Il dibattito

Decreto Rave Party, anche a Cosenza si accende lo scontro tra Fdi e sindacati - INTERVISTE

Il consigliere comunale meloniano Giuseppe d'Ippolito parla di contestazioni pretestuose e di bandiera. Il segretario generale della Cgil Umberto Calabrone replica: «Norma estesa anche a chi manifesta per i diritti e per il lavoro»

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di Salvatore Bruno
2 novembre 2022
19:00
A sinistra Giuseppe d’Ippolito di Fratelli d’Italia, a destra Umberto Calabrone della Cgil
A sinistra Giuseppe d’Ippolito di Fratelli d’Italia, a destra Umberto Calabrone della Cgil

Nessuna norma liberticida ma un provvedimento necessario per frenare raduni pericolosi e incontrollati, con gravi rischi per l'ordine pubblico e per l'incolumità dei cittadini. Anche a livello locale gli esponenti di Fratelli d'Italia difendono il primo provvedimento adottato dal Governo Meloni, orientato in prima battuta a mantenere in vigore l'ergastolo ostativo per i condannati al fine pena mai in seguito a fatti di mafia e terrorismo, ed al rinvio della Riforma della Giustizia scritta dalla Guardasigilli uscente Marta Cartabia.

Pene severe

All'articolo 5 del Decreto Legge 162/2022 viene di fatto introdotto un nuovo reato, severamente punito: l'invasione non autorizzata di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica. Chi trasgredisce è passibile di reclusione da tre a sei anni e di una multa da mille a diecimila euro. Pensata per combattere i rave party, secondo le opposizioni parlamentari ed i sindacati, vi è invece il concreto rischio di applicazione estesa anche a coloro che esprimono il proprio dissenso politico o lottano per i propri diritti, come nel caso delle recenti manifestazioni contro il caro bollette oppure per l'occupazione di fabbriche e industrie come nella vicenda della Whirpool.


Nessun pericolo per la democrazia

Giuseppe d'Ippolito, avvocato, consigliere comunale di Fratelli d'Italia a Palazzo dei Bruzi, frena le polemiche: «Credo si tratti di una contestazione pretestuosa e di bandiera – commenta intervistato dal nostro network – Il Decreto persegue un reato specifico per contrastare situazioni di illegalità diffusa come quella alla quale abbiamo assistito a Modena offrendo strumenti più efficaci alle forze dell'ordine, e non lede il diritto del cittadito di esprimere democraticamente e pubblicamente il proprio pensiero». Sul ricorso al Decreto, costituzionalmente riservato all'adozione di provvedimenti contingenti e non rinviabili, d'ippolito aggiunge: «L'urgenza va ricollegata al fatto che vi fosse un evento in corso, per il quale lo stesso presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, aveva espresso preoccupazione».

La Cgil non ci sta

Decisamente opposta l'opinione di Umberto Calabrone, segretario generale della Cgil di Cosenza per il quale il Decreto, in cui mai si parla né di rave party né di assembramenti di giovani, è decisamente ambiguo nel delimitarne i campi di applicazione: «Paradossalmente chi partecipa  picchettaggi in fabbrica - afferma - potrebbe essere multato o subire l'onta dell'arresto». Ecco le due voci contrapposte

Giornalista
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