VIDEO | Come ogni anno in tantissimi da tutta la Calabria e oltre hanno raggiunto la frazione di Mileto in occasione della Festa della mamma. Ai nostri microfoni le loro testimonianze e le parole del figlio della mistica
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Natuzza Evolo, a destra i fedeli giunti a Paravati per la Festa della mamma
Domenica il variegato popolo di fedeli che si rifà al carisma della Serva di Dio Natuzza Evolo si è ritrovato ancora una volta nella Villa della Gioia della grande spianata di Paravati, in questo caso in occasione della Festa della Mamma e del 38esimo anniversario della nascita della Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”. Tra di esso, persone che in questa sparuta terra di Calabria hanno portato non solo la loro testimonianza di fede, ma anche quanto di più intimo riposto nel proprio cuore: speranze, dolori e ferite che, inevitabilmente, ne hanno segnato il vissuto quotidiano di ognuno.
Ma cosa spinge questa gente a venire a Paravati, in alcuni casi affrontando centinaia e migliaia di chilometri in condizioni di salute precarie? Lo abbiamo chiesto ad alcuni di loro, raccogliendone le voci e gli umori. «Io vengo da mamma Natuzza soprattutto in questa occasione – racconta ai microfoni de LaC uno di loro, accompagnato da un volontario in carrozzina – perché la considero la mia seconda mamma».
«L’ho conosciuta – prosegue – indirettamente, non volutamente, nel ’97, perché all’epoca facevo purtroppo una vita sinistra, alle prese con la droga. Quel giorno ho sbagliato strada e sono capitato per caso a Paravati, proprio tra le sue braccia. Fuori dalla sua casa decine di persone aspettavano, giunte da tutte le parti del Sud. Lei non poteva uscire perché nel periodo di Pasqua stava male. Tuttavia, come ho parcheggiato la macchina ho girato le spalle e ho visto lei che mi è veniva incontro ricoperta di stigmate. Mi ha abbracciato e da allora la mia vita è cambiata. Da diversi anni sono uscito da questa negatività. Oggi posso affermare che l’amore di Mamma Natuzza è stato il più grande tramite per portarmi al Signore. In tutte queste persone che oggi sono qui, ancora oggi vedo lei che ci aiuta». Continua a leggere su Il Vibonese