Mare sporco

Da Nicotera la denuncia sul “negazionismo” delle istituzioni: «Non sanno risolvere il problema e lo negano»

Secondo l'associazione Difesa Diritti del Territorio, Arpacal e Comuni «continuano a guardare da un’altra parte». L'annuncio: «Promuoveremo tutte le iniziative utili alla tutela degli interessi collettivi»

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di Redazione
15 luglio 2023
21:54
Il mare di Nicotera nei giorni scorsi
Il mare di Nicotera nei giorni scorsi

«Dopo averci negato il diritto alla tutela della salute, ci negano anche  il diritto di fare il bagno in acque pulite. E così, mentre sul litorale nicoterese residenti, vacanzieri, operatori turistici e commerciali esternano quotidianamente la loro rabbia per il mare che non sa più d’azzurro chiedendo interventi immediati per salvare l’estate, enti e istituzioni continuano a guardare da un’altra parte. Non vedono, non sentono, si allontanano sempre più dai bisogni della gente». Lo affermano in una nota gli esponenti dell’associazione Difesa Diritti del Territorio a proposito delle condizioni del mare di Nicotera. Un’ampia spiaggia, per il sedicesimo anno consecutivo Bandiera verde, e acque azzurre che non di rado “si sporcano” con chiazze o strisce che vanno dal verde al marrone. Una situazione di cui LaC si è occupata, raccogliendo la delusione di bagnati e operatori turistici. 

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«Enti e istituzioni - aggiungono dall'associazione -, col loro operato, ci umiliano, ci offendono, ledono la nostra dignità. Sono convinti di parlare a un gregge di pecore  che non sa più manco belare. E, per il mare sporco, hanno posto in essere una nuova strategia: non essendo capaci di risolvere il problema negano che lo stesso esista!».


Quindi il riferimento ad Arpacal: «Con un recente documento, il commissario straordinario dell’Arpacal, Emilio Errigo – l’ennesimo generale paracadutato in una Calabria ritenuta, evidentemente, terra di incapaci – prima si lancia in una sconcertante esaltazione del governatore Occhiuto, poi conclude sostenendo che "le acque e i fondali marini della Regione Calabria sono, per oltre il 90% dei suoi circa 800 chilometri di coste bagnate dal mare, fruibili e balneabili" e, quindi, "il mare della Calabria è vivo, balneabile e gode di buona salute". Sganciato dalla realtà, ignora la situazione di Nicotera, Pizzo e altre zone rivierasche calabresi».

E ancora, proseguono gli esponenti di Difesa Diritti del Territorio: «Martedì 11 luglio, il prefetto Paolo Giovanni Grieco convoca nella sua sede il presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto, il comandante della Capitaneria di Porto di Vibo e i sindaci della costa tirrenica vibonese. A seguire, da una nota prefettizia si apprende che nel corso dei lavori "ogni sindaco ha fatto il punto della situazione del territorio di competenza e le parti intervenute si sono dichiarate soddisfatte anche in ragione degli esiti delle verifiche finora effettuate a mare" e che "i fenomeni anomali registrati sono tutti riconducibili a fenomeni puntuali ed occasionali". Un valzer di ipocrisie e contraddizioni!».

«Atteso, peraltro, che non c’è stata nessuna presa di distanza dai contenuti della nota, dobbiamo dedurre che anche il sindaco di Nicotera s’è dichiarato soddisfatto omettendo, quindi, di difendere, per evidenti interessi di parrocchia politica, "il sacrosanto diritto dei cittadini e dei commercianti – sono parole sue – di avere un mare pulito". In sostanza, si è allineato al “negazionismo” istituzionale optando, probabilmente, per il prosieguo di una campagna promozionale ingannevole che aggrava ulteriormente la situazione e inasprisce a dismisura il malumore del popolo delle vacanze».  

L'associazione, quindi, nell’esprimere «piena solidarietà a cittadini, vacanzieri e operatori turistici e commerciali, promuoverà, nell’immediato, tutte le iniziative ritenute utili alla tutela degli interessi collettivi e, ove necessario, chiederà il sostegno dell’intera cittadinanza per marciare compatti contro il muro di gomma che grava sul territorio. Minacce, querele, sconveniente uso dei social verso chi esercita la legittima libertà di critica, sono tutti elementi che dividono anziché unire e che, per certo, non aiutano la città a tornare ai livelli che le competono per storia, beni culturali e bellezze paesaggistiche». 

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