Presa di posizione

Nuovo ospedale di Cosenza, anche la Cgil propende per il sito vicino l’Università. Il sindaco sempre più isolato

L'opinione del sindacato dichiarata nel corso di una iniziativa promossa nel Salone degli Specchi della Provincia davanti al gotha del Pd calabrese

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di Salvatore Bruno
29 settembre 2023
22:45

Nell’iniziativa organizzata a Cosenza dalla Cgil per avanzare proposte integrative al piano di riordino della rete ospedaliera e territoriale della Calabria, appuntamento propedeutico alla grande manifestazione nazionale in programma il 7 ottobre prossimo a Roma, dal sindacato giunge una netta ed inequivocabile presa di posizione rispetto all’annosa e per la verità anche stantia querelle relativa all’allocazione del nuovo ospedale destinato a rimpiazzare il vetusto stabilimento dell’Annunziata.

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«Costruitelo ad Arcavacata»

«La Camera del Lavoro è favorevole all’ubicazione di una sede quanto più possibile in prossimità dell’Università della Calabria, alla luce dell’attivazione nel campus di Arcavacata, del corso di laurea in medicina e chirurgia. La costituzione di un’azienda ospedaliera universitaria è l’unico sbocco per garantire la continuità di questo corso di laurea ed è un passo necessario per realizzare importanti obiettivi di salute non solo nella provincia bruzia ma in tutta la regione». Franco Masotti, segretario regionale Cgil Medici, lo ha detto chiaramente intervenendo nel Salone degli Specchi della Provincia all’iniziativa pubblica dal titolo Il piano di riordino della rete ospedaliera e territoriale: l’analisi e le proposte della Cgil di Cosenza. Franz Caruso e la sua amministrazione, restano dunque sempre più isolati nel sostenere la validità del sito di Vaglio Lise, mollati anche dal Pd che pure sostiene a Palazzo dei Bruzi il sindaco di fede socialista.


Chi tace acconsente

In prima fila infatti, ad ascoltare le parole del segretario regionale della Cgil Medici Franco Masotti esprimere il convincimento del sindacato, c’era il gotha dei democrat, vale a dire il segretario regionale e senatore Nicola Irto, il capogruppo Pd in consiglio regionale Domenico Bevacqua e il vicepresidente dell’assise Franco Iacucci. E nessuno ha battuto ciglio. Il convegno della Cgil è stato presentato e coordinato dai segretari locali Massimiliano Ianni e Maria Baldassarre. Hanno offerto il proprio contributo alla discussione i consiglieri regionali Antonio Lo Schiavo, Ferdinando Laghi e Davide Tavernise ed il segretario regionale di Sinistra italiana Fernando Pignataro. Sono inoltre intervenuti il segretario regionale della Cgil Angelo Sposato, il segretario generale Spi Cgil Calabria Carmelo Gullì, la segretaria generale Calabria Fp Cgil Alessandra Baldari.

I dubbi su terapia intensiva pediatrica

Tra gli altri elementi emersi dalla relazione di Franco Masotti anche il rischio per il nosocomio bruzio, di perdere i quattro posti di terapia intensiva pediatrica «destinati a chiudere – ha sostenuto il sindacalista - appena il servizio entrerà in funzione nell’Azienda Dulbecco di Catanzaro. Così è scritto nel decreto del Commissario ad Acta. Questa eventualità però – ha aggiunto Masotti – è assolutamente da scongiurare». Infine un passaggio su una tematica poco attenzionata ma estremamente dolorosa, quella delle terapie di igiene mentale: «I pazienti acuti non trovano sistemazione in Calabria e devono essere trasferiti in strutture lontane anche molti chilometri in Sicilia, Puglia, Basilicata, Campania, con ingenti esborsi per il servizio sanitario e soprattutto disagi e sofferenze per i malati psichici e le loro famiglie».

Servizio universale a rischio

Le conclusioni sono state tratte da Serena Sorrentino, segretaria generale della Cgil - Funzione pubblica. «Già in questi anni abbiamo monitorato quanto la regionalizzazione della sanità abbia differenziato un diritto sancito dalla Costituzione – ha detto Serena Sorrentino nel chiudere il convegno - Oggi la sanità soprattutto in Calabria è sempre meno pubblica, sempre più privata e sempre meno universale perché gli stessi cittadini non hanno gli stessi diritti in termini di esiti e bisogni di salute. Con l’autonomia differenziata e con il definanziamento del fondo sanitario nazionale rischiamo di non riconoscere più il diritto alla salute ma di costruire un mercato dei servizi sanitari al quale accede solo chi economicamente può permetterselo».

Giornalista
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