L’allarme

Erosione costiera, il mare divora le spiagge di Crosia e Calopezzati e distrugge case e strade

VIDEO | I due centri della costa ionica cosentina hanno perso nel corso degli anni decine di metri di arenile. Le cause sono diverse come spiega l'ex presidente del Wwf Sila Greca Fabio Menin

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di Matteo Lauria
9 settembre 2021
15:00

Il mare avanza, produce erosione, prende terreno e in alcuni tratti si è portato a ridosso di case costruite lungo la costa. Due i punti sotto osservazione: i 120 metri di spiaggia persi a Crosia e i 20 metri persi a Calopezzati.

Qui il mare ha inghiottito case, strade, infrastrutture Le cause sono diverse - afferma Fabio Menin - già presidente del Wwf-Sila Greca: «A Crosia le grandi quantità di detriti sabbiosi e ciottolosi prelevati dal Trionto, il principale corso d’acqua locale, utilizzati per la costruzione dell’abitato del paese e anche delle frazioni confinanti che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, sono stati tolti alla circolazione naturale che li porta sulla spiaggia. La costruzione di case e strutture lungo la costa di Mirto-Crosia è avvenuta sopra le dune preesistenti, quindi la riserva di sabbia naturale della zona costiera locale è stata distrutta, ed anche le briglie costruite per rallentare la velocità dell’acqua del Trionto e controllare il fenomeno franoso nelle aree adiacenti il corso d’acqua hanno contribuito a trattenere una certa quantità di detriti sabbiosi».


«C’è poi un aspetto naturale nell’erosione sulla spiaggia di Mirto-Crosia - continua l’ambientalista - dovuto al cambiamento delle correnti prevalenti nel mare avvenuto alla fine dell’ottocento: questo ha fatto si che la foce del Trionto si spostasse verso nord ovest riversando quindi la sabbia e i detriti verso la zona della Fossa (Rossano) e della Zolfara (Rossano) facendo diminuire l’apporto di detriti sabbiosi alla zona di Mirto-Crosia, ma questo è un fenomeno naturale lentissimo».

A Calopezzati il mare ha raggiunto le case

A Calopezzati il fenomeno è più recente. E molto è dipeso dalla mano dell’uomo. Gli anni presi in considerazione è il decennio 1970/80, quando nella zona adiacente la destra di foce del torrente Fiumarella la linea di costa arretra di una quindicina di metri o poco più. «Qui lo spazio costiero vicino alla spiaggia è stato edificato coprendo tutta l’area antistante e la duna preesistente ed ora molti giardini delle villette esistenti sono stati attaccati dal moto ondoso, distrutti e ricostruiti o protetti con massi. In questo caso le opere dell’uomo sono state costruite vicino ad una foce di un corso d’acqua dove il moto ondoso è molto più forte, perché quando l’onda sbatte contro la punta di foce nel mare si produce la cosiddetta onda rifratta che si assomma alle altre e rafforza il moto ondoso. Anche nel torrente Fiumarella vi sono briglie di sbarramento che hanno trattenuto una parte del detrito sabbioso e ciottoloso».

Ad aggravare il fenomeno «l’innalzamento del livello del mare a causa dello scioglimento dei ghiacciai in seguito al cambiamento del clima indotto dall’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera che finora ha avuto effetti limitati in questo tratto di costa, ma che proseguirà in questo secolo e avrà certamente effetti sicuri di aumento del fenomeno erosivo».

Le misure a contrasto

Tra le misura a contrasto occorrono studi preliminari su tutto il territorio interessato a partire dai fondali marini. Poi un attento monitoraggio della costa e dei corsi d’acqua, oltre che delle correnti marine prevalenti: «Si possono realizzare opere nel mare come barriere soffolte o anche pennelli che trattengono la circolazione della sabbia, facendo molta attenzione perché se non opportunamente calibrate sulle caratteristiche del mare e della costa locale possono creare danni alla circolazione del detrito nel mare nei tratti adiacenti aumentando così il fenomeno erosivo. La Calabria ha conosciuto nelle zone tirreniche centrali e settentrionali, un imponente fenomeno di perdita di spiagge che è stato aggravato anche da opere di difesa nel mare mal costruite. In alcune aree costiere italiane si è provveduto a ricostruire le spiagge prelevando sabbia con le medesime caratteristiche di quella perduta nella spiaggia cercando di ricostruire gli arenili erosi dal mare. Questa opera di ripascimento ha avuto esito favorevole solo in poche zone ove sono stati condotti studi molto approfonditi sulle dinamiche del territorio locale».

Si rende necessario un intervento sinergico tra i comuni interessati, la Regione Calabria, la Capitaneria di Porto, unitamente all’apporto di Università specializzate.   

Giornalista
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