Obiettivo raggiunto

Una riserva naturale alla foce del fiume Mesima: il sogno del Wwf diventa realtà

Il sodalizio ambientalista ripercorre l'iter della proposta di legge approvata nei giorni scorsi in Consiglio regionale e parla degli effetti: «Non più mini discariche, scarichi fognari incontrollati, bracconaggio, pesca di frodo, abusivismo edilizio»

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di Redazione
15 dicembre 2022
13:48

Nei giorni scorsi è stata approvata la proposta di legge per istituire un’area naturale protetta sulla foce del fiume Mesima. Per il Wwf si tratta di una giornata storica per la salvaguardia della natura in Calabria. In particolare, il sodalizio ambientalista interviene in una nota stampa, illustrando il lungo iter per il raggiungimento dell’ambito risultato: «A distanza di quasi vent’anni dall’approvazione della  legge regionale sulle aree protette (l.r. numero 10/2003) e a distanza di sette anni dalla legge istitutiva della riserva naturale regionale delle Valli Cupe (la seconda in Calabria dopo quella della foce del Fiume Crati, istituita nel 1990), il Consiglio regionale della Calabria all’unanimità ha approvato la proposta di legge di istituzione della riserva naturale regionale  della foce del Fiume  Mesima». La proposta, ricorda il Wwf «è stata presentata da Ferdinando Laghi, che l’ha anche illustrata in Consiglio regionale, e reca la firma di altri consiglieri regionali di opposti schieramenti, Pietro Raso, Antonio Lo Schiavo e Giovanni Arruzzolo».

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Le caratteristiche della foce del Mesima

L’associazione ricorda: «Tutto  è nato dalla passione per quest’ultimo tratto del fiume Mesima  di una giovane attivista Wwf nicoterese, Jasmine De Marco, la quale, nel corso delle sue frequenti osservazioni condotte in questo sito di straordinaria bellezza (lasciato troppo spesso all’incuria e al degrado), ha annotato la costante presenza di molte specie di avifauna (si tratta in gran parte di specie migratorie) e di flora protette, considerate di particolare importanza dalle direttive europee ( Habitat e Uccelli), che costituiscono i pilastri della legislazione unionale in materia di conservazione della biodiversità. Le spettacolari immagini dell’estuario, la bellezza del paesaggio e la peculiarità delle specie ivi rinvenute nonché i ripetuti sopralluoghi hanno accresciuto nel tempo l’interesse dei membri dell’associazione Vibonese del Wwf ai quali la giovane attivista si era nel frattempo rivolta, verso il prezioso ecosistema fluviale della foce del Mesima, la sua forma mutevole, i colori cangianti dei suoi tramonti, il pregevole habitat dunale circostante. Valeva la pena fare qualcosa per preservare questo luogo dell’anima e liberarlo dal degrado, consegnandolo nella sua riscoperta bellezza naturale e paesaggistica alla Calabria e alle future generazioni.

La proposta di legge per istiture una riserva naturale

L’ intuizione fu quella di redigere una proposta di legge per «l’istituzione di un’area naturale protetta ossia di  una  riserva naturale regionale e  presentarla in Consiglio regionale  mediante  l’allora  consigliere  Marcello Anastasi, il primo a sposare la causa e a rendersi disponibile a sostenere e portare avanti il progetto dell’ associazione ambientalista. Purtroppo la precoce dipartita della presidente Santelli, non consentì neppure d’ iniziare l`iter che la proposta di legge avrebbe dovuto compiere per raggiungere il sospirato risultato della sua approvazione».

Con l’elezione del nuovo consiglio regionale, il delegato del Wwf Italia per la Calabria, Angelo Calzone «ha pensato bene, però, di insistere nel progetto, investendo della questione un sincero ambientalista compagno di tante battaglie in difesa della natura, Ferdinando Laghi, eletto nel frattempo consigliere regionale della Calabria, il quale non esitò ad accettare l’incarico e a coinvolgere il suo staff. La squadra dell’onorevole Laghi, può contare sulla presenza di una giurista molto esperta dal punto di vista della redazione dei testi normativi, Miriam D’Ottavio, che, unitamente ad altri componenti dello staff del consigliere Laghi e al consigliere stesso, ha migliorato e allineato alla normativa regionale e nazionale l’articolato già redatto, curando efficacemente anche la parte economica e finanziaria del progetto di legge».

Così, «dopo il passaggio in commissione ambiente (dove è stato audito anche il delegato regionale del Wwf Italia) e bilancio, dove la proposta di legge è stata  positivamente valutata da tutte le forze politiche (che hanno ben compreso che la tutela della natura e della biodiversità calabrese è  patrimonio comune di tutti i cittadini calabresi), grazie anche al sostegno dello stesso dipartimento ambiente della regione, rappresentato da Giovanni Aramini (dirigente del settore parchi e aree protette), il 12 dicembre scorso la proposta di legge è stata presentata e discussa in Aula ed è diventata finalmente legge».

Per gli ambientalisti «non si tratta sola di tutelare e conservare un habitat e le diverse specie animali e vegetali che ivi albergano (in modo stanziale o durante la migrazione) e che spesso rientrano proprio tra quelle maggiormente tutelate dalla normativa europea e nazionale, ma si tratta di contribuire attraverso la salvaguardia e la tutela dell’ambiente fluviale, al recupero urbanistico, sociale, culturale e paesaggistico dell’intera area, compresa tra i comuni di Nicotera e San Ferdinando – Rosarno. Area che – si fa rilavare - sconta grossi problemi legati alla pervasiva presenza della criminalità organizzata, alla disoccupazione, allo sfruttamento della manodopera immigrata, all’abusivismo edilizio, all’inquinamento dei terreni e dei corsi d’acqua».

Gli effetti sul mare

Da questo momento in poi «il mare stesso di Nicotera e San Ferdinando godrà infatti dell’istituzione della riserva, in primo luogo, proprio per effetto della diminuzione degli scarichi inquinanti nel fiume Mesima, legati ad una serie di limiti e divieti molto più stringenti, ai maggiori controlli e all’effetto che avrà sull’adeguamento degli impianti di depurazione degli scarichi urbani nell’entroterra, reso ancor più cogente dai livelli di tutela assicurati dall’ istituzione dell’area protetta».

E ancora: «Riqualificare l’intera area intorno alla foce del fiume significherà, altresì, renderla accessibile al pubblico e a quei turisti che pian piano nel corso degli anni hanno abbandonato le strutture ricettive della zona, per il continuo degradarsi dell’ambiente circostante. Arricchirà l’offerta da un punto di vista qualitativo per la grande valenza naturalistica e per tutta quella serie di opere che verranno realizzate per consentire al pubblico una fruizione sostenibile dell’area (pensiamo alle piste ciclabili, alle aree di ristoro, alla pulizia degli argini e delle strade di accesso, ecc.). Con evidenti ripercussioni sulla ripresa dell’attività turistica alberghiera, che negli ultimi anni ha assistito ad un lento e inesorabile declino, sulla piccola pesca ancora presente nella zona e che rischia di scomparire e sull’aumento della qualità delle acque destinate alla balneazione». 

Un miglioramento complessivo «dello stato dei luoghi (spiaggia, mare, servizi eco sistemici) che consentirebbe a Nicotera e San Ferdinando di ottenere il tanto ambito riconoscimento della Bandiera blu. Non più mini discariche, scarichi fognari incontrollati, bracconaggio, pesca di frodo, abusivismo edilizio, 'ndrangheta ma bellezza, natura e riscatto sociale ed economico del territorio e dei suoi abitanti. La salvaguardia della natura diventa mezzo di rinascita democratica e di emancipazione dal dominio mafioso, speranza e orizzonte di progresso civile e materiale».

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