Scadono le concessioni idroelettriche in vigore da 60 anni: la Regione punta a un nuovo modello di gestione, più equo tra uso potabile, irriguo e industriale. Nel mirino anche il caso Crotone. Si va verso una società pubblica per invasi e dighe
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Il 2029 rappresenta per la Calabria l’anno della vera svolta nella gestione delle risorse idriche. Dopo aver subito per quasi sessant’anni – senza poterle contestare - condizioni non esattamente vantaggiose, contenute in convenzioni anacronistiche perché risalenti al secolo scorso, si apre adesso uno scenario del tutto inedito. La Regione potrà per la prima volta stabilire modalità più eque di sfruttamento delle proprie risorse, in particolare quella idrica divenuta oggi più che mai strategica per le implicazioni sul piano ambientale e produttivo.
L’appuntamento da segnare in rosso
Nel 2029 scadranno infatti le concessioni di grande derivazione d’acqua ad uso idroelettrico, la cui titolarità è passata di mano in mano dal 1968 ad oggi a società private che hanno continuato a sfruttare le risorse idriche calabresi a fini industriali, con clausole incapaci di tener conto dei mutati fabbisogni idrici per i diversi comparti: in testa il potabile e l’irriguo.
Intenzioni future
A quell’appuntamento, tuttavia, bisognerà arrivare preparati. Già quest’anno si è iniziato a gettare le basi per la costruzione, si spera, di un sistema moderno e in grado di affrontare le future sfide poste dai cambiamenti climatici e dalla transizione energetica. E un primo assaggio delle intenzioni sul caso l’ha fornito in campagna elettorale il presidente della Regione, Roberto Occhiuto.
Dal privato al pubblico?
Contrariamente a quanto affermato in passato («competition is competition»), sembra farsi largo nelle ultime ore una opzione alternativa alla semplice concorrenza di mercato. A margine di una iniziativa elettorale promossa da Legambiente il neo eletto governatore ha ipotizzato la «costituzione di una società pubblica, magari aperta anche al contributo dei privati per mettere a sistema invasi e dighe».
La produzione idroelettrica
Attualmente i laghi, naturali o artificiali, sono gestiti in Calabria da diverse società private che detengono le concessioni per lo sfruttamento delle acque a fini industriali. La risorsa idrica viene, quindi, utilizzata per la produzione di energia idroelettrica, spesso a condizioni svantaggiose per l’approvvigionamento potabile e irriguo che – a norma di legge – dovrebbe essere assicurato in via prioritaria.
Il caso Crotone
Così non è in Calabria. A patire gli effetti del pericoloso sbilanciamento, a tutto beneficio della produzione industriale, è ad esempio l’intera area del Crotonese che durante la stagione estiva non viene rifornita di sufficiente acqua per le coltivazioni agricole. Un braccio di ferro che dura da quasi dieci anni e che potrebbe trovare naturale soluzione nel riordino della gestione delle risorse idriche.
Preminente interesse pubblico
Sebbene l’appuntamento del 2029 sia ancora di là da venire, è entro il 2025 che la Regione dovrà definire gli atti propedeutici alla predisposizione dei bandi di gara per la concessione delle grandi derivazioni d’acqua ad uso idroelettrico. A disciplinarne le modalità di assegnazione è la legge regionale 31 del 2021 che fissa anche specifiche priorità. Innanzitutto, il preminente interesse pubblico allo sfruttamento delle risorse idriche, prima della messa a gara delle concessioni.
Le “banche d’acqua” calabresi
Valutazione in capo alla Cittadella, e per nulla semplice. In questa fase si ragiona sulla possibilità di affidare ad un ente sovraordinato la competenza sugli usi in materia idrica. In particolare, il compito di ridefinire gli assetti tra i tre settori, finiti negli ultimi anni troppo sbilanciati in favore di quello industriale. Quantificare la risorsa: laghi, dighe, invasi. “Banche dell’acqua” le ha definite in recenti uscite pubbliche il presidente della Regione da “mettere a sistema” e rendere disponibili in maniera più equa sulla base dei reali fabbisogni del comparto potabile – da soddisfare «in modo prioritario rispetto ad ogni altro utilizzo» -, irriguo e industriale.
Gestione pubblica della produzione idroelettrica
Quindi, a cascata la messa a gara delle concessioni, ritenuto il passaggio forse più semplice in Cittadella. È la stessa legge regionale ad aprire alla possibilità per la Regione di «costituire o partecipare a società alle quali affidare la gestione di grandi derivazioni di acqua a scopo idroelettrico». Che si tratti di soggetti esistenti, da costituire ex novo o in partenariato la Calabria questa volta è della partita, con la chance di tornare padrona di una delle sue risorse più preziose.

