Nel 2025 la Calabria ha conquistato 23 Bandiere Blu, salendo al terzo posto in Italia per numero di località premiate. Un traguardo che testimonia un’evoluzione concreta nella gestione ambientale, nella qualità delle acque e nei servizi turistici. Ma oltre il dato tecnico, questa notizia segna un passaggio simbolico: la Calabria si sta scrollando di dosso secoli di stereotipi e marginalità, tornando ad essere ciò che fu per viaggiatori, poeti e intellettuali di ogni tempo — una terra selvaggia, luminosa e profondamente umana.

Nel Settecento e Ottocento, durante l’epoca del Grand Tour, la Calabria era una meta periferica, per pochi intellettuali coraggiosi e appassionati del sublime. Uno di questi fu Norman Douglas, autore del celebre Old Calabria (1915), un diario di viaggio colto e ironico che descrive con ammirazione la forza primordiale del paesaggio calabrese: «Se non fosse per la Calabria, l’Italia perderebbe qualcosa del suo carattere più puro, più arcano».

Il pittore inglese Edward Lear, che la visitò nel 1847, rimase colpito da Gerace e Stilo, e annotò: «Nessun paesaggio dell’Italia del sud regge il confronto con queste montagne e questi borghi sospesi tra cielo e mare».

Persino Alexis de Tocqueville, pur restando poco tempo, notò che «la Calabria sembra appartenga a un altro secolo, forse a un altro mondo: così remota, così vera».

Oggi, la Calabria torna al centro dell’attenzione internazionale per le sue spiagge, la biodiversità marina, i borghi d’altura e la gastronomia autentica. Dalla Riviera dei Cedri a Soverato, da Tropea — la “perla del Tirreno” — a Scilla, ogni tratto di costa sembra tornato a brillare agli occhi di chi la scopre.

La stampa internazionale inizia a rendersene conto. Il New York Times, nel 2023, ha inserito la Calabria tra le 52 mete da visitare al mondo, definendola: «Un gioiello sommerso, che finalmente riemerge».

La rivista Condé Nast Traveler ha scritto: «La Calabria è il segreto meglio custodito del Mediterraneo».

Anche personalità del mondo della cultura e dello spettacolo hanno espresso il loro stupore per la regione. L’attore Willem Dafoe, dopo aver girato in Calabria alcune scene del film Siberia di Abel Ferrara, ha dichiarato: «La luce, il silenzio e la verità che si respirano in Calabria sono qualcosa di raro».

Non mancano gli intellettuali italiani. Lo scrittore Corrado Alvaro, calabrese di San Luca, scriveva già negli anni Trenta: «La Calabria ha una vocazione alla grandezza, anche nella sofferenza».

Più recentemente, lo storico Luciano Canfora ha sottolineato come la regione custodisca «tracce preziose della grecità antica e di una civiltà che ha sempre lottato per rimanere se stessa».

La Calabria è stata troppo a lungo terra di partenze, di silenzi e di sottovalutazioni. Ma oggi, sotto le 23 Bandiere Blu, emerge un volto nuovo: quello di una regione che non rinuncia alla sua autenticità, ma sa offrirla al mondo con orgoglio e consapevolezza.

L’aumento delle Bandiere Blu non è solo un riconoscimento simbolico. È la prova che quando una comunità si prende cura del proprio territorio, i frutti arrivano. E con essi, una nuova narrazione: quella di una Calabria che non è più solo “ultima”, ma capace di guidare — per bellezza, qualità e identità — un modo nuovo di abitare il Mediterraneo.

Come disse una volta Leonardo Sciascia: «La Calabria è un enigma. Ma non è insolubile: bisogna solo avere la pazienza di ascoltarla.»

Oggi il mondo ha cominciato ad ascoltare. E la Calabria, finalmente, risponde. Nonostante alcuni gravi ritardi, soprattutto nelle infrastrutture. Nonostante uno spopolamento che sembra irrefrenabile, nonostante un’economia debole e un sistema produttivo che ha urgente bisogno di innovazione e sostegno.