Nelle 16mila cartelle cliniche dell’antico istituto fondato nel 1881 estratte importanti informazioni di carattere medico-scientifico. Avviata la digitalizzazione di questa vasta documentazione nell’ambito di un progetto catalogato come di rilevante interesse nazionale
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La digitalizzazione delle circa 16mila cartelle cliniche custodite nell’ex ospedale psichiatrico di Girifalco, tra i Progetti di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale finanziati con risorse del Pnrr, ha l’obiettivo di salvaguardare questo notevole patrimonio archivistico e valorizzarne gli aspetti culturali, politici, sociali e sociolinguistici. Ma anche di rendere fruibili informazioni di carattere medico-scientifico utili ad approfondire la ricerca sulle malattie neurodegenerative, e particolarmente sul morbo di Alzheimer. Proprio in uno dei fascicoli sanitari conservati nell’istituto catanzarese, entrato in funzione nel 1881, è registrato il più antico caso di Alzheimer conosciuto al mondo.
Il rapporto con la Francia
All’Università della Calabria, il seminario di presentazione dello studio è stato introdotto dalla relazione di Amalia Bruni, trait d’union in un periodo significativo del proprio impegno scientifico, tra la Calabria ed il prestigioso istituto francese di Salpêtrière dove fu identificata la presenza della malattia di Alzheimer in un nucleo familiare originario di Nicastro ed emigrato in Francia: «L'archivio dell'ex ospedale psichiatrico di Girifalco è straordinario – ha detto al nostro network la scienziata, membro del tavolo nazionale sulle demenze – L’analisi di queste cartelle ci ha consentito di tracciare moltissimi dei pazienti appartenenti alla forma ereditaria della malattia di Alzheimer il cui studio ha poi permesso l'isolamento della presenilina 1 e della proteina nicastrina. Insomma da qui è stato avviato un vero e proprio nucleo di conoscenza che sta portando oggi ad approntare una serie di farmaci utili per contrastare il morbo».
Le lettere del professor Foncin
«Il legame tra la Salpêtrière e Girifalco – ha poi spiegato Amalia Bruni - si risolve praticamente in due persone, cioè il professore Jean Francois Foncin, che era il ricercatore della Salpêtrière, studioso e neuropatologo, che identificò questo nucleo familiare di Nicastro e la sottoscritta - dice la Bruni riferendosi a se stessa - che, giovanissima, appena arrivata al servizio di neurologia dell’ospedale di Lamezia Terme, ha trovato le lettere che il professor Foncin aveva inviato per chiedere una collaborazione. Richieste fino a quel momento rimaste inevase a cui ho dato un seguito perché incuriosita moltissimo da questa cosa assolutamente insolita e inusuale. Questa scelta di fatto ha cambiato la mia vita e ha cambiato la storia e le conoscenze sulla malattia di Alzheimer».
Interessante seminario
Amalia Bruni, insieme al direttore del Dipartimento Culture, Educazione e Società dell’Unical, Roberto Guarasci, è tra le promotrici del progetto, denominato Diligo, abbreviazione di DIgital preservation, LInguistic analysis and valorization of historical archive of the former psychiatric hospital of GirifalcO. Dalla digitalizzazione dei registri verrà inoltre estratta una raccolta linguistica e terminologica, impiegata negli anni a Girifalco per designare i trattamenti e i rimedi applicati ai pazienti ricoverati. Al seminario di presentazione sono tra gli altri intervenuti Maria Teresa Chiaravalloti, principal investigation del Progetto Diligo, Maria Taverniti dell’Istituto di informatica e telematica del Cnr ed alcune docenti delle università di Trento, di Foggia, di Pisa e della Federico II di Napoli.