VIDEO | I due ragazzi ospiti del Cas "Laura Anna" nei giorni scorsi hanno scongiurato l'aggressione di un rottweiler a un bimbo che giocava a pallone. Il loro sogno è riuscire ad ottenere la protezione internazionale
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Le cifre ufficiali certificano che a Tarsia non vivono più di duemila anime: esclusi (naturalmente) gli ospiti del Centro di accoglienza straordinaria "Laura Anna", attivo in paese con quattro diverse sedi. La gente del posto ha accolto i primi migranti con diffidenza e malumore. Poi, a distanza di qualche anno, s'è abituata alla loro presenza: lo stesso supermercato, la stessa farmacia, la stessa piazza. Oriundi e disperati – questi ultimi giunti a Tarsia dopo aver attraversato il Mediterraneo a bordo di carrette del mare, ed essere passati dall'hot spot di Lampedusa - si ritrovano pure allo stesso giardino comunale.
È proprio qui che, la sera del 30 maggio scorso, due ragazzi ospiti del Cas di Tarsia salvano dall'aggressione di un rottweiler - sfuggito al controllo della proprietaria - un bambino che era uscito di casa per tirare qualche calcio ad un pallone. Si chiamano Ayad e Ibrahim, provengono entrambi dall'Egitto, e hanno trentuno e trentaquattro anni.
Appena si accorgono che il piccolo è in pericolo, senza esitazione, accorrono in suo aiuto. Ayad - che tra i due è quello che parla meglio italiano - fa da scudo al bambino, e cerca di tranquillizzarlo. Ibrahim, invece, afferra il guinzaglio del cane, e tenta di portarlo lontano. Un intervento provvidenziale, considerato che altre persone, bloccate dalla paura o dall'indifferenza, assistono alla scena senza muovere un dito.
La comunità di Tarsia si stringe attorno ai due ragazzi egiziani: bravi, venite vi offriamo un caffè, siete stati coraggiosi. I genitori del piccolo, scampato all'aggressione del rottweiller, promettono riconoscenza eterna. Ayad e Ibrahim sperimentano il calore dell'accoglienza, lontani dalla casa che hanno lasciato.
Il futuro lo immaginano a Tarsia dove, grazie al permesso di soggiorno provvisorio, hanno anche trovato qualche lavoretto. Oppure, no: magari inseguono con la mente il nord Italia, la Francia o la Germania. Chissà. Comunque sia, quel futuro passa dal responso della commissione territoriale chiamata a pronunciarsi sulla richiesta di protezione internazionale, presentata grazie all'assistenza legale del Cas "Laura Anna".
L'Egitto è considerato un Paese sicuro: l'unico appiglio consiste nel riuscire a dimostrare che, in caso di rimpatrio, la loro vita sarebbe in pericolo. Ayad ci spera ancora, perché lui davanti alla commissione territoriale di valutazione non c'è ancora stato. Ibrahim, al contrario, non più tardi di qualche giorno fa, si è visto respingere la richiesta di protezione internazionale. Adesso, ha due settimane di tempo per presentare ricorso e, se dovesse esserci un secondo responso negativo, gli verrà consegnato "un foglio di via" e dovrà immediatamente lasciare l'Italia: altrimenti, rischierebbe di andare in galera.
Angela Le Fossi - interprete presso il Centro di accoglienza straordinaria di Tarsia – spera che, quando si tratterà di decidere sulla permanenza in Italia di Ayad e Ibrahim, l'aver salvato la vita a un bambino possa fare la differenza. I sogni (a volte) si realizzano.