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martedì 14 febbraio 2023 | 14:41
Cronaca

Il caso - Allarme cani avvelenati nel Crotonese: l’associazione Enpa presenta un esposto in Procura - Notizie

Quattro gli esemplari trovati morti a Mesoraca tra randagi e cani di proprietà. Il referente del sodalizio, Trocino: «In provincia il fenomeno degli avvelenamenti è molto diffuso»

di Redazione

Cani randagi

L'Ente nazionale protezione animali (Enpa) di Crotone ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica locale per l'uccisione, presumibilmente per avvelenamento, di diversi cani nel comune di Mesoraca. Si tratta sia di randagi sia di cani di proprietà: da fine gennaio a lunedì scorso sono 4 gli esemplari trovati morti.

L'esposto Enpa

«Gli autori di queste condotte delittuose - è scritto nell'esposto a firma del presidente dell'Enpa Crotone, Giuseppe Trocino - non sono mai stati identificati. Ma se è vero che è difficile, ma certamente non impossibile, individuare l'autore materiale del reato, meno complicato è perseguire le condotte omissive dei rappresentanti delle istituzioni locali che dovrebbero contrastare il fenomeno del randagismo promuovendo politiche di prevenzione e, in spregio alla normativa vigente, omettono di farlo». 

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La lotta al randagismo

Trocino ha richiesto anche l'intervento del prefetto di Crotone affinché coordini la gestione degli interventi da effettuare. «Nell'anno 2023 - sostiene il presidente provinciale dell'Enpa - penso sia assurdo e paradossale doversi ancora confrontare con il fenomeno degli avvelenamenti dei cani randagi e quindi, a distanza di oltre 30 anni dall'emanazione della legge quadro sul randagismo (la numero 281 del 1991), dover contestare alle Istituzioni l'omessa attuazione di una legge dello Stato Italiano».

Ricordando che spargere esche avvelenate nell'ambiente «costituisce un grave pericolo per l'ambiente e per l'uomo, in particolare per le categorie più a rischio quali i bambini», Trocino ribadisce che «nella provincia di Crotone il fenomeno degli avvelenamenti è molto diffuso e si ripete ciclicamente. Ciononostante nel corso degli ultimi trenta anni nessun amministratore pubblico è stato perseguito penalmente dalla Procura della Repubblica né dalla Corte dei Conti per aver disatteso i precetti normativi e, conseguentemente, arrecato danni alle casse dell'ente amministrato».