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sabato 14 agosto 2021 | 22:23
Politica

La polemica nel Carroccio - Lega Calabria, la carica dei trecento (dissidenti): «Caro Salvini andiamo via, ecco perché» - Notizie

Nel lungo documento diffuso in giornata si parla di pessima e politicamente errata gestione del Carroccio. Critiche al commissariamento del partito e alla rinuncia degli obiettivi sovranisti

di Claudio Labate

Matteo Salvini

«Soldati sempre, sudditi mai. Non siamo colonia». Con questo slogan oltre trecento tra iscritti, aderenti e militanti della Lega hanno condiviso e firmato un documento che annuncia un’autosospensione di massa «senza se e senza ma». Un J’accuse in piena regola nei confronti dell’attuale Commissario regionale (non nuovo per la verità) racchiuso all’interno di una lunga lettera inviata a Matteo Salvini, che diventa un appello a fermare la disfatta del Carroccio.

La lettera, scritta da Bernardo Spadafora - uno dei fondatori della Lega Calabria che per più di quattro anni ha svolto il ruolo di vice segretario regionale e di segretario provinciale di Cosenza, con due anni di segreteria regionale durante la gestione Invernizzi – è un’accusa in piena regola al leader della Lega, reo di non ascoltare la base.

Basta Commissariamenti

Proprio Spadafora ricorda a Salvini che già a giugno – prima ancora che si decidesse la data delle elezioni - molti degli odierni firmatari avevano scritto un documento chiedendo l’azzeramento delle cariche regionali del partito a cominciare da quella del nuovo Commissario regionale, fino a quelle locali. Nello stesso documento si chiedeva tra l’altro l’immediata messa in moto della macchina congressuale per dare finalmente al partito un assetto regolare, da Statuto.

Oggi il clima, se possibile, si è inasprito ancor di più. I sottoscrittori del documento parlano apertamente di «pessima e politicamente errata gestione del partito nella nostra regione», criticando la gestione commissariale «ad oltranza». D’altra parte nella lettera si ricorda che in sei anni, si sono avvicendati tre commissari o segretari regionali: «Fin qui, apparentemente, nulla da eccepire se tutta questa “mobilità commissariale” non portasse con sé una forte e nefasta destabilizzazione del partito nella sua declinazione territoriale. Di fatto i vari nuovi commissari, soprattutto l’ultimo, si trasformano, convinti, e non sempre in buona fede, dato che sono stati più volte invitati a riflettere sulle loro azioni, di essere portatori di rinnovamento e cambiamento, in autentici carnefici e macellai della comunità militante, mettendo in discussione, in molti casi azzerandole, tutte le cariche territoriali mortificando e offendendo la dignità di uomini e donne che in tempi non sospetti hanno saputo tenere alta la bandiera, ci hanno messo la faccia in una realtà come la nostra dove pronunciare il solo nome della Lega ha rappresentato per gli stessi: incomprensioni, pregiudizi e, perché no, anche isolamento e inimicizie personali».

Militanza tradita

Spadafora insiste sul valore della militanza, sottolineando come a sottoscrive il documento sia chi ha rappresentato nel corso degli ultimi anni «l’ossatura, la spina dorsale, la colonna portante, ma, soprattutto, l’anima, il cuore pulsante, della Lega in Calabria». Persone che, rimarca Spadafora, non sono sprovvedute o incorreggibilmente romantiche, «ma individui coscienti che il partito debba aprirsi a risorse fresche ed a nuovi contributi, ma allo stesso tempo, per la dettagliata conoscenza del territorio, consapevoli che aprire in modo incondizionato e con scelte spesso azzardate ed estemporanee, a certe latitudini, è una sorta di terno al lotto che potrebbe rivelarsi fatale».

«Siamo molti, decine, centinaia che – si legge nel documento - abbiamo condiviso il valore della Militanza nei territori più sperduti e difficili della Calabria, con l’intento, nello svolgere, ciascuno al suo livello, il proprio ruolo di dirigente del partito, di ostacolare sempre, anche a rischio personale, infiltrazioni potenzialmente pericolose e degenerative, di erigere muri a personaggi cialtroneschi, clientelari, a corrotti e corruttori, a figure fortemente lesive del progetto di discontinuità e cambiamento che era, e doveva restare, nella motivazione prima della “discesa” al Sud della Lega a marchio Salvini».

Interessi cambiati

Il documento degli autosospesi ricorda a Salvini come dopo le elezioni del 2018 e l’ingresso al primo governo Conte, il partito che in Calabria da cifre decimali arrivò al 6% circa, fece gola anche ai professionisti della clientela e della politica, «ma il timone era retto da persone umili, ma caparbie, determinate e con le idee chiare, che hanno saputo mantenere la barra dritta e il premio è stato il 22% alle europee del 2019. Merito tuo, certamente, della tua azione di governo, ma anche dell’impegno profuso sul territorio da tante persone, molti dei quali tra gli odierni firmatari di questo documento. Impegno profuso senza alcuna velleità da parte di alcuno, senza interessi particolari, solo per perseguire il bene della nostra Terra e della Lega».

Le cose sono però cambiate con la morte di Jole Santelli, quando cioè alla Lega toccò la guida della Regione: «Il partito da allora cominciò a perdere la sua vocazione storica di movimento del territorio ed il distacco, la forbice con lo stesso divenne via via sempre più ampia, tanto quell’incarico alla Lega ha solleticato appetiti di potere (in ogni declinazione lo si voglia intendere) da parte di molti. Oggi si assiste a nomine di dirigenti a vario livello del partito, ma anche nomine in enti locali e aziende partecipate, sparpagliate, disorganiche che hanno un denominatore comune: allontanare e tenere al margine della gestione della Lega Calabria i fondatori, i militanti della prima ora, iscritti militanti in favore di persone transfughe da altri partiti, professionisti del lobbismo, personaggi di fama dubbia, fino ai volgari profittatori, anche in spregio allo statuto del partito che viene allegra-mente calpestato». 

Ma nel documento c’è anche una critica al nuovo approccio della Lega ai grandi temi nazionali. Spadafora e gli autosospesi criticano Salvini e la Lega per aver abbandonato l’anima sovranista e nazionalista che l’ha caratterizzata per anni. L’entrata nel governo Draghi e la paventata federazione con Forza Italia, stanno facendo il resto, insieme alle profonde contraddizioni, che hanno creato non poca confusione, della posizione ufficiale, peraltro non condivisa da molti parlamentari leghisti, sull’obbligatorietà o meno del Green Pass.

La necessità di una scossa

Ed è proprio da queste considerazioni che parte la fronda, che si passa dalle parole ai fatti, che il gruppo dei trecento “dissidenti” rompe gli indugi e rende pubblico il documento di autosospensione: «Caro Matteo, credici, noi e la Calabria tutta, non abbiamo bisogno di vecchi tromboni della politica locale e regionale, ma neanche di giovani nati vecchi, magari bravi solo a frequentare i salotti, salette, magari con balcone romani, milanesi e calabresi ed a millantare ciò che non sono e non potranno mai essere, perché la storia personale di ciascuno di noi non si può disconoscere, sia nel bene che nel male. La via che ci è stata tracciata, con il silenzio, l’assenza di dialogo, di apertura alle idee ed alle persone, purtroppo ci porta obbligatoriamente ad una scelta, ad una sofferta decisione: L’Autosospensione di massa Senza se e senza ma».

I sottoscrittori del documento

Di seguito un “campione rappresentativo” degli oltre trecento, tra iscritti, aderenti e militanti, così come descritti nel documento diffuso: