Soltanto poche ore prima la presidente del Consiglio aveva stigmatizzato l’immagine che nel giugno 2022 riprendeva l’allora inquilino di Palazzo Chigi con i due omonimi francese e tedesco: «La politica estera non si fa con le fotografie». E poi, invece…
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«Mi ha molto colpito che si sia fatto riferimento al grande gesto di statista di Mario Draghi per la foto in treno verso Kiev con Scholz e Macron. Io penso che la politica estera non sia fatta di fotografie». Intorno a questa frase pronunciata da Giorgia Meloni due giorni fa in Parlamento, mentre dava conto della posizione che l’Italia assumerà al Consiglio europeo di oggi e domani, è scoppiato il finimondo.
Ma come, la “draghetta” (copyright Dagospia) attacca il suo mentore? Ma no, ha poi precisato Giorgia, «non è un attacco a Draghi ma al Partito Democratico che, come al solito, pensa che tutto il lavoro che il presidente del Consiglio Draghi ha fatto si riassuma nella fotografia con Francia e Germania». Caso (quasi) chiuso, ma la sensazione di aver perso per un attimo l’equilibrio su una buccia di banana è restata. Il karma politico, però, ci ha messo poco a realizzarsi.
Neppure 48 ore dopo, è un’altra foto a tenere banco, quella scattata ai tavoli del bar dell’hotel Amigo di Bruxelles. Qui, ieri sera, col “favore delle tenebre” (altra frase boomerang pronunciata dalla premier nelle ultime ore ma stavolta all’indirizzo di Conte), si sono attovagliati Meloni, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, gli stessi due che erano sul treno diretto in Ucraina con Draghi quando fu scattata l’altra immagine topica. E anche in questo caso, che si voglia ammettere o no a seconda delle convenienze e delle proprie simpatie politiche, una foto vale molto più di mille parole.