Ah, il santino elettorale: piccolo, lucido, spesso con una foto che propone subito un clima fisico, prima ancora che politico. Un tempo immagine dotata di un indubbio potere di conversione e simbolo indiscusso della politica di prossimità, oggi è diventato un’icona nostalgica, un po’ come il Walkman o la cornetta telefonica. Ma attenzione: non è stato sostituito; si è evoluto. Benvenuti nell’era dei santini 2.0.

Il santino elettorale ha sempre avuto un ruolo quasi rituale, paternalistico nel suo rimandare alla natura rappresentativa delle elezioni, soprattutto nei piccoli comuni. Capace di entrare in tasca e nel cuore dell’elettore, era il mezzo attraverso il quale il candidato si presentava in maniera chiara e immediata, anti-intellettuale spiegava Roland Barthes: distribuito porta a porta o durante comizi e eventi pubblici, permetteva una diffusione capillare, facendo sì che il volto e il nome del politico (più che il suo progetto) fossero sempre a portata di mano, in ogni bar di paese o piazza. Ma con l’avvento dei social media, la comunicazione politica ha subito una trasformazione radicale: Facebook, Instagram, TikTok e persino WhatsApp hanno preso il posto delle piazze e delle strade. Il candidato non è più solo una figura che distribuisce volantini, ma diventa un influencer che costruisce la propria immagine attraverso post, storie e video. Un like può valere più di mille parole e un video virale può raggiungere migliaia di persone in un istante.

Il digitale ha cambiato non solo il mezzo, ma anche il messaggio. Grazie all’analisi dei dati e al micro-targeting, i candidati possono adesso profilare gli elettori e inviare messaggi personalizzati, parlando direttamente a paure, desideri e convinzioni. Nella campagna per le elezioni regionali calabresi, questo significa affrontare temi specifici come la sanità regionale, i trasporti pubblici, l’occupazione giovanile, l'emergenza idrica. La geolocalizzazione permette persino di inviare messaggi mirati a persone in quartieri o comuni specifici: un post su Facebook può parlare delle problematiche locali, dalle strade dissestate ai servizi carenti, rendendo la comunicazione più efficace ma anche più segmentata, con il rischio di creare bolle informative.

Il santino 2.0 non è più un’immagine statica ma, più che in passato, specchio per l'elettore. Video, meme, gif e storie su Instagram sono strumenti fondamentali per coinvolgerlo, per farlo sentire espresso, di più, eroicizzato. In misura ancora maggiore in Calabria, raccontare storie che parlino di territorio, identità culturale e tradizione locale è diventato essenziale: la narrazione è il cuore della comunicazione politica e il santino digitale il suo veicolo più efficace. Ma attenzione, perché con la profilazione emotiva, l’analisi dei comportamenti e le campagne mirate, il rischio di manipolazione delle identità e delle emozioni è sempre dietro l’angolo. Paura, rabbia, speranza: tutti sentimenti che possono essere evocati a comando, facendo riflettere su quanto la democrazia digitale sia una promessa affascinante ma, il più delle volte, incompiuta.

Anche nel mondo digitale, la comunicazione non verbale continua a giocare un ruolo cruciale: espressioni facciali, tono della voce e postura diventano fondamentali per trasmettere autenticità e credibilità. La democrazia liquida, che permette ai cittadini di partecipare direttamente alle decisioni politiche o di delegare il proprio voto a rappresentanti di fiducia, utilizza proprio questi strumenti per informare, motivare e provare a coinvolgere gli elettori. Il santino 2.0 diventa così uno strumento capace di amplificare la partecipazione, a patto che questa sia reale e non solo simulata.

In Calabria, dove la politica ha tradizionalmente una dimensione comunitaria, la sua spettacolarizzazione assume un ruolo strategico: comizi, dirette social, eventi pubblici e video virali concorrono a sostituire l’immagine del candidato alle sue proposte politiche. Per fortuna, però, come insegna la teoria degli effetti limitati, i media influenzano solo in parte gli individui: il ruolo principale rimane, non si sa ancora per quanto, quello delle interazioni sociali, delle conversazioni in famiglia, tra amici e nei bar dei paesi.

Il santino elettorale non è scomparso: si è trasformato. Dalla carta al click, dal porta a porta al feed di Instagram, il santino 2.0 è diventato un elemento fondamentale della comunicazione politica contemporanea. Sebbene più sofisticato e multimediale, fondamentalmente e irrazionalmente estensivo alla politica propriamente detta, resta pur sempre un messaggio da decifrare, da leggere con spirito critico e consapevolezza: perché, in fondo, votare, è bene ricordarlo, non è solo cliccare “like”, ma capire chi e, soprattutto, cosa stiamo realmente scegliendo.