chi vuole lasciare i veleni a Crotone. Il Sindaco Voce lo sa bene. Per questo, a differenza dei tanti maliziosi, noi vogliamo continuare a credere che a dette pressioni risponderà con coerenza rispetto alle battaglie ambientaliste grazie alle quali è divenuto Sindaco della città di Crotone». I cittadini di Crotone aspettano, ma non da oggi bensì da sei anni.

Giornalista
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