Ponte sullo Stretto, viaggio tra chi subirà l’esproprio della casa: «Qui c’è tutta la mia vita, guardate quant’è bello il panorama»

Un ponte… di interrogativi, veri e concreti: sarà mai realizzato il collegamento stabile tra Calabria e Sicilia? Quando verrà presentato il progetto esecutivo? E cosa prevede, sul piano degli adeguamenti tecnici, quello definitivo in fase di perfezionamento? E il piano degli espropri? Domande complesse, alle quali hanno tentato di dare una risposta gli ospiti della puntata di oggi di Dentro la Notizia: il sindaco di Villa San Giovanni Giusy Caminiti, il geologo Carlo Tansi e gli attivisti, ambientalisti e politici del territorio intervistati dall’inviata Cristina Iannuzzi.

La novità delle ultime ore, così come spiegato in studio nel corso della diretta condotta da Pier Paolo Cambareri, riguarda il recentissimo incontro sul Piano degli espropri: dai primi riscontri, è emerso che non tutti i fabbricati individuati a suo tempo debbano necessariamente essere demoliti. Un punto sul quale Giusy Caminiti ha posto l’accento, rinviando decisioni e valutazioni di competenza locale alla Conferenza dei servizi che rappresenterà il cuore pulsante del confronto.

La sfida del ponte, del resto, si è ormai spostata dal piano strettamente ideologico, a quello tecnico scientifico: è realmente fattibile e compatibile dal punto di vista ambientale? Quali disagi comporterà per la popolazione locale e quali opportunità? Temi che sono stati affrontati anche con il parere dello stesso Tansi, che ha rilevato un dato centrale: l’altissima sismicità delle aree interessate alla costruzione e la necessità – stringente – di prospettare un piano tecnico capace di superare le attuali insidie geomorfologiche.

Tra gli intervistati da Cristina Iannuzzi, diversi cittadini proprietari delle abitazioni che dovrebbero essere demolite e altri residenti di Cannitello, la frazione di Villa in cui insisterà il pilone calabrese di aggancio: disillusione e sfiducia attorno a un progetto di cui si parla da cinquant’anni e che ora, per una serie di contingenze geopolitiche internazionali potrebbe davvero vedere quantomeno la posa della prima pietra. «Abbiamo questo paesaggio, a che serve il Ponte?», dice un anziano. «Ponte? Se ne parla da anni, adesso non se ne può più», gli fa eco un altro signore che vive in una di quelle case che dovrebbero essere espropriate.

Nelle prossime settimane seguiranno incontri tecnici e confronti anche con la Stretto di Messina Spa, perché la partita non è mai stata così aperta per una sfida ingegneristica di levatura mondiale che, tra le comunità interessate al progetto, continua però a provocare smarrimento.

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