Successo per la 28esima edizione dell’evento. Tommaso Galati, presidente dell’associazione “Giovani Insieme”: «Un grande lavoro che non sarebbe possibile senza la collaborazione dell’intera comunità e dei paesi limitrofi»
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C’è un giorno dell’anno in cui Acconia si colora di rosso. Quest’anno è toccato al 24 maggio, celebrando la Festa della Fragola che da semplice sagra agricola è diventata simbolo di appartenenza, memoria e identità.
Sì, perché la Festa della Fragola per il paesino nella piana di Sant’Eufemia non è solo un evento stagionale, bensì il momento in cui l’intera comunità di riunisce per celebrare la propria vocazione contadina tra mercatini e dolci “fragolosi”. Non solo i membri dello staff si adoperano nel loro grande lavoro: molti degli abitanti contribuiscono con il proprio prodotto. Sottolinea la signora Elisabetta (pioniera della sagra, presente fin dal primo anno) che l’area delle torte non sarebbe così gremita senza l’impegno dei suoi compaesani che tengono a far assaggiare i propri dolci.
Acquistando dei ticket a un prezzo simbolico valido più che altro come offerta per il duro lavoro di organizzazione, è possibile fare il carico di dolcezza con degustazioni che comprendono, torte, granite e gelati, sidro e frappè, macedonia e fragole intinte nel miele. La fragola ad Acconia non è semplicemente un “frutto” nella sua accezione commestibile. È frutto di dedizione, di cura dei prodotti locali, di riscoperta del lavoro agricolo da parte dei giovani. È affermazione dell’importanza delle attività svolte dalle aziende agricole che, come sottolineato dal presidente Galati: «Sono essenziali per la realizzazione della festa perché forniscono la materia prima in grosse quantità. Senza di loro, Acconia non avrebbe la sua Festa della Fragola».
La coltivazione non ruota solo attorno alle fragole. Quello di Acconia è un paesaggio pianeggiante, rurale, con campi agricoli in cui si coltivano vari ortaggi. Una tavolozza verde che si estende fino all’azzurro del mare (ricordiamo la sua vicinanza a Curinga Marina). Un dipinto alla Fontanesi che prende vita con le sue serre, i filari ordinati, le stradine sterrate in cui passeggiare o pedalare in spensieratezza. L’occasione per fuggire dal caos della città o dalle zone marittime sovraffolate e perdere il fiato con un tramonto che lascia a bocca aperta.
E se la tranquillità campestre non dovesse bastare, ci pensano gli abitanti a mettere a proprio agio i “forestieri” con la loro ironia. Modi di dire, proverbi, espressioni idiomatiche dialettali persistono – come nel resto dei paesini calabresi – lasciando nei visitatori una sensazione di curiosità e stupore.