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giovedì 29 dicembre 2022 | 17:33
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Paura ad alta quota - Pilota di 22 anni atterra sulle Dolomiti con l’aereo in panne ed evita il disastro: il suo racconto - Notizie

L’ultraleggero su cui viaggiava ha perso potenza a causa del freddo e dell'aria sempre più rarefatta. Grazie a una manovra avventata è riuscita a salvare la sua vita ed anche quella del fratello e della sua fidanzata che viaggiavano con lei

di Redazione

Foto Corriere del Veneto

Silvia De Bon mostra il pollice in alto in segno di vittoria. Dal suo letto di ospedale pensa all’accaduto e sfodera un grande sorriso. È stata lei, giovane pilota di 22 anni, a far atterrare in emergenza a 2.100 metri di altezza, il piper che era in volo da Trento a Belluno. Sull’ultraleggero viaggiava in compagnia del fratello Mattia di 27 anni e della sua fidanzata, Giorgia Qualizza di un anno più grande. Ora che la grande paura è passata, Silvia ricostruisce a sangue freddo i minuti che hanno preceduto l’incidente.

«Improvvisamente – racconta la ragazza al Corriere del Veneto che l'ha intervista presso l'ospedale di Trento dove si trova ricoverata – il velivolo ha iniziato a perdere potenza al motore, a causa del freddo e dell'aria più rarefatta. Stavamo sorvolando le cime di Lagorai, in Trentino. Ho dovuto decidere cosa fare in pochissimo tempo. Più si tira la cloche più la velocità scende e si precipita. Stavamo andando a sbattere contro la montagna e allora ho cercato di mettere l’aereo in piano col pendio. So che è sbagliato, che non bisogna assolutamente farlo, ma ho fatto “cadere” l’aereo di pancia. E grazie a questa manovra avventata se io, mio fratello Matia e Giorgia ci siamo salvati. Se fossi andata a schiantarmi in maniera dritta, avrei distrutto il muso e le conseguenze sarebbero state peggiori. Così come se avessi provato a tornare indietro: avrei centrato il costone e distrutto tutta la parte laterale del Piper. In quel momento la cosa più giusta era probabilmente fare così».

«Dopo lo schianto – continua Silvia con lucidità – siamo riusciti a uscire dall’abitacolo del piper, abbiamo chiamato il numero di emergenza 112 e ci siamo incamminati fino a un vicino bivacco in attesa che arrivassero i soccorsi. Siamo stati davvero molto fortunati».

Con il motore dell’aereo ormai in avaria, Silvia ha letteralmente fatto “planare” l’ultraleggero. L’area dell’incidente, dove si trova ancora il piper PA”28, è stata messa in sicurezza. Il mezzo è stato ancorato a un masso per evitare che potesse scivolare a valle, mentre il serbatoio è stato svuotato. Due le inchieste aperte: una della Procura di Trento, l’altra dell’Associazione nazionale sicurezza del volo.

Intanto, Silvia annuncia che tornerà presto a volare, nonostante la tremenda avventura e non ascolterà i consigli di suo padre: «Mi dispiace, ma mio padre io non lo ascolto. Gli dico sempre: “Se tutte le persone che fanno un incidente stradale - confessa al Corriere del Veneto - smettessero di guidare la macchina, non guiderebbe più nessuno”. Vero che quando si è per aria le cose non sono uguali, ma il concetto è simile. Se faccio un incidente non mi faccio spaventare, io la determinazione ce l’ho, voglio diventare una pilota di linea, tipo quelli Ryanair. Poteva succedere a chiunque e anche in altre occasioni: se fossi stata in strada, tornando a casa, o se mi stessi dirigendo in aeroporto».