Lo conferma al nostro network da uno dei massimi esperti al mondo delle demenze: «Per la prima volta saranno disponibili farmaci che agiscono non sui sintomi ma sui meccanismi responsabili della malattia»
Tutti gli articoli di Salute
PHOTO
Tra i massimi esperti di Alzheimer al mondo il professor Domenico Praticò, originario di Brancaleone, operante all’Università di Philadephia, è tornato in Calabria per una serie di conferenze programmate all’ateneo di Arcavacata. Portando anche la buona notizia di una immunoterapia in grado di agire sui meccanismi responsabili della malattia, già sperimentata negli Stati Uniti e ora in procinto di approdare anche in Italia.
«Per la prima volta, nell'ambito dell'Alzheimer – ha detto lo scienziato al nostro network - sono disponibili dei farmaci che colpiscono un meccanismo della malattia e non un sintomo della malattia. Non è la soluzione finale, però è di sicuro un notevole progresso ed è una buona notizia per i pazienti e le famiglie. Purtroppo è ancora una terapia molto costosa. L’altra nota negativa riguarda le modalità di assunzione; non è una pillola ma una infusione endovenosa, quindi va fatta in un contesto ospedaliero. Auspico si possa iniziare la somministrazione in Italia nei prossimi sei mesi».
Marcatori biologici per la prevenzione
C’è poi un altro passo in avanti compiuto dalla ricerca sotto il profilo della prevenzione: «Abbiamo individuato dei marcatori biologici che si possono misurare a livello periferico nel sangue, attraverso semplici analisi, dai cui esiti possiamo capire con anticipo in quali soggetti si svilupperà la malattia. È un risultato veramente emozionante dal punto di vista scientifico, ma anche sconvolgente. Questo conferma che la malattia ha un inizio precoce che poi si manifesta a distanza di circa dieci anni».
L’allungamento dell’età media comporta inevitabilmente un incremento di tutte le malattie neuro-degenerative, tra le quali l’Alzheimer è tra le più diffuse: «Negli Stati Uniti interessa circa 7 milioni di pazienti – conferma Domenico Praticò - In Italia sono circa 600 mila, poco meno della metà di tutti i soggetti affetti da demenza. E questa patologia incide molto anche sulla qualità della vita dei familiari che assistono i malati di Alzheimer. Quindi vi sono costi sociali anche molto rilevanti. Bisogna fare i conti con questo rovescio della medaglia rispetto al prolungamento della vita che da una parte è un fattore positivo, dall’altro comporta l’invecchiamento e con esso, una più alta incidenza delle demenze». Lo scienziato poi, sottolinea come l’adozione di corretti stili di vita potrebbe consentire di evitare la malattia: «Gli studi lo dimostrano: quasi il 40 percento dei casi diagnosticati potrebbero essere evitati intervenendo precocemente in caso di insorgenza di diabete e di pressione arteriosa elevata».
Avanza la demenza giovanile
C’è poi una novità legata all’abuso dei dispositivi tecnologici: «Ci stiamo confrontando con diversi casi di cosiddetta demenza giovanile. Sono casi inquietanti a tratti spaventosi. Riguardano persone anche di età compresa tra i 35 e i 40 anni i quali manifestano disturbi cognitivi significativi causati dall’isolamento sociale a sua volta determinato dall’utilizzo eccessivo di smartphone ed altri apparecchi tecnologici. La socializzazione e il rapporto umano sono dei pilastri per la salute del cervello. Di conseguenza più tempo si passa davanti a uno schermo, che sia la tv, il cellulare o un computer, più ci si espone al rischio di demenza giovanile che non è quindi di natura genetica, ma la conseguenza di uno stile di vita tossico».
Deriva poco conosciuta
Questa deriva è ancora poco conosciuta. Per questo Unsic e Academy Awards, che nel 2023 avevano conferito a Domenico Praticò un riconoscimento speciale nell’ambito del Premio Cultura d’Impresa, pensano alla prossima organizzazione di una iniziativa di alto valore scientifico, che potrebbe svolgersi nell’area urbana cosentina già nel prossimo mese di giugno: «Approfittando della eccezionale professionalità del professor Domenico Praticò – ha detto al nostro network Carlo Franzisi, ideatore del Premio Cultura d’Impresa – vorremmo affrontare la tematica delle demenze che riguardano le persone anziane abbinandola a questa nuova frontiera dell'isolamento sociale relativa ai giovani, sempre più rinchiusi nelle loro case e quindi esposti al rischio di sviluppare la demenza giovanile attraverso social media, utilizzo di dispositivi elettronici se non giochi virtuali o altro, creando a volte l'isolamento e quindi problematiche dal punto di vista di demenza giovanile o ancora peggio, come riferisce la cronaca degli ultimi tempi, questa interazione così devastante a volte crea delle aggressività che sfociano in delitti e in situazioni drammatiche.
Quindi – ha concluso Carlo Franzisi – vogliamo anche organizzare un momento di confronto tra esperti e proiettare inoltre un cortometraggio in cui vengono messe in evidenza le modalità che a me ha colpito molto proprio per quanto riguarda come poi queste persone anziane vengono trattate nelle strutture sanitarie e come queste persone andrebbero viste in maniera anche di accoglierle e aiutarle a camminare in questo percorso difficilissimo che è complicato per la famiglia ma soprattutto per le persone che sono colpite».