Il membro del consiglio nazionale dell’associazione Amici della Terra punta il dito contro il «guazzabuglio derivante dalle imprecisioni dei Comuni, della Regione, dell’Arpacal e del Ministero della Salute»
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«Mentre sui social si rileva il proliferare di commenti, proteste e pareri di “esperti tuttologi” dei mari della Calabria, si continua ad ignorare la necessità di informarsi e di essere informati sulla qualità delle acque marine di balneazione in ogni punto delle coste dell’Unione Europea per come imposto alle istituzioni locali e nazionali dalla normativa vigente. In particolare, per garantire la tutela della salute pubblica, non può essere ignorato che il tratto costiero, segnalato da Arpacal al sindaco di Lamezia per la presenza di Escherichia coli in quantità superiore ai limiti imposti dalla normativa vigente per la idoneità alla balneazione, è localizzato fuori del territorio comunale di Lamezia Terme». A denunciarlo è il geologo Mario Pileggi, membro del consiglio nazionale dell’associazione Amici della Terra.
«Com’è noto – prosegue – il sindaco di Lamezia Terme, “ravvisata l’inderogabile esigenza di tutelare la salute pubblica” ha emesso l’Ordinanza N. 29 del 25/06/2025 avente per oggetto il divieto temporaneo di balneazione nel tratto costiero “Lido Marinella – id 16001”. In realtà, sul portale delle acque di balneazione del Ministero della Salute, lo stesso tratto costiero è localizzato con dettagliate coordinate geografiche all’interno del comune di Gizzeria ma non risulta nell’elenco delle “Aree adibite alla balneazione” dello stesso comune».
«Per come ripetutamente evidenziato dagli Amici della Terra, lo stesso tratto “Lido Marinella” IT018079160001, ubicato nel territorio comunale di Gizzeria, compare invece nell’elenco delle “Aree adibite alla balneazione del comune di Lamezia Terme” – evidenzia Pileggi –. Ma c’è di più: nel mentre era in vigore l’ordinanza di divieto di balneazione per inquinamento, lo stesso tratto di spiaggia “Lido Marinella” nelle mappe del Ministero della salute e dell’Unione Europea, veniva indicato balneabile e con acque di qualità eccellenti».
«Questo guazzabuglio derivante dalle imprecisioni da parte dei comuni, della Regione, dell’Arpacal e del Ministero della Salute sulla localizzazione delle aree di balneazione, oltre a non garantire la tutela della salute dei bagnanti, ha suscitato allarme e preoccupazioni nei cittadini del comune di Lamezia Terme in realtà non interessato dal divieto – continua il geologo –. Preoccupazioni particolarmente avvertite e pubblicamente manifestate dal presidente del “Consorzio Marinella” con 600 unità abitative nel quartiere residence Marinella di Lamezia Terme. Preoccupazione, nei giorni scorsi non fondata perché il tratto di spiaggia utilizzato dai residenti del Consorzio “Marinella” come quello del lungomare di Lamezia Terme, ricadono nell’area adibita alla balneazione denominata “Località Cafarone” che dal primo maggio risulta, senza soluzione di continuità, balneabile e di qualità eccellente».
«In pratica, il divieto di balneazione posto in corrispondenza dei 1.167 metri di spiaggia del comune di Gizzeria, invece di essere percepito dai bagnanti del comune interessato, ha determinato preoccupazioni e allarme nei cittadini del comune di Lamezia Terme – chiarisce Pileggi –. Imprecisioni, incongruenze e carenze sono presenti in altri tratti di costa dei comuni bagnati dal Tirreno e dallo Jonio calabrese».
«D’altra parte, anche in piena stagione balneare lungo i 670 chilometri di costa adibita alla balneazione non è per niente facile individuare dove sono localizzati i 649 punti di prelievo di ogni tratto costiero della Regione – aggiunge –. Come risulta difficile individuare dove inizia e dove termina il divieto permanente di balneazione per inquinamento esistente su numerosi tratti di spiaggia che complessivamente raggiungono varie decine di chilometri».
«Va ribadito – sottolinea – che per ogni singolo tratto, adibito e non adibito alla balneazione c’è l’obbligo di garantire la tempestiva informazione sulla condizione del litorale, delle acque marine e di ogni altro dato, aspetto e fenomeno che può incidere sulla stessa condizione. Informazione necessaria sia per evitare rischi alla salute dei bagnanti sia per garantire la diffusione delle conoscenze su dinamiche e cause dell’inquinamento e consentire ai cittadini di pretendere i necessari interventi di risanamento da parte degli Enti preposti. Informazione che deve essere assicurata, con modalità indicate da precise norme e dettagliate direttive dell’Unione europea. Modalità che, tra l’altro, prevedono specifica cartellonistica da esporre come si fa in molte regioni dotate anche di specifici siti web aggiornati in tempo reale».
«In Calabria si continua con le “carenze informative” – conclude Pileggi – denunciate nelle relazioni sull’inquinamento delle acque di balneazione della Corte dei Conti e in tutti i rapporti sullo stato di salute dei mari degli Amici della Terra».