Non è finito solo il reparto di Oculistica nel terremoto giudiziario che ha travolto l’azienda Dulbecco, portando stamattina a 13 misure cautelari. Ecco come i due medici avrebbero incassato in nero senza versare all’azienda quanto dovuto per le visite intramoenia
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Al centro delle indagini della Procura di Catanzaro non c’è finito solo il reparto di oculistica dell’azienda ospedaliera Dulbecco di Catanzaro, ma anche quello di Cardiologia. Agli arresti domiciliari con l’accusa di associazione a delinquere il medico Giampiero Maglia (all’epoca dei fatti dirigenti medico del reparto di Cardiologia – Utic dell’ex azienda Pugliese Ciaccio, ndr), il quale avendo avuto dall’azienda autorizzazione a svolgere attività professionale intramoenia nel proprio studio privato avrebbe gestito in autonomia le prenotazioni dei pazienti, incassando in contanti il corrispettivo delle prenotazioni senza emettere ricevuta fiscale e omettendo di versare il compenso alle casse aziendali.
È questo il “sistema” su cui si sono concentrati i controlli di finanza e militari del Nas, che questa mattina hanno portato all’esecuzione di tredici misure cautelari nei confronti di medici, infermieri e dipendenti dell’ufficio Alpi aziendale.
Secondo quanto ricostruito, in particolare, Maglia avrebbe svolto 270 visite mediche “in nero” da giugno a dicembre 2022 appropriandosi dei relativi compensi, quantificati in 29mila euro, a cui devono aggiungersi le prestazioni svolte dal 2017 al 2022 che avrebbero fruttato al professionista 319mila euro. Operazioni che avrebbe svolto in concorso con Antonio Attisani e Margherita Di Bari infermieri ospedalieri, i quali pur non essendo autorizzati dall’azienda allo svolgimento di attività intramurarie avrebbero aiutato il medico nello svolgimento delle prestazioni ambulatoriali “in nero” e all’occorrenza incassando il denaro.
Coinvolte, anche in questo caso, nei presunti illeciti nella gestione delle prenotazioni sono Rossella Viscomi e Debora Lanatà, dipendenti dell’ufficio Alpi, addette alle prenotazioni e ai pagamenti delle visite che avrebbero indirizzato i pazienti direttamente allo specialista bypassando il sistema di prenotazioni.
Secondo l’ipotesi della Procura avrebbero ricevuto periodicamente somme di denaro dal cardiologo, ovvero una parte dei corrispettivi per le attività svolte, e inserito nel sistema aziendale le prenotazioni al fine di emettere ricevute di pari importo rispetto al denaro ricevuto.
Stesso sistema sarebbe stato adottato dal dirigente medico Roberto Iuliano, del reparto di gastroenterologia dell’azienda ospedaliera universitaria di Catanzaro, anche lui finito agli arresti domiciliari. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, avrebbe eseguito “in nero”, e anche durante l’orario di servizio, almeno 80 visite mediche che gli avrebbero fruttato 4mila euro, pari ai corrispettivi per le visite svolte. Complessivamente avrebbe beneficiato di 45mila euro per visite mediche che avrebbe svolto nella sua abitazione privata.
In particolare, il medico era stato autorizzato dall’azienda allo svolgimento della sola attività intramuraria “semplice” che avrebbe quindi dovuto svolgere all’interno dei locali ospedalieri. Al contrario, le avrebbe eseguite sistematicamente nel suo studio privato, nella sua abitazione, prendendo direttamente accordi con i pazienti e di fatto “distraendoli” dal servizio pubblico ed erogando il servizio in forma privata. Secondo il gip, avrebbe fatto una sorta di concorrenza illecita ai danni dell’azienda ospedaliera, abusando della sua funzione.
Avrebbe infatti indotto i pazienti verso il suo studio privato facendo leva sullo stato di bisogno e facendo credere che avrebbero potuto svolgere una visita più approfondita rispetto a quella ospedaliera pubblica.