L’emergenza

Randagismo in Calabria, aumentano le adozioni ma il sistema rischia di collassare. L’Enpa: «I canili sono stracolmi»

Comuni e associazioni stanno lavorando per arginare la proliferazione in strada di animali di cui manca qualsiasi identificazione e alcune persone di buon cuore si prendono cura di quelli non pericolosi ma questo non basta

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di Giuseppe Mancini
18 dicembre 2023
21:00

Il fenomeno del randagismo è molto complesso e di difficile risoluzione. Sono molti i cani vaganti sul territorio, e anche se la situazione è in miglioramento rispetto agli anni passati, con aumento di adozioni, volontari e sensibilità pubblica, si è ancora molto lontani per risolvere la problematica. È una piaga che colpisce maggiormente la Calabria e le regioni del Sud Italia. Comuni e associazioni, nel limite delle possibilità, stanno lavorando per arginare la proliferazione in strada di animali di cui manca qualsiasi identificazione, alcune persone di buon cuore, autonomamente, si prendono cura dei soggetti non pericolosi, ma in tanti ancora vagano anche in branco per le vie cittadine.

Per fare un quadro della situazione, capire responsabilità, come ci si deve comportare e a cui eventualmente ci si deve rivolgere, abbiamo chiesto delucidazioni a due volontari dell'Ente nazionale per la protezione animali: Caterina Spanò delegata randagismo sezione Enpa Reggio Calabria e Walter Agostino responsabile per la sezione di Gioia Tauro.


Caterina Spanò: «Gli interventi devono essere gestiti dalle amministrazioni comunali»

«La responsabilità in primis è delle Istituzioni, che non mettono tra gli obiettivi delle proprie agende l'assistenza dei cani vaganti sul territorio. Talvolta, non c'è una campagna a tutela degli animali, che sono messi in secondo piano come ultima delle problematiche di cui occuparsi. I cani liberi sono dei sindaci. Gli interventi devono essere gestiti dalle amministrazioni comunali in sinergia con la polizia municipale, che dovrebbe uscire periodicamente a controllare il territorio e eventualmente multare anche i padroni dei cani senza microchip. Spesso non ci sono i mezzi e manca il denaro. Ma ogni Comune dovrebbe avere un canile, là dove non è presente, per legge è obbligato a sottoscrivere due convenzioni: con il canile sanitario, dove il cane dopo esser accalappiato riceve le cure sanitarie, e dopodiché trasferito in un canile rifugio. Qualunque cane libero sul territorio di cui manca identificazione dovrebbe essere sterilizzato, microcippato e vaccinato. Se si tratta di cani innocui successivamente potrebbero essere rimessi sul territorio. Chi nota qualsiasi animale di affezione in difficoltà deve chiamare la polizia municipale, che è obbligata ad intervenire. E in quel caso parte la procedura con l'intervento di un veterinario e l'invio al canile o un rifugio autorizzato presso associazioni o persone del posto. Un altro fattore negativo che tengo a sottolineare è l’assenza del volontariato nei canili, poiché i volontari non vengono nelle strutture per provvedere alla socializzazione degli animali».

Walter Agostino: «Il sistema è saturo»

«Grazie all'intervento delle associazioni tanti cani sono stati sterilizzati, i cuccioli sono stati dati in affido, e l'effetto domino che si creava in passato è stato contenuto. Ma il sistema è saturo, alcuni cani in campagna sono difficili da prendere e i canili sono stracolmi. Per l'emergenza, i canili di Oppido e Caulonia sono stati identificati come strutture sanitarie, ma hanno capienza limitata e non possono accogliere tutti».

Ci si auspica che le Istituzioni, sempre più, ascoltino gli appelli di chi giornalmente tenta di tutelare gli animali, e che si trovino adeguate soluzioni per aiutare cani e gatti che vagano per le città.

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