Nel paesino della Locride che trema per i terremoti la scuola aspetta ancora l’adeguamento sismico
A Samo ci sono solo 800 abitanti e tutti commentano le continue scosse che nelle ultime settimane stanno interessando l’area. Le classi elementari e medie sono ospitate in un edificio che attende lavori infrastrutturali: «Mancano 300mila euro, la Regione si è impegnata a trovarli»
«Era a dieci chilometri dal paese». «No, era dieci chilometri, ma in profondità». A Samo oggi è giorno di mercato, nelle viuzze attorno al Comune è tutto un chiacchierare dei (pochi) abitanti tra le bancarelle con i vestiti da caccia e quelle con lo stocco e le caciotte. La “scossetta” di stanotte (2.7 gradi) non l’ha sentita praticamente nessuno ma la notizia è rimbalzata sui media ed è diventata argomento del giorno. Anche perché quella di oggi si aggiunge al piccolo sciame sismico che, dalla mattina del 20 dicembre, si è fatto sentire almeno altre tre volte in paese.
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«Scossette d’assestamento, poca roba. Questa volta non me ne sono neanche accorto, sono stato avvisato stamattina da un amico che ne aveva letto sui social, nessuno ci ha avvisato - rassicura il sindaco Paolo Pulitanò a LaC mentre osserva i grafici che ha stampato dal sito dell’Ingv –. Comunque noi siamo sempre in contatto con la sezione di Rende dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Proprio nelle settimane passate sono venuti a controllare il sismografo che da anni è installato sulla strada verso Precacore, l’antico abitato di Samo. I movimenti in passato erano stati localizzati in quella zona, a monte del paese, ora invece si sono registrati un paio di chilometri più a valle, vicino al greto della Fiumara».
Lo scorso 20 dicembre la terra aveva tremato più forte: 3.6 sulla scala Richter quando il paese faceva colazione. Tanta paura, tanta gente in strada ma nessun danno a cose o persone. Le scuole però rimasero chiuse in forma precauzionale «e prima della riapertura dopo le feste – dice ancora il sindaco – le faremo ricontrollare per assicurarci che tutto sia a posto».
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Poco meno di 800 abitanti, il piccolo centro di Samo – uno dei primi ad essere colonizzati dai migranti greci, che qui hanno lasciato radici così profonde che sulle targhe in ceramica, i nomi che indicano le vie sono scritte in entrambe le lingue – è riuscito a mantenere sia le scuole elementari che le medie (grazie al sistema delle pluriclassi). Entrambe le scuole, assieme alla materna, sono ospitate in un unico istituto che da almeno cinque anni aspetta i lavori di adeguamento sismico. Il progetto c’è, il finanziamento pure (dal 2018) ma i lavori non sono ancora partiti. Servono altri soldi per l’adeguamento dei prezzi che, in attesa degli operai, sono lievitati: «Mancano poco più di 300mila euro per coprire l’aumento dei prezzi che si è registrato in questi anni - dice ancora Pulitanò -, la Regione si è impegnata a trovarli. Inutile partire prima con i lavori, poi rischiamo che i soldi finiscono e noi restiamo con le scuole chiuse. Speriamo facciano presto».
Samo non è nuova a fenomeni sismici, anche se prima di quella dello scorso dicembre, la scossa di cui tutti si ricordano è quella del marzo del ’78. «La casa sembrava che si dovesse piegare ma poi è tornata a posto - racconta un signore anziano tra i banchi del mercato - e poi il rumore fortissimo. Meno male che nessuno si fece male ma ricordo che abbiamo dormito in auto per giorni». Dopo quello spavento molti buttarono giù le vecchie case per ricostruire col cemento armato. Anche il palazzo municipale risale a quegli anni. Ma quella era una scossa forte, niente a che vedere con la scossetta di mercoledì. Speriamo non ne serva una più decisa per accelerare i tempi di intervento a scuola: «Se le scuole adesso reggerebbero ad una scossa forte? Non sono un tecnico, non sta a me dirlo. In ogni caso cerchiamo sempre di prevenire e monitorare, ma il terremoto non è che ci avvisa».