Dall’epocale sfida tra Sparta e Atene alla Magna Grecia: cieca competizione, lotte di potere, guerre intestine, perdendo visione strategica e aprendo le porte a nemici stranieri
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"Historia magistra vitae" è la sintesi concettuale di una notissima riflessione di Cicerone sulla storia che è anche maestra di vita. La perenne conflittualità tra le varie stirpi, città e fazioni politiche greche ha lasciato, molto probabilmente, tracce indelebili nell’identità calabra e meridionale. Alla Grecia antica e alla Magna Grecia sono stati dedicati biblioteche di libri e di studi importanti che non è possibile neanche provare a sintetizzare, anche perché spesso ci si trova di fronte ad analisi non univoche o addirittura discordanti e confliggenti. Alcuni riferimenti, però, pur nella diversità degli approcci scientifici e analitici, possono comunque essere proposti con “valore assoluto” nel delineare un “dna” di inguaribile litigiosità, contrasto perpetuo e competizione mortale insita nella civiltà greca.
I Greci: una nazione sul piano culturale, dei costumi, della lingua, della religione, della speculazione filosofica, dell’arte, ma mai un corpo politico unito, solido e coeso come accadrà invece con lo spirito vincente di Roma. Neanche di fronte al pericolo di completo assoggettamento da parte dei Persiani, e pur in un contesto di forte e necessitata collaborazione, la Grecia seppe dimostrarsi del tutto e pienamente aggregata: l’epico e immortale esempio di Leonida alle Termopili e di Temistocle a Salamina non furono sufficienti per guarire la sfida epocale fra Atene e Sparta poi sfociata nella fratricida e devastante Guerra del Peloponneso. Il nobile sacrificio di Leonida e l’intelligenza strategica di Temistocle, però, hanno scolpito nei millenni i nobili criteri cui dovrebbero ispirarsi i leader politici e militari troppo spesso schiavi di corruzione, viltà e scarso senso del dovere.
Le città di quella che poi sarà appellata Magna Grecia (Reggio, Locri, Crotone, Sibari…) ereditarono tutti i “difetti” della madrepatria. Alla metà del VI secolo a.C. Crotone e Locri si combatterono nella famosa Battaglia sul fiume Sagra (sull’identificazione del corso d’acqua i ricercatori hanno opinioni diverse: Allaro, Torbido…, ma senz’altro lunga la costa jonica dell’attuale Locride). Sulla carta i Crotoniati erano molto più forti per mezzi e uomini in campo, ma la tenacia dei Locresi, peraltro aiutati secondo diversi autori da contingenti di Reggio, prevalse. Le due città si contendevano il controllo di un territorio ricco, comprendente un ampio tratto di fascia jonica, ma anche il presidio di zone interne che consentivano di giungere sul Tirreno dove sorgevano, a partire dal Golfo di Sant’Eufemia e muovendosi verso sud, Terina, Hipponion (poi Vibo), Medma (poi Rosarno).
L’antica Calabria, posta al centro del Mediterraneo, era il luogo ideale per far comunicare l’Oriente con l’Occidente e per muovere i traffici commerciali tra est e ovest e viceversa, coinvolgendo tanti popoli diversi (Asia minore, Egei, Fenici, Etruschi…). Accanto al potere economico, ovviamente, contava quello politico e militare garantito dalla conquista di siti strategici. Reggio e Locri saranno ben presto destinati ad essere avversari, soprattutto quando quest’ultima entrerà nell’orbita dell’egemonia siracusana. Crotone, invece, subita la pesante sconfitta della Sagra, verrà rilanciata dalla presenza di Pitagora e della sua Scuola che ridiede vigore alle istituzioni e all’animo di una città ben presto ridiventata potente e temuta: tanto forte e intenzionata a imporre la propria supremazia da rivolgere lo sguardo contro l’antagonista Sibari, “polis” opulenta per antonomasia.
Sibari (sorta alla foce dell’attuale Crati), achea come Kroton, governava – così come tramandano gli storici greci – su 4 tribù e 25 città che gli studiosi moderni identificano prevalentemente con popolazioni di Enotri. Puntando sui commerci, sull’agricoltura, sull’artigianato e in particolare sulla laboriosità enotria, Sibari divenne così ricca da raggiungere livelli rari di sfarzosità, ma venne anche etichettata come comunità molle, dedita ai piaceri della vita e all’ozio piuttosto che concentrata nel seguire i modelli organizzativi più solidi ed anche militaristi degli avversari crotoniati.
Forgiata dai sani insegnamenti pitagorici, guidata da comandanti leggendari quali l’olimpionico Milone, Kroton mosse guerra contro Sibari nel 510 a.C. Lo scontro fu esiziale per la bella Sibari che, dopo giorni di battaglia, venne letteralmente distrutta: il racconto tradizionale vuole che sia stata sommersa dalla deviazione di uno dei due fiumi che la delimitavano (il Crati e l’omonimo Sibari). L’impero sibarita crollò, i cittadini si dispersero tra siti jonici e tirrenici, Crotone assunse il controllo di un territorio molto vasto: non si comprese, però, che queste lotte intestine fra Greci avrebbero ben presto aperto le porte a nemici bellicosi che sarebbero scesi lungo l’Appennino, quali i Lucani e i Brettii, per poi giungere alle stesse legioni romane. Tanta scienza, tanta bellezza, tanti saperi, mirabili conquiste per la storia dell’umanità, ma scarsa visione politica! Insegnamenti per l’oggi? Tanti!