Ritorno al Sud

Vent’anni a Milano non bastano a spegnere la voglia di Calabria: «Ci mancava quel senso di appartenenza e di comunità»

Elena è originaria di Casabona, piccolo borgo del Crotonese. Con suo marito Andrea (pugliese) hanno deciso di lasciare la metropoli lombarda e avviare una attività in proprio con giovani artisti emergenti: «Crediamo nel potenziale di questa regione»

di Franco Laratta
9 febbraio 2024
22:00

Elena Lombardo è originaria di Casabona, un piccolo borgo calabrese in provincia di Crotone. Sono poco più di 2000 gli abitanti. A 18 anni Elena fa una difficile e coraggiosa scelta. «Il desiderio di libertà e di nuove esperienze mi ha spinto a lasciare la mia comfort zone e ad approdare nella vibrante metropoli di Milano».

Qui Elena intraprende il percorso di studi in Biotecnologie veterinarie, arricchendo il suo curriculum con diverse esperienze lavorative parallelamente all'Università. È proprio durante questo periodo che ha conosciuto Andrea. «Che poi sarebbe diventato mio marito, un musicista e fondatore di diversi progetti musicali milanesi. Grazie a lui ho avuto modo di approfondire la mia passione per la musica. Oltre all'amore per la musica, ci univa anche un profondo impegno sociale: entrambi collaboravamo con due differenti cooperative sociali. È proprio da questa sinergia di passioni che, nel 2017, a Milano, è nata Rising Time, un'etichetta musicale indipendente».


E così Elena e Andrea fanno una scelta piena di tante incognite. Dopo vent'anni trascorsi nella frenesia di Milano, decidono di tornare a Casabona. «Tornare alle mie radici a Casabona è stata una decisione guidata da un profondo bisogno di ritrovare me stessa e di riconnettermi con ciò che davvero conta nella vita. Milano è una città straordinaria, ricca di opportunità e stimoli, ma nel caos della sua vita frenetica, ho gradualmente perso il contatto con la mia essenza più autentica».

Ma questo significa che a Milano c’era qualcosa che non andava più. «Sì, era la sensazione di smarrimento e di distacco dalla natura, dalla semplicità e dalla calma che caratterizzano la vita nei piccoli centri come Casabona. Mi mancava la sensazione di appartenenza e di comunità che solo un piccolo centro può offrire, dove tutti si conoscono e si sostengono reciprocamente».

Elena e il marito Andrea Di Maria (pugliese di origine) danno vita a Casabona ad un progetto molto stimolante: il Rising Time, un project studio musicale. E poi anche ad un’associazione. «L'obbiettivo di Rising Time è quello di offrire un ambiente professionale e stimolante agli artisti emergenti calabresi, supportandoli nello sviluppo del loro talento. Rising Time vuole essere un trampolino di lancio per le nuove voci della regione, fornendo loro le risorse e il sostegno necessari per raggiungere il loro pieno potenziale».

L’obiettivo della coppia è quello di valorizzare la scena musicale calabrese. «E anche promuovere la ricchezza e la varietà del patrimonio musicale regionale, organizzando eventi e iniziative che diano visibilità ai musicisti locali e favoriscano la crescita di una comunità vivace e coesa. Rising Time si impegna a far conoscere al grande pubblico la bellezza e la diversità della musica calabrese, creando un ponte tra le nuove generazioni e la tradizione».

Subito dopo nasce anche un'associazione musicale e culturale. «Sì, quest'associazione è stata creata con l'intento di promuovere la musica e l'arte, di valorizzare le tradizioni locali e di creare connessioni significative tra le persone attraverso la cultura. Attraverso l'associazione, cerchiamo di creare spazi sicuri e inclusivi dove le persone possono esprimersi liberamente e trovare ispirazione. Vogliamo alimentare la creatività e il talento degli artisti emergenti, offrendo loro supporto e visibilità per far crescere la scena culturale della nostra regione».

Elena è una ragazza decisa e determinata. Ha vissuto e lavorato a Milano per anni.  Ma ad un certo punto sente una fortissima voglia di rompere tutto e ricominciare. E con lei il marito Andrea. «Milano è una città vibrante e moderna, ricca di opportunità e stimoli, ma a me mancavano le relazioni autentiche e profonde che si sviluppano in comunità più piccole, dove tutti si conoscono e si sostengono reciprocamente. Mi mancava la genuinità della cucina calabrese e delle sue tradizioni. Ogni volta che tornavo in Calabria, sentivo il cuore gonfiarsi di gioia e gratitudine per essere tornata a casa».

Da qualche tempo i ragazzi calabresi sono in fuga. I piccoli centri si stanno spopolando. La Calabria rischia un forte isolamento. «Nella mia vita ho imparato che non ci

 sono limiti. Tutto è possibile, se solo ci crediamo e siamo disposti a lottare per i nostri sogni. Io credo fermamente nei giovani e nel potenziale della Calabria. Questa regione è ricca di bellezza e di opportunità, e noi abbiamo il potere di renderla ancora più meravigliosa. Non dobbiamo per forza andare lontano per realizzare i nostri sogni. Qui, a casa nostra, possiamo costruire il futuro che desideriamo. Dobbiamo liberarci dalle catene che ci imprigionano e avere il coraggio di essere liberi».

Ma a questi ragazzi dovremmo lanciare un segnale di speranza. «Dobbiamo essere noi stessi i padroni del nostro destino. Io ci credo. Credo nella Calabria e credo nei giovani. Forza, ragazzi! Insieme possiamo cambiare le cose. La Calabria è la nostra terra, e noi siamo il suo futuro».

E possiamo immaginare l’incredulità di un ragazzo quando legge che Elena e Andrea hanno lasciato Milano, dove stavano bene e lavoravano tanto, per un piccolo borgo della Calabria. «Capisco che possa sembrare sorprendente il passaggio da una metropoli come Milano a una piccola realtà come Casabona. Ma la scelta può essere vista come un atto di coraggio e di fiducia nel potenziale di crescita e realizzazione personale che solo luoghi così speciali possono offrire».

 

 

 

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